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21 settembre 2016 - Prima - Libia - Il Giornale
Libia, paura per i rapiti: rischio Al Qaida o Isis e avvertimento all’Italia
Il pericolo è che la banda, probabilmente Tuareg, che ha rapito due italiani e un canadese nel sud ovest della Libia passi il poroso confine con l\\\'Algeria o il Niger per vendere gli ostaggi ai terroristi di Al Qaida o dello Stato islamico. Questo è il timore fra gli italiani di Tripoli, che conoscono Bruno Cacace e Danilo Calonego inghiottiti dal deserto libico lunedì mattina.
I francesi potrebbero aiutare facendo volare i loro droni alla ricerca degli ostaggi per seguire i movimenti dei rapitori. La Legione straniera ha una base avanzata in Niger, a Madama, sul confine non segnato con la Libia, non lontanissima da Ghat, dove è avvenuto il sequestro. La base fa parte dell\\\'operazione Barkhane iniziata nel 2014 per arginare i terroristi nell\\\'Africa sub sahariana.
L\\\'unico ostacolo è che i francesi potrebbero far parte del problema, che ha portato al rapimento dei lavoratori italiani impegnati nel mantenimento dell\\\'aeroporto di Ghat. Almeno questo è il sospetto che circola a Tripoli. Nella cerchia del governo di Fayez al Serraj voluto dall\\\'Onu e amico di Roma si teme che il sequestro sia un avvertimento all\\\'Italia. «Gli uomini del generale Khalifa Haftar (capo militare della Cirenaica in rotta con Tripoli nda), ex gheddafiani, stanno creando alleanze nel Fezzan con l\\\'aiuto di soldi e armi francesi. La stessa regione dove hanno rapito gli italiani» spiega una fonte del Giornale. Più a nord la milizia pro Haftar di Zintan minaccia di interrompere il flusso di gas verso l\\\'impianto di Mellitha gestito dall\\\'Eni. «Pressioni per avvisare Roma, che è troppo schierata con Tripoli e le milizie di Misurata, dove il governo Renzi sta mandando un ospedale militare» sottolinea la fonte. Non a caso gli uomini di Misurata si sono ritirati dal Fezzan per andare a conquistare Sirte, ex roccaforte dello Stato islamico sulla costa. In questo vuoto di potere, il controllo del governo di Tripoli sulla regione meridionale è solo nominale. E le bande Tuareg o dei rivali della tribù Tebu, che in parte hanno giurato fedeltà al Califfo, la fanno da padroni.
Non è un caso che ieri il sindaco di Ghat, dove sono spariti gli italiani assieme a Frank, un canadese, abbia puntato il dito proprio contro il governo di Tripoli. Qumani Mohammed Saleh è stato chiaro: «Non conosco i motivi per cui lo Stato libico e le sue istituzioni trascurano così tanto questa vicenda. Non ci hanno nemmeno inviato velivoli per aiutare le ricerche». Il portavoce del comune, Hasan Osman Eissa, ha garantito che i sequestratori sono comuni predoni, non terroristi. «Fanno parte di un gruppo armato criminale - ha dichiarato - che ha già compiuto agguati e rapine nella zona contro le auto in transito».
Anche dei 4 tecnici italiani rapiti lo scorso anno in Tripolitania si diceva lo stesso, ma ora è chiaro che erano nella mani di una cellula tunisina dello Stato islamico annidata a Sabrata. Un altro aspetto inquietante, come rivela Pier Luca Racca, compagno di lavoro in Libia dei due rapiti, è la mancanza di una scorta. «Non si capisce il motivo per cui si sia deciso di togliere l\\\'appoggio di guardie armate ai tecnici - ha sostenuto - ma sembra che la scelta sia stata fatta perché la zona veniva ormai ritenuta sicura». Racca è tornato in Italia, ma sono stati i suoi colleghi a Tripoli a rivelare la storia della mancata scorta. «Li hanno fermati in mezzo alla strada, nel deserto. Probabilmente hanno visto un\\\'auto ferma e hanno rallentato pensando fosse in panne...» ha spiegato Racca. Fra le sette e le otto di lunedì mattina gli italiani ed il canadese stavano recandosi al lavoro in aeroporto per la Conicos, società piemontese specializzata in appalti libici.
La zona è delle peggiori. Ghat non è lontana da dove è partito l\\\'attacco del terrore in Algeria, nel 2013, all\\\'impianto petrolifero di Amenas con il sequestro di un centinaio di ostaggi compresi occidentali. Il mandante era Mokhtar Belmokhtar vicino ad Al Qaida nel Maghreb, ma pure alle bandiere nere, già esperto di rapimenti di italiani in Mauritania ed Algeria. L\\\'emiro gira liberamente nel Fezzan, dove sono spariti gli italiani.
[continua]

