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Reportage
16 luglio 2017 - Attualità - Siria - Il Giornale
“Noi italiani combattiamo l’Isis nell’inferno di bombe di Raqqa”
«Q uando i proiettili zippano vicino alla testa ti butti per istinto a terra, ma il sibilo vuol dire che non sei stato colpito. I colpi di mortaio li senti partire e non sai mai se ti piombano addosso o ti passano sopra. Alla fine ti abitui». In un\\\'abitazione abbandonata, che segna la prima linea, comincia così l\\\'esclusivo racconto di guerra di due italiani, che combattono lo Stato islamico a Raqqa al fianco dei curdi. Niente nomi se non quelli di battaglia. Cekdar Agir, che in curdo vuole dire «combattente e fuoco» è un anarchico di Torino di 41 anni, baffoni biondi e occhi azzurri. Botan viene anche lui dal Nord Italia ed ha 30 anni. La famiglia è all\\\'oscuro che combatte in Siria e per questo non vuole farsi fotografare a volto scoperto. In guerra da 8 mesi sono due dei quattro italiani sul fronte di Raqqa. Negli ultimi anni hanno combattuto fra le fila dell\\\'Ypg, le Unità di protezione popolare curde nel Nord della Siria, una ventina di connazionali.
«Sono tendenzialmente di sinistra, ma politica non l\\\'ho mai fatta - spiega Botan, l\\\'italiano più giovane - Non volevo essere uno spettatore da tv dei conflitti, ma vedere con i miei occhi il lato oscuro del mondo. Per questo mi sono arruolato in difesa del popolo curdo oppresso da sempre e per combattere lo Stato islamico, un\\\'organizzazione terroristica, che minaccia non solo queste terre ma pure l\\\'Europa».
Il compagno di avventura anarchico, convinto sostenitore della «rivoluzione curda in difesa di un popolo senza patria e diritti» occupava le case a Torino come squatter e ha sul collo una condanna non definitiva nel processo per i disordini No Tav. «La molla è stata la nascita dello Stato islamico. Ho visto le macerie di Kobane (la città martire curda quasi conquistata dalle bandiere nere nel 2014, ndr) e l\\\'impatto è stato forte - spiega l\\\'italiano che sostiene di occuparsi soprattutto di logistica - Mi sono chiesto, cosa posso fare? E così ho deciso di arruolarmi. La spinta ideologica conta, ma c\\\'è anche l\\\'impatto emotivo di quello che vivi sulla tua pelle».
Per il volontario più giovane il battesimo del fuoco arriva a Tabqa, durante la conquista della strategica diga, che ha aperto le porte all\\\'offensiva su Raqqa: «Ci hanno attaccato all\\\'improvviso e non abbiamo esitato un attimo a rispondere al fuoco. Li ho tirato contro un razzo Rpg. Non ne faccio un vanto, ma dopo la battaglia mi sono detto: o noi o loro».
Botan in Italia ha fatto l\\\'operaio edile, l\\\'intrattenitore di turisti in montagna ed il volontario con la protezione civile in un recente terremoto. «Quello che temo di più sono i cecchini e le mine perché possono essere ovunque oppure i droni dell\\\'Isis che ci sganciano delle granate sulla testa» ammette il combattente italiano mentre procede con i ventenni curdi sul fronte occidentale di Raqqa. «Il nostro comandante è saltato su una mina dilaniandosi le gambe, ma il compagno vicino a lui è morto - racconta l\\\'italiano - Io stavo spostando un mezzo a causa di un\\\'esplosione ed un cecchino da 700 metri ha centrato il parabrezza. Per pochi centimetri non mi ha colpito». Quando lancia i razzi con il bazooka russo Rpg usa i filtri delle sigarette come rudimentali tappi per le orecchie.
Botan racconta che nei combattimenti per arrivare a Raqqa un volontario italiano è stato ferito. «Il suo gruppo stava avanzando alle 4 del mattino con la luce della luna - ricorda - Da un edificio hanno visto le fiammelle dei kalashnikov sprigionate dalle raffiche. Un proiettile l\\\'ha colpito trapassandogli il braccio. Sul primo momento ha sentito solo un forte calore e cercava di imbracciare la mitragliatrice, ma non ce l\\\'ha fatta. La carne era squarciata e buttava sangue». Il braccio adesso è a posto e l\\\'italiano continua a combattere.
I due connazionali in prima linea con i curdi si infilano nelle brecce aperte nei muri per passare di casa in casa. «La metà degli internazionali che combattono in Rojawa (la regione autonoma curda nel Nord della Siria, ndr) sono ex militari che hanno servito nei marines o nella Legione straniera - fa notare l\\\'anarchico torinese - Prima pensavo fossero invasati stile Rambo, ma ero prevenuto. I francesi sono venuti a combattere per vendicare gli attacchi del terrore di Parigi e Nizza». Attorno a Raqqa sono una cinquantina i volontari stranieri impegnati contro le bandiere nere. All\\\'inizio quelli giunti dall\\\'Italia erano uniti contro il Califfato sotto la bandiera del gruppo «Azione antifascista».
Per arrivarci basta compilare un modulo online e acquistare un biglietto aereo per il Nord dell\\\'Irak dove i passeur ti portano in Siria. I curdi addestrano gli stranieri per un mese nell\\\'«accademia», una base non solo per corsi sull\\\'uso delle armi, ma per motivare i volontari.
I seguaci del Califfo odiano gli internazionali e hanno fatto scempio dei corpi di un canadese ed un inglese uccisi in battaglia. «Abbiamo visto il video di come facevano a pezzi i cadaveri a calci, che orrore - sbotta il volontario italiano più giovane - Al 98% non ci prenderanno mai vivi». A Raqqa gli internazionali hanno già perso sei uomini nelle prime settimane di assedio, ma Botan non ha dubbi: «Sapevamo prima di prendere l\\\'aereo, che sarebbe stato rischioso. Combattiamo per quello in cui crediamo cercando di riportare la pelle a casa».
[continua]

video
12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Maaalula: i tank governativi che martellano i ribelli
Il nostro inviato in Siria, Fausto Biloslavo, torna nel mezzo dei combattimenti fra le cannonate dei carri armati

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08 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia

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18 febbraio 2016 | Terra! | reportage
La guerra dei russi in Siria
Chi l’avrebbe mai pensato di ritrovarmi faccia a faccia con i russi in Siria. Negli anni ottanta, durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, il faccia a faccia con l’Armata rossa mi costò sette mesi di galera a Kabul. Gli inviati Fausto Biloslavo, Sandra Magliani, Lorena Bari e Anna Migotto documentano la guerra in Siria, l’immigrazione, i profughi, i morti ed i bombardamenti L’immigrazione, la guerra in Siria, i morti, i profughi che premono alle frontiere della Turchia cercando un varco per l’Europa, i bombardamenti.

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radio

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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