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14 luglio 2018 - Il Fatto - Libia - Il Giornale
Diciotti, i misteri di una nave che non doveva attraccare qui
L\' Italietta di Sergio Mattarella è l\'unico Paese al mondo dove il capo dello Stato interviene per far sbarcare uno o più profughi (forse) e molti clandestini per di più sospettati di aver costretto con la violenza i soccorritori italiani a portarli verso casa nostra. L\'immagine da Repubblica delle banane è accentuata dal paradossale intervento della Guardia costiera italiana, che va a prendersi i migranti in alto mare per evitare il rischio di ammutinamento adesso derubricato a uno scherzo o poco più. «Non abbiamo aggredito nessuno e non volevamo fare male a nessuno. Eravamo pronti a buttarci a mare perché per noi è meglio la morte che tornare in Libia» hanno sostenuto i 67 migranti sbarcati a Trapani, che da ieri vengono interrogati.
L\'equipaggio italiano del rimorchiatore d\'altura Vos Thalassa non avrebbe mai rischiato nulla secondo l\'ultima versione buonista, anche se dei marittimi sarebbero stati circondati, spintonati e minacciati con il gesto «ti taglio la gola», secondo la polizia. La vicenda, che rischia di finire a tarallucci e vino, inizia con un rimorchiatore italiano che soccorre i migranti furbetti al largo della Libia la sera di domenica. Adesso passa in secondo piano, ma fra i «naufraghi» qualcuno ha smartphone, Gps o addirittura una bussola e si rende conto che il Vos Thalassa li sta riportando verso la Libia. A questo punto sarebbero scoppiate le violenze dei «facinorosi», come li ha definiti il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che hanno costretto il rimorchiatore a invertire la rotta verso l\'Italia.
In realtà una fonte libica del Giornale in sala operativa a Tripoli quando è stata fatta salpare una motovedetta per portare indietro i migranti ha spiegato subito che «non era successo nulla di particolare». Poi lo stesso portavoce della Guardia costiera libica ha avallato la teoria della rivolta a bordo fortemente alimentata dalle mail allarmanti del capitano del rimorchiatore abilmente passate ai media. Curioso che adesso la compagnia Vroon, proprietaria della nave, accusi i giornali di aver «ingigantito» i fatti.
I casi sono due: o esisteva una reale situazione di pericolo provocata dai migranti, che volevano arrivare in Italia oppure la storia è stata gonfiata per provocare l\'intervento della Guardia costiera. Il rimorchiatore ha un contratto da rispettare per la piattaforma petrolifera della Total al largo della Libia. Ogni giorno di navigazione con i migranti a bordo costa non poco. E sarebbe costato ancora di più se Vos Thalassia, come le navi delle Ong, avesse dovuto fare rotta per la Spagna. Così la vera o presunta situazione di pericolo a bordo ha fatto scattare l\'intervento di nave Diciotti in nome della «sicurezza dell\'equipaggio», come è stato ufficialmente sbandierato. Però i «facinorosi» non sono stati sbattuti in galera una volta sbarcati a Trapani, ma indagati a piede libero con l\'accusa lieve di concorso in violenza privata, non di minacce e tentata rivolta. Forse uno dei due verrà incastrato da alcune foto sui cellulari dei migranti come scafista del barcone.
La Guardia costiera si è fatta infinocchiare o ha dato troppo credito al capitano del rimorchiatore, che non aveva nessuna intenzione di rimanere bloccato in mezzo al mare dalla linea dura del Viminale?
Vroon Offshore Services è la compagnia armatrice olandese del rimorchiatore coinvolto che ha noleggiato le navi sorelle Vos Hestia e Vos Prudence rispettivamente a Save the children ed Msf per permettere agli umanitari di portare in Italia un\'ondata di migranti. A bordo erano esposte le tabelle per i bonus destinati all\'equipaggio per ogni gommone avvistato agli atti dell\'inchiesta di Catania sulle Ong.
Il risultato è che i 67 migranti, che avrebbero dovuto tornare in Libia, stanno compilando la richiesta di asilo in Italia, anche se non ne hanno diritto. E sul molo di Trapani un manipolo di magliette rosse ha acclamato i profughi e clandestini, compresi i «facinorosi», come eroi.
[continua]

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Diario dalla Libia in fiamme
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03 agosto 2011 | Studio Aperto | reportage
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30 marzo 2011 | TG5 | reportage
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Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
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Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Diario dalla Libia
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26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
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Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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