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13 gennaio 2021 - Copertina - Italia - Panorama
Vaccini indietro tutta
Per arrivare all’immunità di gregge entro il 2021 con almeno il 70 per cento della popolazione vaccinata bisognerebbe somministrare ogni giorno, compresi i festivi, e tutto l’anno, almeno 151.098 dosi (altre stime parlano di 225 mila). Dal V-day del 27 dicembre alla mattina del 7 gennaio sono state iniettati 321.077 vaccini anti Covid. Se calcoliamo solo la prima settimana del nuovo anno la media giornaliera è di poco più di 45mila dosi. L’annuncio del super commissario Domenico Arcuri di 21,5 milioni di italiani vaccinati entro fine maggio (143mila al giorno) sembra una chimera. Per non parlare della lotteria dei vaccini non ancora approvati e delle consegne a singhiozzo o in ritardo dei primi due (Pfizer e Moderna). La «più grande campagna vaccinale della storia», come l’ha battezzata il governo, rischia di avanzare nella totale incertezza.
«Appena partiti siamo già indietro. C’è un grosso punto di domanda su quando arriverà effettivamente il grosso delle dosi. E di fatto manca la road map, un piano preciso della vaccinazione di massa» spiega una fonte militare di Panorama coinvolta nell’operazione Eos per l’immunità di gregge. La spada di Damocle sono i ritardi nelle autorizzazioni e sperimentazioni di alcuni vaccini, che costituiscono l’ossatura delle forniture italiane con 134 milioni di dosi su un totale di 202. La Difesa, anche se non lo ammette ufficialmente, è preoccupata delle gestione della madre di tutte le battaglie contro il virus di Arcuri, che ha annunciato: «Se immunizzeremo meno di 65 mila persone al giorno sarà un fallimento».

PARTENZA INCERTA
(ho tagliato il primo capoverso) Il piano italiano di vaccinazione è «un aereo fatto di cartone, che non riesce a decollare» denuncia Antonio De Palma, presidente del Sindacato nazionale infermieri Nursing Up. All’esordio le Regioni sono partite al rallentatore e in ordine sparso. Alla scadenza della prima settimana il Veneto era oltre l’86% di somministrazioni rispetto alle dosi consegnate, la Toscana quasi all’80%, la Lombardia al palo con il  21,5% e fanalino di coda la Sardegna con il 18,5%.  
(ho tagliato un capoverso) Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, ha dichiarato: «Griderò allo scandalo se il 6 gennaio le 469.950 dosi della prima settimana non saranno state usate tutte». Alla mattina del 7 gennaio le dosi utilizzate erano 321.077, ben 148.873 in meno. E stava arrivando il secondo lotto settimanale di 470 mila vaccini della Pfizer-BioNtech. In realtà sono state consegnate meno della metà. Nonostante le assicurazioni della società il timore è che Pfizer stia dirottando forniture su paesi extra europei che pagano di più.
(ho tagliato un capoverso)
La partenza al rallentatore dei primi giorni è migliorata un po’ portandoci al secondo posto in Europa per somministrazione. L’incertezza, però, rimane e si concentra sui ritardi nelle sperimentazioni e autorizzazioni dei vaccini ordinati dalla Commissione europea per l’Italia. Secondo il «piano strategico» del governo del 12 dicembre, AstraZeneca dovrebbe consegnare da gennaio, nei primi sei mesi, 40,38 milioni di dosi. Il vaccino, però, è ancora in fase di approvazione da parte dell’Ema, l’ente europeo del farmaco. Si spera nel via libera a fine mese. Piero Di Lorenzo, amministratore delegato della società Irbm di Pomezia, che partecipa al progetto, assicura a Panorama: «Per ora il ritardo nell’autorizzazione non inficia la produzione di tre miliardi di dosi annunciate da AstraZeneca per il 2021». E aggiunge: «Ho promesso al ministro della Sanità che siamo disponibili a produrre a Pomezia, nonostante il nostro sia un centro di ricerca, 10 milioni di dosi in più».
