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Articolo
13 luglio 2018 - Controstorie - Afghanistan - Il Giornale
Storia della piccola Nazifa ancora viva grazie all’Italia
Fausto Biloslavo
«A sei anni pensavo che esistesse solo l\\\'Afghanistan. Non sapevo neppure dove fosse l\\\'Italia, ma poi i soldati mi hanno salvata« racconta a il Giornale Nazifa Ahmad Noor, che significa «luce». Nel 2008 era una bimba delle tribù nomadi Kuci affetta da una grave forma di tumore che le stava portando via il futuro. I fucilieri dell\\\'aria della Brigata Friuli a Herat le hanno ridato la speranza di una vita normale mandandola in Italia per curarsi. «I soldati sono parte della mia famiglia», spiega la giovane afghana in perfetto italiano. 
Nazifa indossa un completino afghano rosa nella foto in braccio a una ragazza in mimetica l\\\'11 luglio 2008 davanti all\\\'aereo C-130 che la porterà verso la salvezza. Un velo bianco le copre il capo e la deformazione del linfoma di Hodgkin, che l\\\'aveva quasi soffocata. Oggi è una bella ragazzina di 16 anni con i capelli rossicci, vestitino corto e trucco da adolescente. Dieci anni dopo i veterani della Brigata Friuli si sono ritrovati per ricordare i caduti, le battaglie e rivedere la bimba afghana che considera l\\\'Italia «la mia nuova patria. Non vedo l\\\'ora a 18 anni di ottenere la cittadinanza». 
Il generale di brigata in riserva Carmelo Abisso, inossidabile portavoce del contingente a Herat nel 2008 e fautore dell\\\'incontro, ricorda come «abbiamo portato per primi in Afghanistan un battle group, che è stato subito impegnato anche in combattimento per assumere il controllo di basi cruciali come Bala Murghab e Delaram». Nonostante l\\\'impegno operativo l\\\'attività umanitaria non è mai venuta meno. «Nazifa era stata portata morente all\\\'infermeria del nostro Prt di Herat - ricorda Abisso -. È subito scattata una gara di solidarietà per salvarle la vita. Oggi la consideriamo una nostra figlia adottiva».
Nazifa non solo è sopravvissuta. In marzo è stata nominata «alfiere della Repubblica», come esempio di integrazione, assieme ad altri giovani italiani dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. La motivazione racconta la sua storia esemplare: «È giunta in Italia dall\\\'Afghanistan, grazie all\\\'aiuto del nostro Contingente militare. Aveva una malattia molto grave, le cure negli ospedali italiani sono state lunghe e talvolta pesanti, ma si sono concluse con successo. Durante i numerosi ricoveri ha sempre mostrato il suo sorriso e cercato di essere d\\\'aiuto a chi le stava vicino». Sull\\\'esempio non ci sono dubbi: «È diventata volontaria della Croce Rossa. È pienamente integrata come studente nelle nostre scuole e svolge il ruolo di interprete nei Centri di accoglienza per i migranti».
La giovane afghana frequenta il liceo a Lugo di Romagna e ha un gruppo di amici conosciuti negli Scout. «Dell\\\'Afghanistan ricordo i momenti belli con la mia famiglia semi nomade - spiega -. Anche se non riuscivo a deglutire bene e respiravo a fatica per la malattia». In Italia Nazifa è cresciuta nella famiglia di Roberto Faccani, al tempo nella protezione civile dell\\\'Emilia Romagna, che l\\\'ha portata da Herat all\\\'ospedale Sant\\\'Orsola di Bologna. Dopo un lungo calvario di interventi e cure la giovane afghana è tornata a vivere. «Le tre figlie dei miei genitori adottivi per me sono come sorelle - sottolinea -. Grazie a loro mi sono integrata completamente come una normale adolescente italiana». La ragazzina è battagliera: «Dal momento che la religione islamica in Afghanistan è un obbligo, me ne sono allontanata. Adesso frequento il catechismo per conoscere e capire. Poi deciderò se diventare cristiana oppure no».
Con la famiglia in Afghanistan è sempre in contatto e non vuole abbandonare il suo paese di origine. «Dopo il crollo dei talebani la situazione delle donne è migliorata, ma bisogna percorrere una strada ancora lunga», osserva Nazifa. Il 7 luglio è stata festeggiata, dieci anni dopo il suo salvataggio a Herat, a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, dai veterani dell\\\'Afghanistan, compreso il comandante del contingente di allora, il generale di divisione in ausiliaria Francesco Arena. Nel 2008 i suoi uomini hanno combattuto duramente i talebani negli avamposti come Bala Murghab. «I proiettili sollevavano sbuffi di sabbia conficcandosi davanti ai mezzi. Ci tiravano razzi Rpg da tutte le parti. Non dimenticheremo mai le fiammate delle esplosioni all\\\'interno del fortino, dove la compagnia rispondeva al fuoco», raccontavano nei giorni degli scontri i fucilieri dell\\\'aria della 3a compagnia Aquile del 66° reggimento aeromobile Trieste.
Nazifa, nata nove giorni dopo l\\\'11 settembre, non ha dubbi. «Spero che gli afghani e gli alleati internazionali compresi gli italiani riescano a fermare sempre i talebani e l\\\'Isis. Se tornassero al potere gli estremisti sarebbe una minaccia non solo per l\\\'Afghanistan, ma per tutti». La giovane, entusiasta della vita, dà una mano alla Croce rossa e aiuta come interprete i suoi connazionali nei centri per i migranti. «Talvolta non credono che sono afghana, ma ho capito una cosa - spiega Nazifa -: chi ha bisogno davvero perché scappa dalla guerra va capito e accolto». La giovane salvata dai militari italiani già pensa all\\\'università con l\\\'obiettivo di non abbandonare il suo paese d\\\'origine. «Mi rendo conto del rischio - afferma -. Per gli integralisti una ragazza come me, integrata in Italia, è un pericolo. Non so ancora bene come, ma voglio e devo aiutare gli afghani».

