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Reportage
19 agosto 2016 - Prima - Libia - Il Giornale
Preso il reclutatore “italiano” Ingaggiava jihadisti suicidi
Sirte (Libia) Alte colonne di fumo nero sono il benvenuto di guerra a Sirte, dove si sta combattendo la battaglia finale per eliminare la roccaforte del Califfo in Libia. Due attentatori suicidi dello Stato islamico si sono appena fatti saltare in aria in mezzo alle truppe libiche. La scena è drammatica con feriti che piangono, auto carbonizzate, pozze di sangue e ambulanze a tutta velocità (guarda il video sul giornale.it). Ma la notizia esplosa ieri dalla Libia è la presunta cattura di Abu Nassim, un super terrorista tunisino dello Stato islamico che ha vissuto a lungo in Italia. L'intelligence di Tripoli sospetta che continui a mantenere collegamenti con cellule in sonno del terrore nel triangolo fra Milano, Gallarate e Novara.
Il sito d'informazione Libya Herald ha scritto che una ventina di jihadisti tunisini sono stati catturati nella parte occidentale del Paese. Il loro capo sarebbe Moez Ben Adelkader al Fezzani, nome di battaglia Abu Nassim, ricercato come mandante di una serie di attacchi e attentati a cominciare da quello del museo il Bardo di Tunisi. Nella strage di turisti sono morti anche 4 connazionali. In Italia è latitante con una condanna a sei anni per terrorismo.
Il gruppo jihadista si stava dirigendo verso la frontiera tunisina e sarebbe fuggito dall'assedio di Sirte forse attraverso la zona desertica nel sud della Libia. Fezzani ha contatti nella regione meridionale del Fezzan dalla quale deriva il nome del tunisino. A marzo era stato segnalato a Sirte, dopo essere fuggito da Sabrata in seguito al bombardamento americano, che ha distrutto una base delle bandiere nere nella città costiera. 
La presunta cattura sarebbe avvenuta tra Riqdalin e Jamil, a sud di Zuara, uno dei principali punti di partenza dei barconi zeppi di migranti verso l'Italia.
Da Zintan, nonostante le pressanti richieste de il Giornale, nessuno manda una foto o un video del clamoroso arresto, che sarebbe avvenuto qualche giorno fa. La milizia locale è alleata del discusso generale Khalifa Haftar, che vede come fumo negli occhi la liberazione di Sirte da parte delle katibe (battaglioni) della città stato di Misurata. La notizia, che il governo tunisino non conferma, potrebbe far parte della guerra parallela della disinformazione delle milizie libiche per accreditarsi agli occhi dell'Occidente.
Fezzani e Noureddine Chouchane, un altro capo jihadista tunisino delle bandiere nere, hanno avuto un ruolo nel sequestro dei 4 tecnici italiani tenuti in ostaggio dai loro uomini a Sabrata fino a marzo. Fausto Piano e Salvatore Failla, due dei rapiti, sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco assieme ai loro carcerieri tunisini.
Fezzani e Chouchane hanno vissuto entrambi, per diversi anni, in Italia. Abu Nassim arrivò a 19 anni nel nostro Paese sbarcando regolarmente da un traghetto a Genova. Dopo aver fatto il muratore, spazzino e bracciante si è radicalizzato nelle moschee milanesi. «Sono rimasto in Italia dal novembre 1988 all'agosto 1997. Ho vissuto a Milano, Napoli, Bolzano e Valle d'Aosta. A Milano ho venduto eroina e hashish prima di diventare un uomo pio e religioso», ha raccontato al gip Guido Salvini.
Veterano della guerra santa in Afghanistan è stato catturato dagli americani e rimandato all'Italia nel 2009. Tre anni dopo viene assolto perché ritenuto solo un ideologo. Nel 2013 la corte d'appello lo condanna a sei anni, ma è troppo tardi. Fezzani è stato espulso e dalla Tunisia va a combattere in Siria, prima con il fronte Al Nusra, costola di Al Qaida, e poi con le bandiere nere. Per conto del Califfo sbarca in Libia con i veterani del battaglione Al Battar, che hanno combattuto in Siria e rivendicato gli attacchi di Bruxelles e Nizza. La sua cattura attende conferma, ma nel frattempo a Sirte i tunisini rimasti dello Stato islamico vendono cara la pelle combattendo la battaglia finale ancora asserragliati in due quartieri del centro e nell'area residenziale di Abu Farah. 
Ieri due attentatori suicidi sono riusciti ad infiltrarsi dietro le linee dell'assedio provocando 13 morti e 59 feriti sulla strada che porta a Misurata. Macchine e camion bruciano ancora al nostro arrivo. I feriti più lievi vengono curati sul posto. I miliziani sono attoniti per il colpo di coda delle bandiere nere e lanciano l'allarme: «Andate via. È pericoloso. Abbiamo segnalazioni che stanno arrivando altre auto bombe».
www.gliocchidellaguerra.it
[continua]

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