Il problema è che anche gli altri pezzi forti nelle forniture sono in ritardo: Johnson & Johnson, che dovrebbe fornire 53,8 milioni di fiale, ha concluso i test clinici di fase tre solo il 2 gennaio e adesso seguirà l’iter dell’approvazione. La Sanofi ha già annunciato lo slittamento del vaccino (40,38 milioni per l’Italia) al 2022. E non si hanno notizie certe di quello Curevac (30,28 milioni di dosi), che doveva venire consegnato dal primo trimestre. Nella lotteria dei vaccini l’approvazione ottenuta da Moderna il 6 gennaio servirà a poco. Per il primo trimestre le forniture previste sono di 1.3 milioni di dosi rispetto ai 16,1 milioni di AstraZeneca, che il 7 gennaio non aveva ancora la luce verde.
L’Ue ha prenotato oltre un miliardo di dosi da sei diverse case farmaceutiche, ma al via del piano vaccinale poteva contare solo su 300 milioni di fiale garantite dalla Pfizer. Ugur Sahin, a capo della consociata BioNTech, ha lanciato l’allarme: «Si è creato un gap perché non sono stati approvati altri prodotti e noi dobbiamo coprire il buco con i nostri». Bruxelles è corsa ai ripari con nuovi ordini, ma nonostante l’impegno formale dei 27 Paesi Ue a non acquistare vaccini in maniera autonoma, la Germania ha comprato 30 milioni di dosi dalla Pfizer al di fuori delle quote assegnate dalla Commissione europea.
«La scienza ha prodotto un miracolo che nessuno poteva immaginare: un vaccino sicuro ed efficace in 11 mesi. Non si può neppure immaginare che questo sforzo venga vanificato da ritardi organizzativi. Aspettiamo ancora a giudicare, ma nessun ritardo può essere tollerato, ogni giorno che passa significa gente che muore» dice a Panorama il virologo Roberto Burioni.

UNA SPERANZA REMOTA
Nella prima fase partita a gennaio devono essere immunizzati gli operatori sanitari, il personale e gli ospiti delle Rsa. Il commissario Arcuri ha spiegato che «a febbraio partiremo con chi ha più di 80 anni, oltre 4 milioni. Poi saranno vaccinati gli anziani dai 60 agli 80 (13.423.005, ndr), forze dell’ordine, insegnanti e personale scolastico». Entro fine marzo 5,9 milioni di italiani dovrebbero essere immunizzati salendo a 13,7 a fine aprile. Quando ci saranno 120 milioni di dosi «sarà avviata la campagna di massa» dice Arcuri «che speriamo di concludere in autunno». Speranza remota se andiamo avanti così. All’inizio di gennaio Israele aveva già vaccinato 1.244.000 persone e in percentuale alla popolazione siamo stati surclassati pure da Bahrein, Emirati arabi e Islanda.
Per ora i punti di somministrazione sono 300 rispetto ai 1.500, uno ogni 40 mila abitanti, che serviranno a pieno regime, e Arcuri già scarica le responsabilità sulle Regioni. Il governatore della Liguria Giovanni Toti non ci sta e denuncia i «pasticci sulle siringhe. Ci hanno mandato quelle sbagliate e stiamo usando le nostre. Non si sa quanto personale hanno arruolato e il sistema informatico per il censimento dei vaccinati lo stanno studiando ora». Altre siringhe sbagliate sono state inviate in Lombardia e nelle Marche.
(ho tagliato un capoverso) Per le fasi due e tre della vaccinazione di massa il vicepresidente del Friuli-Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, sottolinea le incognite: «La domanda è quanti accetteranno di farlo e quante dosi saranno realmente a disposizione. E come verrà convocata la popolazione. Per non parlare del personale addetto alla somministrazione, che dovrebbe arrivare. Per ora usiamo il nostro distraendolo dagli ospedali, il vero fronte contro il virus».
