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Intervista
12 agosto 2020 - Attualità - Bielorussia - Il Giornale
“La rivolta cresce oltre la capitale Il presidente è in bilico”
Fausto Biloslavo
Aldo Ferrari, docente alla Ca\\\' Foscari di Venezia è uno dei massimi esperti italiani del mondo post sovietico.
Il presidente Alexander Lukaschenko è l\\\'ultimo dinosauro dell\\\'era sovietica?
«È uno dei pochi sopravvissuti in continuità con il regime sovietico. Fa più impressione perché si trova ai confini orientali dell\\\'Europa. Ma ce ne sono altri in giro in Asia centrale».
Come ha fatto a restare al potere per 26 anni?
«Dopo il crollo dell\\\'Urss non c\\\'è stata la privatizzazione forzata, che negli anni novanta pure in Russia ha prodotto dei veri e propri sconquassi politici e sociali. Grazie alla stabilità del livello di vita Lukashenko è rimasto al potere lucrando sulla soddisfazione delle generazioni più anziane».
La leader dell\\\'opposizione, Sviatlana Tsikhanouskaya, è fuggita in Lituania.
«La Bielorussia è un paese con un livello democratico e una libertà d\\\'informazione molto bassi, che in questi giorni sono stati ulteriormente ridotti. Negli scontri, per la scorrettezza del voto, sono i giovani a scendere in piazza principalmente nella capitale, ma la grande novità è che le manifestazioni si stanno sviluppando anche nei centri minori. In passato queste crisi sono sempre state superate con la repressione e l\\\'appoggio di gran parte del paese. Adesso bisognerà capire se, davvero, la maggioranza della popolazione sta cambiando opinione perché stanca del dominio di Lukashenko».
L\\\'opposizione in Bielorussia ha consistenza?
«Nel paese è sempre mancata un\\\'opposizione organizzata. La popolazione non vive in una situazione di degrado economico e sociale tale da venire spinta a rischiare la vita per scendere in piazza. Non esiste un sentimento nazionalistico forte come in Ucraina in senso anti russo e non c\\\'è un amore così appassionato per l\\\'Unione europea. Però la stanchezza di un presidente sempre uguale a se stesso, che non sa modernizzare il paese si sta diffondendo».
La Commissione europea ha sollevato «ragionevoli dubbi» sul risultato elettorale. È così?
«Non c\\\'erano osservatori internazionali e l\\\'80% dei voti pare ampiamente esagerato. Lukashenko avrebbe fatto meglio a barare in misura inferiore».
Siamo di fronte a un tentativo di riesumare le rivolte arancioni, con lo zampino occidentale, per cambiare il regime?
«A differenza delle rivoluzioni arancioni di Georgia e Ucraina, in Bielorussia mancano i presupposti ultranazionalisti e anti russi. Non escludo che determinati paesi stiano provando anche in Bielorussia a mettere in piedi una rivoluzione arancione o di altro colore, ma gli appigli sono decisamente minori».
Quali sono i veri rapporti con la Russia di Lukashenko?
«La Bielorussia fa parte di tutte le principali organizzazioni di difesa, politiche ed economiche create da Mosca, ma sempre con una fortissima rivendicazione della propria indipendenza. Lukashenko tende a guardarsi attorno strizzando l\\\'occhio all\\\'Occidente. Dire che sia appiattito sulle posizioni di Mosca o prenda ordini da Putin è sbagliato».
Quindi è vero che Lukashenko vorrebbe avvicinarsi all\\\'Occidente?
«Sta tentando come tutti i governi autoritari di mantenere il potere. In quest\\\'ottica cerca di ottenere investimenti dall\\\'Occidente. Se supererà la crisi continuerà ad ammiccare all\\\'Occidente. Potrebbe mantenere il potere, anche se superato dalla storia».
[continua]