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06 luglio 2019 - Interni - Ong - Il Giornale
Alan Kurdi, il blitz in Libia con il trucco Un’altra nave (tedesca) punta sulla Sicilia
Fausto Biloslavo
Trieste Un\'altra nave dei talebani dell\'accoglienza tedeschi recupera 65 migranti ad un passo dalla Libia sostenendo di averli trovato per caso. Il ministro dell\'Interno Salvini intima alla Germania di aprire i loro porti perché la nave, l\'Alan Kurdi, batte bandiera tedesca. Ieri alle 6.10 l\'unità dell\'Ong Sea Eye «ha un contatto visivo con un gommone» si legge in una mail inviata dal responsabile della missione J. Ribbeck. L\'Ong con base in Baviera, «sorella» della Sea Watch della capitana Carola Rackete, sostiene di avere scoperto il gommone per puro caso a 34 miglia dalla costa in acque di ricerca e soccorso libiche. «Le persone a bordo sono state incredibilmente fortunate - ammette Gordan Isler - la possibilità di essere rintracciati con il binocolo nelle ore del mattino è trascurabile: senza un telefono abilitato al Gps e con conoscenze nautiche di base, questi giovani probabilmente non avrebbero raggiunto un luogo sicuro e sarebbero scomparsi in mare». Per stessa ammissione dei tedeschi il gommone non stava affondando. È un caso più unico che raro o si tratta di un «recupero» organizzato da terra? «Un colpo di fortuna avrebbe senso se fossero partiti 10 gommoni. Uno solo, in mezzo al mare, avvistato con il binocolo senza richiesta di soccorso o segnalazione aerea. È molto, molto strano...» spiega una fonte del Giornale sul fronte della lotta all\'immigrazione clandestina via Mediterraneo. Nella mail di Sea Eye inviata ai centri di soccorso dell\'area compreso quello di Roma, in possesso del Giornale, emerge un\'altra stranezza: «Vi informiamo che tutti i sistemi di comunicazione come Gps e Vsat sono fuori uso per ragione sconosciute. Il ponte è raggiungibile tramite Vhf (canale radio) e Thuraya (satellitare portatile)». Gli addetti ai lavori stanno già indagando sul recupero dei 65 migranti, ma questa anomalia determinerà la perdita di dati importanti. In serata un ulteriore sviluppo: «Con 65 sopravvissuti a bordo siamo ora sulla rotta per Lampedusa. Non siamo intimiditi da un ministro dell\'Interno, ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino», scrive su Twitter l\'Ong Sea Eye che gestisce la nave Alan Kurdi; «Si applica la legge del mare, anche se alcuni esponenti governativi non vogliono ammetterlo», conclude.
La Guardia costiera libica ha assunto, inutilmente, la responsabilità dell\'operazione e proposto il porto di sbarco di Zawya a ovest di Tripoli. Dalla nave hanno risposto «nein» perché «la motonave battente bandiera tedesca rispetta le leggi della Germania e internazionali» che considerano la Libia un porto non sicuro.Salvini, in visita a Trieste, spiega che «le Ong stanno provando a riaprire un business che abbiamo drasticamente ridotto». Il Viminale firma in mattinata il divieto di ingresso per l\'Alan Kurdi nelle acque italiane. «La meta sicura più vicina è un porto tunisino, dove arrivano milioni di turisti e comunque se la nave è tedesca può anche scegliere la Germania. Né l\'Italia, né Malta si faranno carico di nulla» ribadisce il vicepremier. E poche ore dopo invia una lettera al ministro dell\'Interno tedesco, Horst Seehofer, spiegando che l\'Italia «non intende più essere l\'unico hotspot dell\'Europa». Al governo di Berlino chiede di intervenire per «assicurare il rapido sbarco delle persone a bordo» ma non in Italia «neppure ai fini di una prima accoglienza, in vista di una successiva, ipotetica operazione di redistribuzione verso altri Stati». 
[continua]