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Reportage
08 settembre 2020 - Prima - Bosnia - Il Giornale
Io tra i profughi disperati “Siamo al confine correte”
Fausto Biloslavo
Cantone di Bihac (Bosnia-Erzegovina)
«Stiamo andando in Italia. Il confine croato è a poche centinaia di metri. A piedi fino a Trieste ci impiegheremo una dozzina di giorni» spiega la «guida» del gruppo di pachistani in cammino nel nord ovest della Bosnia. I migranti illegali si fermano nella boscaglia davanti a uno spazio aperto nella foresta. «Questo è la frontiera. Adesso dobbiamo correre per non farci vedere dalle vedette della polizia croata o intercettare dai droni» ordina la guida pachistana, che si copre il volto con la mascherina anti Covid. La decina di clandestini in fila indiana, con zaini e viveri, fa uno scatto da centometristi in mezzo all\\\\\\\'erba alta e noi dietro. Il gruppetto si infila nella boscaglia croata, ancora più fitta, ma è facilmente entrato nell\\\\\\\'Unione europea. Ora viene la parte difficile. Asif, laureato a Lahore, fa segno di rimanere in silenzio per evitare di venire scoperti dalle pattuglie croate che di notte usano pure le camere termiche. La piccola colonna avanza in mezzo alla vegetazione e ogni tanto si abbassa per nascondersi fra il fogliame. Durante la marcia d\\\\\\\'avvicinamento che è durata un giorno Asif ha raccontato degli altri tentativi andati a vuoto: «Siamo arrivati fino a Lubiana, ma ci hanno preso e riportato in Bosnia. Marciamo sempre nella «giungla» (la boscaglia) evitando i centri abitati. Ben presto abbiamo finito le scorte e siamo stati costretti a mangiare foglie con il ketchup. L\\\\\\\'acqua era quella delle pozzanghere».
Questa volta spera di farcela a percorrere il tragitto clandestino dal cantone di Bihac attraverso la Croazia e Slovenia per arrivare a Trieste o Udine. A un tratto il silenzio è rotto dall\\\\\\\'abbaiare dei cani degli agenti croati che perlustrano il confine. Il gruppetto si sparpaglia e noi a gambe levate corriamo verso la Bosnia.
«Fino a oggi sono arrivati illegalmente in Friuli-Venezia Giulia oltre 4mila migranti, compresi minori non accompagnati veri o finti» dichiara l\\\\\\\'assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti (Lega). Altri 8mila provano ogni giorno a partire dall\\\\\\\' «imbuto» bosniaco della rotta balcanica verso l\\\\\\\'Italia. Molti provenienti da Pakistan, Bangladesh, Afghanistan e pure Marocco e Algeria.
«Non siamo terroristi, ma quando veniamo intercettati, la polizia croata ci riempie di botte. Rompono i telefonini e danno fuoco a zaini, sacchi a pelo e giacconi per evitare che ci riproviamo. Qualcuno è al ventesimo tentativo» spiega il giovane Asif. In apparenza il confine croato è aperto e non sorvegliato. A Bukovlje un inutile cavallo di Frisia con i colori di Zagabria blocca il sentiero sulla frontiera. In altre zone ci sono sbarramenti in cemento, ma scavalcarli è un gioco da ragazzi. Se ti infili per 500 metri nella boscaglia trovi vestiti, bottiglie d\\\\\\\'acqua, spazzolini da denti, scatolette di tonno e carne, confezioni vuote di biscotti e sacchi neri dell\\\\\\\'immondizia per ripararsi dalla pioggia. I bivacchi dei migranti, l\\\\\\\'ultima sosta prima di passare illegalmente la frontiera ed entrare in Europa.
Giorno e notte le strade che portano da Velika Kladusa a Bihac sono percorse da gruppetti o colonne di migranti, anche di cento persone illuminate dai fari delle automobili mentre camminano in fila indiana. Un trentenne affaticato, che si ripara dalla pioggia assieme a cinque amici sotto una specie di fermata dell\\\\\\\'autobus spiega: «Veniamo dall\\\\\\\'Iran e stiamo tentando the game (il gioco)» come viene chiamato il tragitto clandestino fino all\\\\\\\'Italia.
Lungo i percorsi dei migranti i bosniaci hanno tappezzato di adesivi i cartelli segnaletici. Teschio e tibia incrociate con scritto in inglese e arabo «Game is over», il gioco è finito, «immigrati tornate a casa!! Velika Kladusa non è più un posto sicuro per voi». Tutti utilizzano l\\\\\\\'app maps.me, che funziona senza internet, per seguire il percorso del «gioco». Yusuf, un marocchino che ha provato 12 volte a raggiungere l\\\\\\\'Italia vuole andare a Milano assieme a Jawad con amici a Foggia e Mohammed che ha parenti a Massa Carrara. Sulle colline di Glinica cantano «I love Italia» e poi si infilano in un rudere attivando l\\\\\\\'app. Da una finestra senza vetri Mohammed mostra un puntino sulla mappa del cellulare indicando la foresta di fronte: «È il confine. Siamo a 400 metri dalla Croazia».
Mohammed, professore siriano con i baffi rasati alla salafita, si mette in marcia da solo con due zaini e sacco a pelo. «Sono un rifugiato - giura - Entro in Croazia per venti chilometri e poi chiamo un\\\\\\\'organizzazione umanitaria per chiedere aiuto».
Poche le famiglie che percorrono il difficile viaggio clandestino. La madre palestinese di sei bimbi vorrebbe passare il confine con il passeggino. Quattro marocchini con i piedi doloranti, respinti dai croati, la prendono con filosofia: «Bad life» esordisce uno allargando le braccia. Un altro non ha dubbi: «Italia amore mio, torneremo a provarci, se Allah vuole».
[continua]

