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16 ottobre 2017 - Attualità - Siria - Il Giornale
L’ultima roccaforte dell’Isis ha le ore contate Jihadisti in fuga: rotta verso Italia e Europa
A Raqqa, storica capitale dello Stato islamico in Siria, restano asserragliati gli ultimi jihadisti stranieri, sopratutto francesi, ma potrebbero esserci anche dei volontari della «guerra santa» giunti dall\'Italia. Main, la moglie siriana di un foreign fighter marocchino, che in estate si è consegnata alle forze curde ha rivelato che secondo suo marito c\'erano «in prima linea fra i 10 e 15 mujaheddin italiani». Si calcola che sui fronti delle bandiere nere, principalmente in Siria ed Iraq, siano arrivati nel corso degli anni fra i 30mila ed i 40 mila volontari jihadisti. Gli americani sostengono che oltre 20mila sono stati uccisi. Il 30-40% dei sopravissuti partiti dall\'Europa sarebbe già rientrato nel vecchio continente. Molti sono monitorati o sostengono di avere abbandonato la lotta armata, ma in realtà si teme che alcuni abbiano avuto da tempo l\'ordine di rientrare per creare cellule o arruolare nuovi adepti per possibili attentati.
Non è un caso che gli irriducibili del Califfato sono proprio i combattenti stranieri. A Raqqa restano ancora asserragliati nel centro città fra i 200 e 300 mujaheddin. Le Forze democratiche siriane a base curda che assediano da 4 mesi l\'ultima «capitale» dello Stato islamico hanno dichiarato: «Sono rimasti solo i combattenti stranieri, che rifiutano la resa con le loro famiglie che non hanno voluto andare via». I combattenti anti Isis che godono dell\'appoggio americano hanno lanciato l\'assalto finale. «La battaglia continuerà finché l\'intera città non sarà ripulita» ha annunciato Talal Selo, il portavoce delle Forze democratiche siriane. La liberazione dovrebbe essere questione di ore o di pochi giorni non essendoci più scudi umani.
Sabato notte sono state evacuate dalla ridotta gli ultimi 3mila civili assieme ai miliziani del Califfato, tutti siriani, che hanno accettato di deporre le armi dopo le trattative con il Consiglio municipale di Raqqa libera composto da rappresentanti tribali e della società civile.
Il capo degli irriducibili a Raqqa è il belga-francese Oussama Atar considerato la mente degli attacchi del terrore a Parigi nel 2015 e a Bruxelles nel 2016. «Se dei jihadisti moriranno in questi combattimenti dirò tanto meglio e se cadono nelle mani delle forze siriane dipenderanno dalla giurisdizione siriana» ha dichiarato senza peli sulla lingua il ministro della Difesa francese, Florence Parly.
Il problema è cosa faranno i volontari stranieri della guerra santa, che da Mosul a Raqqa sono riusciti a sopravvivere al crollo del Califfato. Si calcola che fra il 30-40% degli «europei» sono tornati a casa. Gli altri del vecchio continente o sono stati uccisi oppure hanno difficoltà a rimpatriare a causa della chiusura ermetica del confine turco. Non solo: 15 paesi europei hanno cancellato la cittadinanza dei miliziani dell\'Isis che ne avevano una doppia. Solo in Inghilterra sono stati depennati come cittadini 150 jihadisti. Si teme che i sopravvissuti puntino a raggiungere la Libia, dove non esiste un governo che controlla tutto il territorio. L\'obiettivo è rinforzare le forze dell\'Isis dopo la caduta della roccaforte di Sirte ed utilizzare il Paese come trampolino di lancio verso la Tunisia ed il Marocco, da dove sono partiti migliaia di foreign fighters. Non è un caso che l\'intelligence marocchina controlli a tappeto i centri di detenzione dei migranti. Numerose informazioni indicano che diversi jihadisti sopravvissuti stiano cercando di raggiungere l\'Europa con i barconi.
www.gliocchidellaguerra.it
[continua]

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18 febbraio 2016 | Terra! | reportage
La guerra dei russi in Siria
Chi l’avrebbe mai pensato di ritrovarmi faccia a faccia con i russi in Siria. Negli anni ottanta, durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, il faccia a faccia con l’Armata rossa mi costò sette mesi di galera a Kabul. Gli inviati Fausto Biloslavo, Sandra Magliani, Lorena Bari e Anna Migotto documentano la guerra in Siria, l’immigrazione, i profughi, i morti ed i bombardamenti L’immigrazione, la guerra in Siria, i morti, i profughi che premono alle frontiere della Turchia cercando un varco per l’Europa, i bombardamenti.

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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Diario di guerra ia Damasco
Tadamon la prima linea a 500 metri dai vicoli dove i bambini giocano a pallone.

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25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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