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16 gennaio 2018 - Attualità - Libia - ll Giornale
Libia, assalto pro jihadisti Scontri e 20 morti a Tripoli
Fausto Biloslavo
A Tripoli scoppia l\'ennesima battaglia fra milizie alla vigilia del settimo anniversario della rivolta contro Muammar Gheddafi. E in vista delle ipotetiche elezioni che dovrebbero tenersi in marzo con i gheddafiani che si stanno organizzando in massa per votare Seif el Islam, il figlio «intelligente» del colonnello ricercato dalla giustizia internazionale. Gli scontri, che hanno causato 20 morti e 63 feriti, sono esplosi poco prima dell\'alba di ieri attorno l\'aeroporto Mittiga della capitale, che ha fermato tutti i voli. L\'obiettivo principale era la prigione delle Forze di deterrenza Rada, un gruppo armato salafita integrato dal ministero dell\'Interno del primo ministro Fayez el Sarraj appoggiato dall\'Onu. Nel carcere sono detenute 1000-2000 persone, compresi terroristi dello Stato islamico e l\'italiano Giulio Lolli. Il bolognese di 52 anni, dal 2011 in Libia, è rincorso da due mandati di cattura internazionale per reati finanziari. Le richieste di estradizione erano state fino ad ora respinte dai tribunali di Tripoli. Rada lo accusa di traffici illeciti, ma le sue avventure in Libia hanno sempre riguardato l\'evacuazione di civili e feriti via mare dalle zone di battaglia come Bengasi. Nessun detenuto è stato ferito. La famiglia sottolinea che Lolli, in cella dal 28 ottobre, non sta bene e ha bisogno dell\'assistenza consolare italiana.
La milizia Zimrina che ha sferrato l\'attacco è guidata da Bashir Al Bugra (la mucca), che voleva liberare i suoi uomini catturati dalle forze pro governo Sarraj. Mezzi delinquenti e mezzi rivoluzionari hanno un certo seguito nel riottoso quartiere di Suq Al-Jumaa e soprattutto nel vicino porto di Tajura. L\'assalto è iniziato con artiglieria, armi pesanti e almeno due carri armati, che sono arrivati sulla pista dell\'aeroporto. Al Bugra è appoggiato da alcune fazioni di Misurata, la città stato, che ha rotto con il governo Sarraj. I riferimenti della milizia sono il discusso grande mufti di Tripoli, Sadiq Al-Gharyani, che ha sempre puntato sul governo non riconosciuto dalla comunità internazionale di Khalifa Ghwell scalzato da Sarraj. L\'aeroporto di Mittiga si trova nella parte orientale della capitale non lontano dall\'ambasciata italiana. Colonne di fumo nero si sono levate dallo scalo. Raffiche e cannoneggiamenti hanno risuonato per ore. Il ministro Roberta Pinotti assicura che «il personale italiano della cellula di collegamento con il ministero della Difesa libico è stato messo in sicurezza da subito». Alla base navale di Tripoli è ormeggiata nave Capri con a bordo un reparto del reggimento San Marco di protezione. Anche l\'ambasciata è presidiata dai nostri corpi speciali.
Le forze governative hanno respinto gli assalitori e l\'islamista, Abdulrauf Qara, capo della milizia attaccata vorrebbe lanciare la controffensiva fino a Tajoura per farla finita con Al Bugra. Nel frattempo lo scalo è chiuso.
L\'attacco non riguarda solo la liberazione dei prigionieri, ma avviene poche settimane prima del settimo anniversario della primavera araba che ha insanguinato la Libia sprofondando il paese nell\'anarchia. Proprio ieri il premier Paolo Gentiloni ha avuto un lungo colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin incentrato sulla Libia. Grazie alle pressioni di Mosca sull\'uomo forte nell\'est del paese, il generale Khalifa Haftar, è stato trovato un accordo con il governo di Serraj su elezioni presidenziali e parlamentari quest\'anno. Il voto dovrebbe tenersi a marzo. Due milioni di libici si sono già registrati per recarsi alle urne. Molti sarebbero ex fan del colonnello Gheddafi. Dopo anni di caos e milizie i gheddafiani, attraverso i loro canali tv all\'estero, che trasmettono in Libia, dicono di voler votare per Seif el Islam. L\'erede del colonnello era stato liberato lo scorso anno e si trova da qualche parte in Libia pronto a tornare in auge, milizie permettendo.

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26 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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20 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
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21 marzo 2011 | Mattino Cinque | reportage
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02 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Una nube nera su tutta Tripoli

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26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
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I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


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10 marzo 2011 | Panorama | intervento
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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
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Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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