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04 febbraio 2017 - Attualità - Italia - Il Giornale
La rivolta degli istriani: “L’Italia dimentica le foibe”
Quando il Quirinale ci ha risposto in modo gentile, ma fermo, che il presidente sarebbe stato all\'estero per il giorno del ricordo come esuli abbiamo chiesto almeno un incontro con una delegazione al Colle attorno al 10 febbraio. Non ci è arrivata ancora risposta». Parole amare pronunciate da Antonio Ballerin, il presidente della Federazione che raggruppa 5 delle 6 associazioni del mondo degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Dopo l\'articolo del Giornale di ieri sul presidente Sergio Mattarella, assente al ricordo delle foibe e l\'esodo, il Quirinale ha inviato una nota. «Il presidente del Senato, Pietro Grasso, rappresenterà il Capo dello Stato alla cerimonia solenne del Giorno del Ricordo (che commemora le vittime delle foibe), che avrà luogo il 10 febbraio a Roma alla Camera dei deputati» scrivono dal Colle. Peccato che fino al 30 gennaio Grasso doveva recarsi alla foiba di Basovizza, simbolo della tragedia. Il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, di centro destra, conferma al Giornale: «Il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, mi aveva confermato due volte che il Capo dello Stato aveva delegato il presidente del Senato a recarsi alla foiba di Basovizza. Sinceramente non ci sarebbero stati problemi con un volo di Stato a presenziare sia a Trieste che alla Camera a Roma. Oppure si potevano ritoccare gli orari, ma la presenza sul luogo fisico dove sono stati infoibati gli italiani è importante».
La nota del Quirinale prosegue confermando che il 10 febbraio «il Presidente Mattarella sarà impegnato a Madrid, su invito del Re di Spagna, per l\'annuale incontro trilaterale tra i Capi di Stato di Italia-Spagna-Portogallo». In realtà sul sito del Colle il mini vertice è catalogato come «XI Simposio COTEC Europa», un forum sull\'innovazione dell\'economia circolare. Non solo: i due presidenti e il re prenderanno la parola nel primo pomeriggio alla fine del simposio, che non sembra così importante. Se Mattarella, come avrebbe dovuto fare Grasso, si fosse recato alla foiba di Basovizza alle 10 e subito dopo avesse deposto la corona e consegnato le medaglie ai parenti degli infoibati, sarebbe arrivato tranquillamente in tempo con un volo di tre ore a Madrid.
«Prendiamo atto con molto rammarico e dispiacere che le massime cariche dello stato non siano presenti a Basovizza - dichiara al Giornale, Massimiliano Lacota, presidente dell\'Unione degli istriani - Capisco tutto, ma sono passati 24 anni dall\'ultimo presidente che si è recato sulla foiba». La nota del Quirinale sottolinea che «il 26 ottobre scorso, in occasione della sua visita a Gorizia, il Presidente Mattarella ha reso omaggio al Lapidario che ricorda i morti delle Foibe nel Parco della Rimembranza dove ha anche incontrato i familiari della vittime».
La Regione Friuli-Venezia Giulia, fin da settembre, il Comune di Trieste e gli esuli avevano insistito per la presenza di Mattarella il 10 febbraio. Prima di fissare impegni internazionali possibile che il Quirinale non sapesse che questo 10 febbraio non solo era il settantennale dalla firma del trattato di pace che ha mutilato l\'Italia dell\'Istria e della Dalmazia, ma sono pure passati 10 anni da quando la foiba è stata dichiarata unico monumento nazionale del genere?
Dal Colle confermano, come abbiamo scritto ieri, che anche il precedente 10 febbraio «il Presidente Mattarella era a Washington per una visita di Stato su invito degli Stati Uniti».
Ballarin non ha dubbi: «I nostri diritti negati sono evidentemente meno importanti di diritti negati di altre comunità, che hanno sofferto. Noi abbiamo nelle nostre fila molti ebrei. I loro rappresentanti sono stati accolti, giustamente, al Quirinale il Giorno della Memoria dell\'olocausto la scorsa settimana. Di noi esuli il presidente si è dimenticato».
[continua]

