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Reportage
15 marzo 2017 - Sito - Iraq - Il Giornale
Verso la moschea del Califfo
MOSUL OVEST – “Daesh kaputt, Daesh kaputt”, lo Stato islamico è finito, urla un soldato iracheno facendo con la mano il segno della gola tagliata. I corpi speciali iracheni sono avanzati oltre il ponte Huria, il terzo sul Tigri afflosciato dai bombardamenti. Dall’altra parte del fiume, nella parte est della città, già liberata, si staglia la grande moschea voluta da Saddam. L’incrocio dove è arrivata l’avanzata sembra uscito da una scena da film sull’assedio di Stalingrado. La strada è lastricata di macerie ed i palazzi sono scarnificati dai combattimenti. Il carro armato che presiede l’incrocio tira una raffica di cannonate verso un nido di cecchini delle bandiere nere, poche centinaia di metri più in là. Un blindato è già stato centrato da un tiratore scelto dello Stato islamico. Gli “Scorpioni”, i corpi speciali della divisione di reazione rapida irachena, che da una settimana stanno avanzando a Mosul ovest sono arrivati ad un solo chilometro dalla moschea Al Nuri. Un luogo simbolo dove Abu Bakr Al Baghdadi ha proclamato il Califfato nel luglio del 2014. I blindati della polizia federale sparano a raffica con i cannoncini sulle torrette. Ogni tanto arriva in appoggio dal cielo un elicottero, che lancia una selva di razzi. Il 40% di Mosul ovest è già stato conquistato, ma ci vorrà ancora un mese per farla finita. Il fischio di tre razzi katiusha ci fa correre un brivido lungo la schiena, mentre sibila sopra le nostre teste. Uno esplode in mezzo ai blindati a ridosso dell’incrocio appena conquistato, a pochi metri dal negozio dove abbiamo trovato riparo. Il boato e lo spostamento d’aria ci fanno barcollare. Un fumo denso e grigio avvolge tutto. I soldati urlano e, dalla nebbia provocata dal razzo, emergono in quattro che trascinano un corpo maciullato. I  numeri sono top secret, ma la battaglia nella “capitale” del Califfato è già costata migliaia di morti da una parte e dall’altra.       Per non parlare del patrimonio dell’umanità fatto a pezzi dalle bandiere nere come il museo di Ninive a Mosul ridotto ad una scatola vuota. Davanti alle telecamere i seguaci del Califfo avevano fatto a pezzi le statue, forse delle copie. I veri pezzi pregiati sono stati venduti al mercato nero.
[continua]

video
28 settembre 2015 | Terra! | reportage
Il fronte del parto
In onda su Rete 4 la puntata "Avanti c'è posto" del settimanale tv di Toni Capuozzo sull'immigrazione e le sue cause. Uno dei servizi è il mio reportage di dieci minuti sul fronte nel nord dell'Iraq fra battaglie contro le bandiere nere, tendopoli dove i profughi vogliono partire per l'Europa, paracadutisti della Folgore che addestrano i curdi ed i monuments men italiani, che proteggono il patrimonio archeologico dell'umanità.

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28 novembre 2014 | SKY TG 24 | reportage
Cristiani perseguitati
La storia dimenticata dei profughi cristiani in Iraq.

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22 novembre 2014 | | reportage
Premio Cutuli
Da Erbil collegamento per ricordare Maria Grazia uccisa dai talebani il 19 novembre 2011 a Surobi sulla strada per Kabul

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radio

26 agosto 2010 | Radio Anch'io - Radio Uno | intervento
Iraq
Missione compiuta?
Il ritiro del grosso dei soldati americani lascia un paese ancora instabile, ma la missione è in parte compiuta.

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14 giugno 2014 | Radio24 | intervento
Iraq
L'avanzata del Califfato
Il califfato con Baghdad capitale, Corano e moschetto, mani amputate ai ladri, nemici crocefissi, tasse islamiche, donne chiuse in casa ed Occidente nel mirino con l’obiettivo di governare il mondo in nome di Allah. Questo è lo “Stato islamico dell’Iraq e della Siria” (Isis), che sta conquistando città dopo città rischiando di far esplodere il Medio Oriente.

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06 ottobre 2015 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Iraq
Raid italiani in Iraq?
Raid italiani le ipotesi:Paolo Magri dir.Ispi,Fausto Biloslavo corrispondente Il Giornale.

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31 ottobre 2010 | Nuova Spazio Radio | intervento
Iraq
Wikileaks dice quello che si sa già. Per tutti è un grande scoop
I rapporti Usa che smonterebbero la versione italiana di un episodio della battaglia dei ponti ad An Nassiryah e la morte accidentale di un paracadutista in Iraq sono la classica tempesta in un bicchier d’acqua. Le rivelazioni di Wikileaks sugli italiani della missione Antica Babilonia derivano dagli stessi rapporti scritti dal nostro contingente, che lungo la catena di comando arrivavano fino al quartier generale americano a Baghdad. E altro ancora.

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