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06 maggio 2019 | Quarta Repubblica Rete 4 | reportage
Libia, scenario siriano
La battaglia di Tripoli infuria fra i governativi e le truppe del generale Haftar. Nonostante gli aspri combattimenti la situazione è di stallo. Le brigate di Misurata, la Sparta libica, hanno salvato dal tracollo il premier Serraj. La guerra civile libica è sempre più simile allo scenario siriano, ma alle porte dell’Italia. Fra i combattenti, da una parte e dall’altra, molti sono stati formati da noi, come il capitano Rafat. La battaglia di Tripoli ha già provocato 400 morti, duemila feriti, 50mila sfollati e una pesante ingerenza straniera, che può trasformare la Libia in una nuova Siria. Queste sono le immagini del bombardamento mirato di un drone, probabilmente di un paese arabo alleato di Haftar, che colpisce obiettivi governativi. E la Turchia ha promesso di usare qualsiasi mezzo per difendere Tripoli. Il giorno dopo i risultati dei raid notturni sono evidenti Nella capitale si perdono e riconquistano posizioni, ma le linee si muovono di poco. E a pochi chilometri di distanza la vita scorre con il caotico traffico del centro come se non ci fosse la guerra … L’impressione è che la battaglia per la capitale stia diventando cronica e rischi di trascinarsi ancora a lungo senza né vincitori, né vinti I difensori di Tripoli considerano gli italiani, che appoggiano il governo riconosciuto dall’Onu, degli alleati e i francesi, accusati di sostenere Haftar, dei nemici. Nelle manifestazioni filo governative il presidente francese Emmanuel Macron è nel mirino. E pure le donne velate indossano i gilet gialli, simbolo della rivolta in Francia contro Macron Sul fronte del mare, dall’inizio del conflitto, la Guardia costiera libica, grazie alle motovedette donate dall’Italia come questa, ha intercettato solo 3 gommoni per un totale di 270 migranti…..che nonostante la guerra si incontrano agli angoli delle strade della capitale alla ricerca di un lavoretto giornaliero. L’intelligence americana stima che ci siano almeno 100mila migranti in Libia, ma per assurdo le ostilità hanno congelato le partenze. Leonel del Camerun che ha lavorato con una ditta italiana fino all’inizio della battaglia di Tripoli conferma che i gommoni partono sempre meno non solo a causa della guerra.I migranti conoscono molto bene la politica del ministro dell’Interno italiano. Almeno 3mila migranti detenuti nei centri governativi sono vicini alla prima linea e rischiano di venire colpiti come si vede in queste drammatiche immagini Il portavoce della Guardia costiera libica conferma che la linea del fronte blocca l’arrivo di nuovi migranti dal confine meridionale e i traffican ti sono troppo impegnati nel conflitto per far partire i gommoni ……almeno per ora. Ma cosa succederà con l’estate e il mare calmo? La Guardia costiera ha l’ordine di concentrarsi sulla guerra civile. E per questo, come si vede nelle foto, almeno una delle motovedette donate dall’Italia senza sistemi offensivi è stata riarmata.

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25 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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30 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
Libia
I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


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08 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
Libia
IL vaso di pandora
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10 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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