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14 settembre 2017 - Attualità - Libia - Il Giornale
Migranti, la beffa di Juncker “L’Italia salva l’onore della Ue”
I l presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha elogiato l\' impegno del nostro paese sui migranti sostenendo che «nel Mediterraneo centrale, l\'Italia salva l\'onore dell\'Europa». Che forza ringraziare dopo averci lasciato soli in balia delle ondate che arrivavano sui barconi dalla Libia, grazie alle Ong taxi del mare. Poi ha aggiunto che l\'Europa non è una fortezza e dobbiamo aprire «percorsi legali» per fare arrivare da noi i profughi che hanno diritto all\'asilo tagliando l\'erba sotto i piedi ai trafficanti di uomini. Giusto, ma prima, come lo stesso Juncker ha sottolineato ieri nel discorso sullo stato dell\'Unione bisogna pensare a «intensificare i rimpatri» dei migranti economici o illegali, che non hanno alcun diritto a restare in Europa. Sotto il tappeto delle belle parole spunta lo scandalo di 1 milione di persone, che dovrebbero essere rimandate a casa. Nonostante il respingimento della domanda di asilo e l\'ordine di andarsene rimangono in Europa e nessuno fa nulla. Il presidente della Commissione conferma, che oggi «solo il 36% dei migranti in situazione irregolare» viene rimpatriato dall\'Unione europea. In questo contesto rendere «omaggio all\'Italia per la sua perseveranza e disponibilità» sulla crisi dei migranti suona quasi come una beffa.
Fra il 2015 ed il 2016, nei 28 paesi dell\'Unione europea, sono state presentate 2,6 milioni di richieste di asilo. Il 57% delle domande sono state accettate. E quelle respinte? I burocrati di Bruxelles sanno bene avendolo scritto in un rapporto della Commissione europea, che ben 1 milione di persone sono rimaste sul territorio Ue, anche se avrebbero dovuto essere rimandate in patria. In pratica un migrante, che non ha diritto ad alcuna protezione, ha capito che nel 73% dei casi riuscirà a non farla franca. In generale appena il 36,4% viene rimpatriato. Un diplomatico presso la Ue ha confermato al Sunday Times che «l\'incapacità dei governi europei di far rispettare le deportazioni è il più importante fattore di attrazione» per il traffico degli esseri umani. «Se la gente sa che come immigrati clandestini hanno una probabilità del 70 per cento di essere in grado di rimanere - sostiene la fonte a Bruxelles - anche se è stato ordinato di partire, non sorprende che le persone si imbarchino» per attraversare il Mediterraneo. In marzo proprio Juncker aveva inviato una lettera ai governi europei denunciando «che solo un terzo» dei migranti illegali «tornano effettivamente (a casa). Non è sostenibile».
Basta dare un\'occhiata alle statistiche per rendersi conto che nei primi mesi di quest\'anno i nigeriani sono la nazionalità più numerosa dei migranti giunti in Europa con 14.260 arrivi. E nel 2016 solo il 21,6% di nigeriani ha ottenuto l\'asilo. Degli altri ben pochi sono stati rimpatriati. L\'aspetto paradossale è che nella classifica per nazionalità seguono i migranti della Guinea, della Costa d\'Avorio e del Bangladesh. Nessuno scappa dalla guerra, ma per motivi economici alla ricerca di un Eldorado occidentale che non esiste più. I siriani, che sono gli unici veri profughi di guerra, quest\'anno occupano appena il quinto posto negli arrivi. Anche gli eritrei, che solitamente ottengono lo status di rifugiato, sono in diminuzione rispetto all\'aumento dei migranti economici dall\'Africa nera e dall\'Asia. Per questo suona stonata la dichiarazione di Juncker davanti al Parlamento di Strasburgo sulla «migrazione legale necessaria per l\'Europa, che è un continente che invecchia. La Commissione ha avanzato proposte per rendere più facile per i migranti qualificati arrivare da noi con la Blue Card». Prima bisognerebbe rimandare a casa un milione di illegali.
[continua]

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Migranti in gabbia
Per i migranti la Libia è un inferno. In 7000 sono detenuti nei centri del ministero dell’Interno in condizioni impossibili. L’Onu e le Ong, che denunciano le condizioni miserevoli, dovrebbero parlare di meno e fare di più prendendo in mano i centri per alzarne il livello di umanità. E non utilizzare le condizioni di questi disgraziati come grimaldello per riaprire il flusso di migranti verso l’Italia. Non solo: Tutti i dannati che vedete vogliono tornare a casa, ma i rimpatri, organizzati da un’agenzia dell’Onu, vanno a rilento perché mancano soldi e uomini. E chi ce la fa esulta come si vede in questo video dei nigeriani che tornano in patria girato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Dietro le sbarre a Tripoli un migrante ci mostra i segni di percosse e maltrattamenti. Nel centro di detenzione di Triq al-Siqqa, il più grande della capitale libica, ci sono anche le donne, intercettate prima di raggiungere l’Italia, con i loro bambini nati nei cameroni, che protestano con le guardie per il cibo pessimo ed insufficiente. Il responsabile del centro di Triq al-Siqqa si scaglia contro l’Europa e parla di “visite dei ministri degli esteri di Germania, Inghilterra, delegazioni italiane…. tanto inchiostro sui documenti, ma poi non cambia nulla, gli aiuti sono minimi”. Ogni giorno arrivano al centro nuovi migranti fermati in mare, che ci provano ancora a raggiungere l’Italia. In Libia sono bloccate fra mezzo milione e 800mila persone, in gran parte vessate dai trafficanti, che attraggono le donne come Gwasa dicendo che in Italia i migranti “hanno privilegi, rifugio e cibo”. In agosto le partenze sono crollate dell’86% grazie ad un accordo con le milizie che prima proteggevano i trafficanti. Nei capannoni-celle di Garyan i migranti mostrano i foglietti di registrazioni delle loro ambasciate per i rimpatri, ma devono attendere mesi o anche un anno mangiando improbabile maccheroni. E non sono solo musulmani. Nel centro di detenzione costruito dagli italiani ai tempi di Gheddafi i dannati dell’inferno libico invocano una sola parola: “Libertà, libertà”.

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