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11 dicembre 2018 - Interni - Onu - Il Giornale
Per Amnesty l’Italia è patria del razzismo Ma confonde le vittime con i carnefici
Amnesty international deve continuare a puntare il dito contro despoti o monarchi beduini, che fanno a pezzi giornalisti dissidenti o sbattono in un buco nero gli oppositori gettando via la chiave. Giusto denunciare lo scempio dei civili, prime vittime di ogni guerra e non mollare su casi come Regeni, anche se bisognerebbe guardare a tutta la verità comprese le responsabilità inglesi e non solo le rozze brutalità egiziane.
La grande organizzazione non governativa che si batte per i diritti umani, però, scivola nella partigianeria quando cerca nefandezze e violazioni in paesi civili come l\'Italia.
Per celebrare il libro dei sogni della dichiarazione universale dei diritti dell\'uomo, che ieri compiva 70 anni, Amnesty ha pubblicato il suo decalogo sul mondo scagliandosi a dismisura contro il nuovo corso voluto dal ministro dell\'Interno, Matteo Salvini, e di conseguenza l\'esecutivo e il Paese che gli lasciano mani libere.
«Il governo insediatosi a giugno si è subito distinto per una gestione repressiva del fenomeno migratorio» è il primo affondo come se respingessimo i barconi a cannonate. «Le autorità hanno ostacolato e continuano a ostacolare lo sbarco in Italia di centinaia di persone salvate in mare infliggendo loro ulteriori sofferenze e minando il funzionamento complessivo del sistema di ricerca e salvataggio» denuncia Amnesty. L\'Ong sorvola sul fatto che la chiusura dei porti, la linea dura con le navi umanitarie taxi del mare e le altre mosse per fermare l\'ondata umana dalla Libia rispettano le leggi del nostro Paese e difendono la sovranità nazionale. Altra grave colpa di Salvini è il decreto legge su sicurezza e immigrazione. Amnesty lo dipinge come un editto del Terzo Reich che «erode gravemente i diritti umani di richiedenti asilo e migranti». Salvini ha risposto che gli unici diritti «erosi sono quelli dei delinquenti» e ribadito che l\'Italia accoglie chi fugge veramente dalla guerra. L\'Ong non ama questa distinzione rispetto ai migranti economici, che tecnicamente sarebbero clandestini.
Amnesty difende a spada tratta pure i Rom chiudendo un occhio sui loro campi illegali, che sono stati sgomberati a più riprese con il nuovo corso del Viminale. E ovviamente i solerti attivisti hanno documentato razzismo, xenofobia e odio nei messaggi di alcuni candidati e partiti politici (leggi Lega e destra in generale) durante la campagna elettorale scoprendo l\'acqua calda, ma esagerando e guardando sempre in una sola direzione.
Un vizietto che fa sorgere qualche sospetto sull\'imparzialità di Amnesty international. Per giudicare, in qualsiasi situazione e paese, l\'Ong dovrebbe essere al di sopra delle parti. Ieri l\'Ong ha giustamente sfoderato i cavalli di battaglia come il video che denuncia il disinteresse del governo brasiliano nel perseguire gli assassini di Marielle Franco eroina della favelas. Peccato che le toccanti immagini si chiudano con gli attivisti dei diritti umani, che alzano i pugni chiusi verso il cielo. 
FBil