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06 marzo 2016 - Il Fatto - Libia - Il Giornale
Il governo fallisce ancora: i vivi rientrano, i morti no
I vivi rientrano in patria, ma i morti restano in Libia. La tragica vicenda degli ostaggi italiani uccisi e gli altri due liberati non solo è avvolta da mille misteri, ma scatena la dura reazione della vedova di Salvatore Failla, una delle vittime. «Lo Stato italiano ha fallito. La liberazione degli altri due tecnici della Bonatti è stata pagata con il sangue di mio marito e di Fausto Piano». È lo sfogo senza se e senza ma di Rosalba Failla a 24 ore dalla liberazione dei due connazionali Filippo Calcagno e Gino Pollicardo. «Se lo Stato non è stato capace di portarmelo vivo - prosegue - almeno adesso non lo faccia toccare in Libia. Non voglio che l'autopsia venga fatta lì. Stanno trattando Salvatore come carne da macello». E conclude con una staffilata: «Nessuno, fra coloro che stanno esultando per la liberazione degli altri ha avuto il coraggio di telefonarmi. Voglio che il corpo rientri integro e che l'autopsia venga fatta in Italia».Il rientro dei due ostaggi sopravvissuti era atteso ieri in serata all'aeroporto di Ciampino, dove stavano arrivando i familiari. Però le autorità di Sabrata e di Tripoli hanno cominciato a puntare i piedi per ottenere un riconoscimento dall'Italia. Il ritorno a casa potrebbe slittare ad oggi, anche se il sindaco di Sabrata ha confermato la partenza nella serata di ieri degli ostaggi. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva annunciato sabato, che Calcagno e Pollicardo «stanno rientrando in Italia in queste ore».Non è chiaro se gli italiani sono stati recuperati da un elicottero decollato da Tripoli o da un piccolo aereo che sarebbe atterrato a Sabrata. Calcagno raggiunto da Sky Tg24 in Libia ha dichiarato: «In questo momento non mi sento di parlare con nessuno. Quando saremo in Italia si vedrà».Brunella Calcagno, sorella dell'ostaggio liberato ha spiegato che «è provato, ma lui è una roccia, culturalmente aperto e molto forte». Poi ha aggiunto «noi siamo felici, ma vicino alle altre due famiglie. Quando la situazione si calmerà andremo a trovarle».Pollicardo, l'altro ostaggio liberato, ha telefonato ai familiari dicendo: «Non piangete più, sto bene e presto sarò a casa».Le autorità di Sabrata hanno ribadito la dubbia versione che «le forze locali hanno liberato i due italiani grazie alla collaborazione dei cittadini, i quali hanno fornito delle informazioni utili per il ritrovamento del luogo in cui si trovavano alcuni militanti dello Stato islamico». Lecito chiedersi dov'erano questi bravi cittadini negli ultimi otto mesi di sequestro. Le diverse versioni sulla liberazione, compresa quella di una donna kamikaze dei carcerieri, che si sarebbe fatta saltare in aria, puntano a confondere le acque. L'obiettivo è nascondere il pagamento di un riscatto, che ha portato all'abbandono degli ostaggi e forse doveva salvare anche i due italiani uccisi, ma qualcosa non ha funzionato. In realtà sembra che Pollicardo e Calcagno abbiano sfondato la porta della casa prigione da soli vagando per le strade di Sabrata fino a quando non li ha recuperati la polizia locale.I «liberatori» libici vogliono comunque incassare dall'Italia una specie di riconoscimento politico. Per questo ieri sera il sindaco di Sabrata, Hussein al-Zawadi, sosteneva che era in attesa «dell'arrivo della delegazione italiana» per la consegna degli ex ostaggi. Il responsabile militare della città aveva addirittura minacciato, che se non fossero arrivate due delegazioni, dall'Italia e da Tripoli, ad omaggiare le milizie locali non avrebbe mollato gli italiani.In questo caos l'unico dato certo è che i morti italiani sono passati in secondo piano e non torneranno a casa con lo stesso volo dei vivi.
[continua]

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27 marzo 2011 | Domenica CInque | reportage
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06 aprile 2011 | TG5 | reportage
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06 maggio 2019 | Quarta Repubblica Rete 4 | reportage
Libia, scenario siriano
La battaglia di Tripoli infuria fra i governativi e le truppe del generale Haftar. Nonostante gli aspri combattimenti la situazione è di stallo. Le brigate di Misurata, la Sparta libica, hanno salvato dal tracollo il premier Serraj. La guerra civile libica è sempre più simile allo scenario siriano, ma alle porte dell’Italia. Fra i combattenti, da una parte e dall’altra, molti sono stati formati da noi, come il capitano Rafat. La battaglia di Tripoli ha già provocato 400 morti, duemila feriti, 50mila sfollati e una pesante ingerenza straniera, che può trasformare la Libia in una nuova Siria. Queste sono le immagini del bombardamento mirato di un drone, probabilmente di un paese arabo alleato di Haftar, che colpisce obiettivi governativi. E la Turchia ha promesso di usare qualsiasi mezzo per difendere Tripoli. Il giorno dopo i risultati dei raid notturni sono evidenti Nella capitale si perdono e riconquistano posizioni, ma le linee si muovono di poco. E a pochi chilometri di distanza la vita scorre con il caotico traffico del centro come se non ci fosse la guerra … L’impressione è che la battaglia per la capitale stia diventando cronica e rischi di trascinarsi ancora a lungo senza né vincitori, né vinti I difensori di Tripoli considerano gli italiani, che appoggiano il governo riconosciuto dall’Onu, degli alleati e i francesi, accusati di sostenere Haftar, dei nemici. Nelle manifestazioni filo governative il presidente francese Emmanuel Macron è nel mirino. E pure le donne velate indossano i gilet gialli, simbolo della rivolta in Francia contro Macron Sul fronte del mare, dall’inizio del conflitto, la Guardia costiera libica, grazie alle motovedette donate dall’Italia come questa, ha intercettato solo 3 gommoni per un totale di 270 migranti…..che nonostante la guerra si incontrano agli angoli delle strade della capitale alla ricerca di un lavoretto giornaliero. L’intelligence americana stima che ci siano almeno 100mila migranti in Libia, ma per assurdo le ostilità hanno congelato le partenze. Leonel del Camerun che ha lavorato con una ditta italiana fino all’inizio della battaglia di Tripoli conferma che i gommoni partono sempre meno non solo a causa della guerra.I migranti conoscono molto bene la politica del ministro dell’Interno italiano. Almeno 3mila migranti detenuti nei centri governativi sono vicini alla prima linea e rischiano di venire colpiti come si vede in queste drammatiche immagini Il portavoce della Guardia costiera libica conferma che la linea del fronte blocca l’arrivo di nuovi migranti dal confine meridionale e i traffican ti sono troppo impegnati nel conflitto per far partire i gommoni ……almeno per ora. Ma cosa succederà con l’estate e il mare calmo? La Guardia costiera ha l’ordine di concentrarsi sulla guerra civile. E per questo, come si vede nelle foto, almeno una delle motovedette donate dall’Italia senza sistemi offensivi è stata riarmata.

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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
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Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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02 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Una nube nera su tutta Tripoli

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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
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Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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08 marzo 2011 | Panorama | intervento
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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
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