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31 ottobre 2021 | Quarta repubblica | reportage
No vax scontri al porto
I primi lacrimogeni rimbalzano sull'asfalto e arditi No Pass cercano di ributtarli verso il cordone dei carabinieri che sta avanzando per sgomberare il varco numero 4 del porto di Trieste. I manifestanti urlano di tutto «merde, vergogna» cercando pietre e bottiglie da lanciare contro le forze dell'ordine. Un attivista ingaggia lo scontro impossibile e viene travolto dalle manganellate. Una volta crollato a terra lo trascinano via oltre il loro cordone. Scene da battaglia urbana, il capoluogo giuliano non le vedeva da decenni. Portuali e No Pass presidiavano da venerdì l'ingresso più importante dello scalo per protestare contro l'introduzione obbligatoria del lasciapassare verde. In realtà i portuali, dopo varie spaccature, sono solo una trentina. Gli altri, che arriveranno fino a 1.500, sono antagonisti e anarchici, che vogliono la linea dura, molta gente venuta da fuori, più estremisti di destra. Alle 9 arrivano in massa le forze dell'ordine con camion-idranti e schiere di agenti in tenuta antisommossa. Una colonna blu che arriva da dentro il porto fino alla sbarra dell'ingresso. «Lo scalo è porto franco. Non potevano farlo. È una violazione del trattato pace (dello scorso secolo, nda)» tuona Stefano Puzzer detto Ciccio, il capopopolo dei portuali. Armati di pettorina gialla sono loro che si schierano in prima linea seduti a terra davanti ai cordoni di polizia. La resistenza è passiva e gli agenti usano gli idranti per cercare di far sloggiare la fila di portuali. Uno di loro viene preso in pieno da un getto d'acqua e cade a terra battendo la testa. Gli altri lo portano via a braccia. Un gruppo probabilmente buddista prega per evitare lo sgombero. Una signora si avvicina a mani giunte ai poliziotti implorando di retrocedere, ma altri sono più aggressivi e partono valanghe di insulti. Gli agenti avanzano al passo, metro dopo metro. I portuali fanno da cuscinetto per tentare di evitare incidenti più gravi convincendo la massa dei No Pass, che nulla hanno a che fare con lo scalo giuliano, di indietreggiare con calma. Una donna alza le mani cercando di fermare i poliziotti, altri fanno muro e la tensione sale alimentata dal getto degli idranti. «Guardateci siamo fascisti?» urla un militante ai poliziotti. Il nocciolo duro dell'estrema sinistra seguito da gran parte della piazza non vuole andarsene dal porto. Quando la trattativa con il capo della Digos fallisce la situazione degenera in scontro aperto. Diego, un cuoco No Pass, denuncia: «Hanno preso un mio amico, Vittorio, per i capelli, assestandogli una manganellata in faccia». Le forze dell'ordine sgomberano il valico, ma sul grande viale a ridosso scoppia la guerriglia. «Era gente pacifica che non ha alzato un dito - sbotta Puzzer - È un attacco squadrista». I più giovani sono scatenati e spostano i cassonetti dell'immondizia per bloccare la strada scatenando altre cariche degli agenti. Donne per nulla intimorite urlano «vergognatevi» ai carabinieri, che rimangono impassibili. In rete cominciano a venire pubblicati post terribili rivolti agli agenti: «Avete i giorni contati. Se sai dove vivono questi poliziotti vai a ucciderli».Non a caso interviene anche il presidente Sergio Mattarella: «Sorprende e addolora che proprio adesso, in cui vediamo una ripresa incoraggiante esplodano fenomeni di aggressiva contestazione». Uno dei portuali ammette: "Avevamo detto ai No Pass di indietreggiare quando le forze dell'ordine avanzavano ma non ci hanno ascoltati. Così la manifestazione pacifica è stata rovinata». Puzzer raduna le «truppe» e i rinforzi, 3mila persone, in piazza Unità d'Italia. E prende le distanze dagli oltranzisti: «Ci sono gruppi che non c'entrano con noi al porto che si stanno scontrando con le forze dell'ordine». Non è finita, oltre 100 irriducibili si scatenano nel quartiere di San Vito. E riescono a bloccare decine di camion diretti allo scalo con cassonetti dati alle fiamme in mezzo alla strada. Molti sono vestiti di nero con il volto coperto simili ai black bloc. La battaglia sul fronte del porto continua fino a sera.

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16 marzo 2012 | Terra! | reportage
Feriti d'Italia
Fausto Biloslavo racconta le storie di alcuni soldati italiani feriti nel corso delle guerre in Afghanistan e Iraq. Realizzato per il programma "Terra" (Canale 5).

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29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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