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16 luglio 2019 | Tg4 | reportage
Bosnia, Lampedusa terrestre
In Bosnia, una gigantesca Lampedusa terrestre, arrivano un centinaio di migranti al giorno. E si incamminano verso il nostro paese per entrare in Europa 00. 12 - “Non ho documenti. Tutti noi del Bangladesh adesso andiamo in Italia” E prima di affrontare i dieci giorni di viaggio soprattutto a piedi consultano le mappe con i campi minati della guerra nell’ex Yugoslavia Uno dei punti di partenza è questa tendopoli allestita dalle autorità a Vucjak nella Bosnia nord occidentale La croce rossa locale fa quelle che può distribuendo viveri per circa 500 migranti in gran parte pachistani e addirittura nepalesi, che tentano più volte di arrivare a Trieste 00.50 “Sono dell’Afghanistan e sto viaggiando da 4 anni per venire in Europa. Ieri sono stato deportato dalla Slovenia di nuovo in Bosnia” E la tensione è alle stelle con scontri etnici fra i migranti. Secondo la polizia locale sono stati registrati negli ultimi mesi 489 incidenti spesso per soldi o telefonini Soprattutto a Bihac dove i migranti si incontrano per strada 1.23- “Chi ti ha assalito. Chi?” “Penso afghani e pachistani” “Altri migranti?” “Altri migranti” Al campo di Vuciak, che significa tana del lupo, l’acqua arriva con le autopompe. Solo nel cantone di Bihac, sul confine più a nord ovest con la Croazia, ci sarebbero 4500 migranti in 5 centri e altri in sistemazioni private. Li aiutano anche alcune volontarie italiane 1.53 - Mirian Ong delle Acli

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08 aprile 2015 | TG5 | reportage
Bandiere nere in Bosnia e minacce al Papa
In Bosnia, ad un passo dall’Italia, sventolano le bandiere nere dell’Islam che ricordano quelle dei tagliagole che combattono in Siria. Sperduti fra boschi e colline non sono pochi i villaggi roccaforti dei salafiti, come Osve dove sembra di vivere in un emirato talebano con le donne coperte dalla testa ai piedi. Fra le case di Osve, una volta villaggio serbo, sventola la bandiera nera. Il figlio di Hamdo, Emrah Fojnica, si è fatto saltare in aria a 23 anni. Assieme a lui sarebbero partiti da quest’area una ventina di mujaheddin. Per raggiungere i villaggi roccaforte degli estremisti bisogna percorrere strade neppure segnate sulle mappe. Il rappresentante di Gornja Maoca spiega così la presenza delle bandiere nere. Secondo Edis Bosnic, barbone islamico d’ordinanza, ”la bandiera e la scritta è una testimonianza di fede che dice "Non c'è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta”. Peccato, però, che sia anche il vessillo usato dai tagliagole. I bambini giocano con i kalaschnikov di legno. Da queste case è partito per la Siria, uno dei leader dei combattenti bosniaci, Nusret Imamovic, sulla lista nera americana dei terroristi. Dragan Lukac, il ministro dell’interno della Repubblica serba in Bosnia, lancia l’allarme: Abbiamo delle informazioni su possibili minacce dei radicali islamici per la visita del Papa, il 6 giugno, ci sono commenti on line sul fatto che non ha nulla a che fare con Sarajevo - rivela il ministro - convinto, però, che la polizia bosniaca garantirà la massima sicurezza alla visita. Husein Bosnic detto Bilal è sotto processo a Sarajevo con l’accusa di arruolare i volontari della guerra santa che dall’Europa, compresa l’Italia, vanno a combattere in Siria. E non solo....

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18 luglio 2019 | Tg4 | reportage
Il "gioco" della rotta balcanica
(are you going to play the game?) Il “gioco” così i migranti della rotta balcanica chiamano il viaggio clandestino dalla Bosnia all’Italia Ale Siljdedic portavoce polizia Negli ultimi due anni sono passati nel nostro cantone dai 15mila a 20mila migranti La Bosnia è un imbuto con almeno 8mila migranti, come questi algerini, giunti dalla Turchia che ogni giorno cercano in qualsiasi modo di arrivare nell’Unione europea L’autista compiacente che ha fatto pagare il biglietto il doppio scarica i migranti all’incrocio per la Croazia Prima del calare del buio i migranti si fermano per rifocillarsi a un passo dalla casa di un bosniaco che ha lavorato per anni in Italia (Edin Brkic) Vicino al confine i migranti si nascondono in case diroccate e marciano di notte per avvicinarsi ai punti di passaggio Come questo valico apparentemente non sorvegliato, ma i croati usano le camere termiche per individuare nel buio i clandestini I migranti ci provano anche di giorno a raggiungere la Croazia infilandosi nelle piantagioni di mais per non farsi vedere e nei campi aperti si mettono a correre nella speranza di non venire notati dalle pattuglie croate, che hanno a disposizione anche droni i croati, se intercettano i migranti li rimandano in Bosnia sequestrandogli tutto, pure le scarpe Siamo arrivati alla frontiera con l’Europa in mezzo alla boscaglia

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