Un concorso per 15 mila medici, infermieri e specializzandi, da impiegare nella campagna vaccinale, è stato bandito due settimane prima del V-day. In 22 mila hanno risposto e Arcuri garantisce che i primi 1500 assunti con contratto precario saranno operativi il 20 gennaio.

NO ALLA PROTEZIONE CIVILE
«Arcuri ha tagliato fuori la Protezione civile, che è fatta apposta per emergenze come la pandemia» conferma un militare impegnato nel piano Eos della Difesa in appoggio alla campagna di vaccinazione. Il super commissario è riuscito a relegare in un angolo Angelo Borrelli, capo della Protezione civile dal 2017, che all’inizio della pandemia sciorinava in televisione le cifre quotidiane delle vittime del virus. «Faceva ombra ad Arcuri ed è stato messo da parte, ma la Protezione civile dovrà essere coinvolta nella fase di vaccinazione di massa a cominciare dal livello logistico in collaborazione con l’esercito» sottolinea la fonte di Panorama.
La Difesa ha scelto come hub nazionale, per la distribuzione di vaccini, la base aerea di Pratica di mare. «È un grande spot: gli aerei della Dhl con le dosi sono atterrati a Roma-Ciampino e distribuiti via terra dai furgoni della Pfizer che garantiscono la catena del freddo» fa notare la fonte militare. Il grosso delle forniture iniziali sta arrivando via terra dallo stabilimento Pfizer in Belgio. «Oltre al fatto che non ci occupiamo del mantenimento dei vaccini ultrafreddi  - continua - facendoli passare tutti per Roma, si allunga la catena logistica».
Non a caso il 27 dicembre, il V-day, è stata organizzata una dispendiosa sceneggiata mediatica. Il giorno prima era arrivato il primo furgone della Pfizer dal Brennero scortato fino alla capitale. Lo smistamento di poche scatole con le dosi (sei per volo con 7.200 fiale in totale) è stato organizzato con ben cinque aerei (due C-27J dell’Aeronautica, due Dornier Do. 228 dell’Esercito e un P-180 della Marina). Il C-27J può trasportare 11 tonnellate e mezza di materiale e costa 11 mila euro l’ora. Per gli altri velivoli più piccoli utilizzati, da parte della marina e dell’esercito, la spesa si aggira sui 5 mila euro all’ora. Se calcoliamo personale e manutenzione, il grande spot è costato mezzo milione di euro. Peccato che subito dopo abbiamo dovuto fare i conti con la realtà delle somministrazioni a rilento e delle mancate consegne dei vaccini ancora non autorizzati.

TRA NO-VAX E TERZA ONDATA
Il dato più incerto della campagna vaccinale è quanti italiani accetteranno di iniettarsi la dose per l’immunità. Diversi sondaggi delle ultime settimane indicano che fra il 25 e il 35 per cento della popolazione non si fida ancora del vaccino. Swg rivela come il 34 per cento sia contrario a immunizzarsi, anche se il 21 per cento alla fine lo farebbe se fosse obbligatorio.
In Friuli-Venezia Giulia, sulle 56 mila persone previste nella fase iniziale della vaccinazione, 15 mila non hanno aderito nell’arco della prima settimana. La concentrazione dei no-vax risulta maggiore fra i giovani e fra gli elettori del movimento grillino. «Negli spogliatoi scoppiano vere e proprie baruffe fra infermieri su chi si vaccina e chi lo considera insicuro e non vuole farlo» racconta un medico di un grande ospedale del Nord Est.
Situazione preoccupante, che non sembra tener conto del pericolo di una terza ondata considerata ormai certa da virologi come Fabrizio Pregliasco dell’Università degli Studi di Milano. Se, o meglio quando arriverà, la nuova mazzata del virus rischia di essere un ulteriore ostacolo alla vaccinazione di massa.    n
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“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
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Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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