video
01 dicembre 2009 | Rai3 - Cominciamo Bene | reportage
Il dramma dei baby clandestini
Ogni anno sono circa settemila i minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia alla ricerca dell'Eldorado occidentale. Arrivano dal Nord Africa, dai paesi dell'Est, ma pure dall'Afghanistan dove un viaggio da incubo più che di speranza

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20 maggio 2009 | Matrix | reportage
Afghanistan - guerra o pace
Finalmente un lungo dibattito sulla crisi nel paese al crocevia dell'Asia. Alessio Vinci conduce su Canale 5 alle 23.30 AFGHANISTAN GUERRA E PACE. Una puntata tosta con il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, il collega Pietro Suber e Fausto Biloslavo.

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25 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia1 | reportage
Il futuro governo dell'Afghanistan e la fuga di Osama bin Laden
Il futuro governo dell'Afghanistan e la fuga di Osama bin Laden

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radio

18 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/Il seggio più vicino a "dushman" il nemico
La casupola disabitata, in paglia e fango, con il tetto a cupola sembra abbandonata dallo scorso anno, quando i marines combattevano nel deserto infernale di Bala Baluk. Oggi ci sono i paracadutisti della Folgore in questo sperduto angolo della provincia di Farah. All’interno è ancora peggio, ma la casupola viene subito scelta come seggio elettorale per le elezioni presidenziali e provinciali del 20 agosto. Non per il suo fascino esotico, ma perché può venir trasformata in un fortino. La roccaforte talebana di Shewan si trova ad un pugno di chilometri. Da quelle parti comanda mullah Sultan, un ex prigioniero del campo americano di Guantanamo. “E’ il seggio più vicino a dushman, il nemico” spiega un ufficiale della poliza afghana. Se incroci di notte lui ed i suoi uomini, barbe lunghe e stile armata Brancaleone, li scambi per talebani. Solo arrivarci da queste parti è un terno al lotto come spiega il tenente Alessandro Capone della 6° compagnia Grifi (audio originale). Il giorno del voto i paracadutisti italiani sono pronti a difendere le elezioni armi in pugno. La scorsa settimana sembrava che nella zona a rischio di Bala Baluk sarebbe stato disponibile un solo seggio, ma nelle ultime ore si punta ad aprirne 8 o 9. Un successo, anche se la vera incognita è quanti elettori si recheranno alle urne. I talebani hanno minacciato che taglieranno il naso, le orecchie ed il dito segnato dall’inchiostro indelebile di chi è andato a votare. Fausto Biloslavo da base Tobruk, provincia di Farah, Afghanistan per Radio 24 il Sole 24 ore

