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22 settembre 2018 - Attualità - Libia - Il Giornale
Il ritorno di Aquarius: già undici migranti a bordo
Fausto Biloslavo
Un nuovo ed ennesimo braccio di ferro fra Ong e Matteo Salvini si profila all\'orizzonte. La nave Aquarius 2 di Sos Méditerranée e Medici senza frontiere ha recuperato giovedì 11 migranti in acque di ricerca e soccorso di competenza libica. Il ministro dell\'Interno ha subito lanciato un tweet in nome della linea della fermezza. «La Aquarius 2, nuovo nome e nuova bandiera (prima Gibilterra e ora Panama), ha recuperato una decina di persone in acque Sar libiche, a poche miglia dalla terraferma, ma si è rifiutata di collaborare con la guardia costiera di Tripoli. Ora vaga nel Mediterraneo: certamente non avrà spazio nei porti italiani», ha annunciato Salvini. Un fermo immagine dall\'alto mostra il barchino accanto ad Aquarius, probabilmente ripreso da un velivolo della missione europea Sophia a guida italiana.
Ieri la nave delle Ong era ancora ferma al largo della Libia alla ricerca di nuovi migranti da recuperare e un porto dove sbarcarli che non sia Tripoli. Il giorno prima gli umanitari avevano annunciato che «Aquarius ha appena completato il salvataggio di una piccola imbarcazione in difficoltà in acque internazionali al largo della Libia. La barca, sovraffollata, cominciava a prendere acqua. Nessuno aveva giubbotti di salvataggio. Le 11 persone a bordo sono ora al sicuro».
Il recupero è avvenuto a circa 27 miglia davanti alla Tripolitania. Dalla nave era stato allertato il Centro di soccorso libico, senza ottenere, inizialmente risposta. Poi la segnalazione del barchino è stata fatta ai tunisini, ai maltesi e agli italiani. Solo da Roma hanno risposto spiegando che informeranno le competenti autorità libiche. Quando la Guardia costiera di Tripoli ha chiesto di trasbordare i migranti su un loro pattugliatore gli umanitari si sono rifiutati «perché la Libia non è un porto sicuro». Nelle ultime ore il riaccendersi dei combattimenti fra le milizie nei sobborghi della capitale conferma l\'instabilità, ma i porti sicuri più vicini sono la Tunisia o Malta e non l\'Italia. A questo punto gli stessi libici hanno indicato ad Aquarius di contattare altri Paesi «o lo Stato di bandiera». La nave per due anni issava la bandiera di Gibilterra. Però negli ultimi mesi è stata protagonista di sfide con l\'Italia e Malta, che grazie alla fermezza di Salvini hanno costretto i talebani dell\'accoglienza a sbarcare i migranti in Spagna o a La Valletta. Gibilterra ha ritirato la bandiera. La nave, in affitto da una società tedesca, rischiava di tornare sotto il cappello della Germania. Per evitare di dover fare il giro dell\'Europa per sbarcare i migranti sul suolo tedesco, Msf ha issato la bandiera di Panama. Il 17 settembre Salvini twittava: «La nave Ong Aquarius 2 questa mattina in navigazione a Sud della Sardegna, verso il Canale di Sicilia. Ha cambiato nome (aggiungendo un 2) e bandiera, ma non cambierà destinazione finale: Non in Italia! #portichiusi». Attualmente è l\'unica nave delle Ong al largo della Libia, ma verso l\'Italia rischiano di aprirsi nuove rotte. Nella notte fra giovedì e venerdì sono sbarcati nel Salento a bordo di un veliero, 65 migranti iraniani, iracheni e pachistani, compresi 4 neonati, che non sono arrivati dalle coste libiche. 
[continua]

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04 aprile 2011 | TGCOM | reportage
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Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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