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22 novembre 2017 - Attualità - Libia - Il Giornale
Le Ong fanno business per portare i migranti: 800 euro per barcone
U n vero e proprio tariffario di bonus per recuperare più migranti possibili esposto su due navi delle Ong, la Vos Hestia di Save the children e la Vos Prudence di Medici senza frontiere. A ogni membro dell\\\\\\\\\\\\\\\'equipaggio veniva garantito un premio fisso da 800 a 200 euro, a seconda della qualifica, oltre a 50 euro a barcone pieno di migranti. Al di là dello stipendio «per incentivare tale attività» ovvero il recupero della merce umana da portare in Italia. Il Giornale pubblica la mail, in italiano, della società armatrice, Vroon Offshore Services con sede in Olanda, ma ufficio anche a Genova, che non lascia dubbi. La data è del 1° agosto, ma i premi erano in vigore da tempo. Il soggetto del messaggio è «il nuovo calcolo del bonus per operazione SAR» di ricerca e soccorso dei barconi partiti dalla Libia. Il tariffario è indirizzato al «Comando nave Vos Hestia e Vos Prudence». Non riguarda il personale umanitario, ma l\\\\\\\\\\\\\\\'equipaggio. Tutti, però, l\\\\\\\\\\\\\\\'hanno visto perchè era esposto a bordo. Non solo: il nolo di nave ed equipaggio viene pagato dalle Ong.
Il testo della mail è chiaro: «Capendo le problematiche relative alle operazioni e per incentivare tale attività (l\\\\\\\\\\\\\\\'individuazione dei barconi con i migranti da portare in Italia, nda), la compagnia si impegna come già fatto in precedenza ad elargire un bonus». I premi in denaro saranno versati sull\\\\\\\\\\\\\\\'ultima busta paga prima dello sbarco. Non solo: «Oltre al bonus (fisso, nda) verrà inserito un bonus addizionale di 50 euro da moltiplicare per il numero di operazioni SAR eseguite nel mese». Un gruzzolo non indifferente tenendo conto che in un solo giorno, nei momenti di massimo flusso, si recuperavano anche cinque barconi di migranti partiti dalla Libia.
I premi vengono riassunti in una tabella nello stesso messaggio di posta elettronica. Il comandante, oltre allo stipendio, ha un bonus di 800 euro, che si riduce a 200 per l\\\\\\\\\\\\\\\'ultimo membro dell\\\\\\\\\\\\\\\'equipaggio. Per tutti c\\\\\\\\\\\\\\\'è il bonus aggiuntivo di 50 euro a barcone. Il comandante di Vos Hestia è indagato dalla procura di Trapani per favoreggiamento dell\\\\\\\\\\\\\\\'immigrazione clandestina.
Lunedì sera su Report è andato in onda il lungo servizio «Un mare di ipocrisia», che denuncia con chiarezza il ruolo ambiguo delle Ong al largo della Libia. Alle 6.30 del 20 maggio scorso a 15 miglia dalla costa fra Sabrata e Zwuara, con il mare piatto come l\\\\\\\\\\\\\\\'olio, i gommoni zeppi di migranti vengono accompagnati sotto bordo delle navi umanitarie dai «facilitatori» dei trafficanti. I video filmano anche una piccola barca con la scritta Guardia costiera libica, che appoggia le operazioni di «consegna» alle Ong. Un elicottero della missione europea Sophia, che dovrebbe fermare il traffico sorvola per qualche minuto e poi se ne va. A bordo della nave Aquarius di Sos Mediterranee, che opera con Msf, una volontaria definisce «pescatori» gli scafisti che accompagnano i migranti. Non solo: il personale umanitario gira sempre delle riprese strette, per non far vedere la consegna sotto bordo dei migranti ed i buoni rapporti con i «facilitatori». Un volontario ammette via sms «che c\\\\\\\\\\\\\\\'è l\\\\\\\\\\\\\\\'ordine di non riprenderli altrimenti si resta a casa».
Al riparo delle telecamere vengono restituiti dei barconi agli scafisti libici. E i migranti recuperati indossano i giubbotti salvagente della Ong. Quelli affittati dai trafficanti vengono lasciati a bordo dei gommoni dagli stessi umanitari, così i trafficanti potranno cederli al prossimo carico facendo pagare 200 euro a giubbotto. Uno scandalo rivelato da Lucio Montanino e Pietro Gallo due ex poliziotti a bordo della Vos hestia, come addetti alla sicurezza. E all\\\\\\\\\\\\\\\'inizio demonizzati per aver denunciato il ruolo ambiguo delle Ong dando vita all\\\\\\\\\\\\\\\'inchiesta di Trapani.
Altre foto circolanti su Twitter, che sarebbero state scattate nell\\\\\\\\\\\\\\\'ottobre 2016 da personale di Sea watch, l\\\\\\\\\\\\\\\'Ong tedesca coinvolta nelle indagini, incastrano Msf. Migranti, facilitatori dei trafficanti, miliziani libici che si spacciano per Guardia costiera accompagnano e trainano i gommoni sotto bordo di nave Bourbon Argos di Medici senza frontiere.
[continua]

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21 settembre 2017 | Matrix | reportage
Migranti in gabbia
Per i migranti la Libia è un inferno. In 7000 sono detenuti nei centri del ministero dell’Interno in condizioni impossibili. L’Onu e le Ong, che denunciano le condizioni miserevoli, dovrebbero parlare di meno e fare di più prendendo in mano i centri per alzarne il livello di umanità. E non utilizzare le condizioni di questi disgraziati come grimaldello per riaprire il flusso di migranti verso l’Italia. Non solo: Tutti i dannati che vedete vogliono tornare a casa, ma i rimpatri, organizzati da un’agenzia dell’Onu, vanno a rilento perché mancano soldi e uomini. E chi ce la fa esulta come si vede in questo video dei nigeriani che tornano in patria girato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Dietro le sbarre a Tripoli un migrante ci mostra i segni di percosse e maltrattamenti. Nel centro di detenzione di Triq al-Siqqa, il più grande della capitale libica, ci sono anche le donne, intercettate prima di raggiungere l’Italia, con i loro bambini nati nei cameroni, che protestano con le guardie per il cibo pessimo ed insufficiente. Il responsabile del centro di Triq al-Siqqa si scaglia contro l’Europa e parla di “visite dei ministri degli esteri di Germania, Inghilterra, delegazioni italiane…. tanto inchiostro sui documenti, ma poi non cambia nulla, gli aiuti sono minimi”. Ogni giorno arrivano al centro nuovi migranti fermati in mare, che ci provano ancora a raggiungere l’Italia. In Libia sono bloccate fra mezzo milione e 800mila persone, in gran parte vessate dai trafficanti, che attraggono le donne come Gwasa dicendo che in Italia i migranti “hanno privilegi, rifugio e cibo”. In agosto le partenze sono crollate dell’86% grazie ad un accordo con le milizie che prima proteggevano i trafficanti. Nei capannoni-celle di Garyan i migranti mostrano i foglietti di registrazioni delle loro ambasciate per i rimpatri, ma devono attendere mesi o anche un anno mangiando improbabile maccheroni. E non sono solo musulmani. Nel centro di detenzione costruito dagli italiani ai tempi di Gheddafi i dannati dell’inferno libico invocano una sola parola: “Libertà, libertà”.

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31 marzo 2011 | Mattino Cinque | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

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24 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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radio

29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

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26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
Libia
I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
Libia
IL vaso di pandora
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