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13 novembre 2001 | Radio 24 Vivavoce | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Giornalisti al fronte/2
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Il ruolo dei giornalisti

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18 agosto 2010 | SBS | intervento
Afghanistan
Vittime civili e negoziati con i talebani
Dall’inizio dell’anno vengono uccisi in Afghanistan una media di 6 civili al giorno e 8 rimangono feriti a causa del conflitto. Lo sostiene Afghanistan rights monitor (Arm), che registra le vittime della guerra. Nel 2010 sono stati uccisi 1047 civili e altri 1500 feriti. Un incremento del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Oltre il 60% delle vittime civili sono responsabilità degli insorti (661), che secondo il rapporto di Arm “dimostrano scarso o nessun rispetto per la sicurezza e la protezione dei non combattenti”. Le trappole esplosive hanno ucciso fino ad oggi 282 civili, più di ogni altra minaccia seguito da 127 morti a causa degli attacchi suicidi. Le truppe della coalizione internazionale hanno ridotto considerevolmente le perdite provocate fra i civili grazie alle restrizioni imposte sugli interventi aerei. L’Arm sostiene che dall’inizio dell’anno 210 civili sono morti per colpa della Nato. Altri 108 sono stati uccisi dalle forze di sicurezza afghane. Lo scorso anno, secondo le Nazioni Unite, sono stati uccisi in Afghanistan 2.412 civili, il 14% in più rispetto al 2008. Però il 70% dei morti era responsabilità dei talebani. Non solo: le 596 vittime attribuite alle forze Nato e di Kabul segnano un calo del 28% rispetto al 2008. Un segnale che gli ordini ferrei del comando Nato in Afghanistan, tesi ad evitare perdite fra i civili, sono serviti a qualcosa. La propaganda talebana, però riesce a far credere in Afghanistan, ma pure nelle fragili opinioni pubbliche occidentali che i soldati della Nato sono i più cattivi o addirittura gli unici responsabili delle vittime civili a causa dei bombardamenti.

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26 febbraio 2010 | SBS | intervento
Afghanistan
Bacha bazi: piccoli schiavi del sesso
In Afghanistan molti ragazzini vengono venduti e trasformati in schiavi sessuali da signori della guerra o personaggi facoltosi. I bacha bazi sono minori che vengono vestiti da donna e ballano per un pubblico di soli uomini. Il servizio del giornalista Fausto Biloslavo.

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20 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ La "battaglia" per il voto
L’Afghanistan ha vinto la “battaglia” per il voto” .Anche nelle zone più minacciate, come la provincia di Farah, i talebani non sono riusciti a far saltare le elezioni presidenziali e provinciali. L’aiuto dei paracadutisti della Folgore è stato determinante. I baschi amaranto della 6° compagnia Grifi sono partiti all’alba da Tobruk, la base avanzata italiana nel turbolento distretto di Bala Baluk. L’obiettivo del plotone Nembo è di garantire la sicurezza del seggio più a sud nel villaggio di Chakab. Non un paesino qualunque, ma il villaggio dove è nato Said Ayub il governatore ombra dei talebani nella provincia di Farah. Centoventicinque elettori hanno sfidato le minacce talebane andando a votare per il nuovo presidente nella piccola moschea di Chakab. Invece tre razzi sono stati lanciati contro base Tobruk. Il più vicino è esploso a 150 metri da una torretta di controllo del campo italiano. La battaglia più dura è scoppiata alle 11.30 ora afghana con un bombardamento di mortai su una colonna di bersaglieri partiti da Farh, il capoluogo provinciale. I fanti piumati hanno dovuto ripiegare, ma gli scontri sono continuati con i talebani che sparavano del villaggio di Pust i Rod. Il giorno delle elezioni e la notte precedente sono stati registrati 22 attacchi nel settore occidentale dell’Afghanistan comandato dal generale Rosario Castellano. Fausto Biloslavo da base Tobruk, provincia di Farah per Gr24 il sole 24 ore

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