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24 maggio 2023 - Prima - Tunisia - Il Giornale
Il video: migranti in Italia trainati da finti pescatori
La promozione gira su Tik Tok.
Brevi video che pubblicizzano i barchini in ferro messi insieme in Tunisia per la traversata verso l’Italia. La novità è che sono trainati dai pescherecci fino alle acque di ricerca e soccorso del nostro paese. Poi i «pescatori» danno l’allarme e la Guarda costiera è costretta a intervenire portandoli a Lampedusa. Nel primo video si vede un barcone in ferro carico di subsahariani con le camere d’aria delle gomme d’auto usate come salvagente.
La carretta è trainata da un peschereccio tunisino con tanto di canti tradizionali di sottofondo. Un altro video mostra un barchino appena assemblato con delle bandierine italiane e il costo in sovrimpressione: 13mila dinari tunisini forse per tutto lo scafo. L’equivalente di 3800 euro, un po’ alto, rispetto ai 400-600 euro che pagano realmente i migranti subsahariani.
«Da settembre usano questi barchini con lamiere in ferro saldate e schiuma espansa per tenerle insieme. Un natante low cost, ma estremamente pericoloso. Oltre i 40 migranti a bordo sono a rischio naufragio» spiega il tenente di vascello Gaetano Roseo comandante della capitaneria di Lampedusa.
Il terzo video mostra una panoramica del mar Mediterraneo filmata da un’imbarcazione in navigazione, che traina un barchino in ferro. L’ultimo video con 6386 like immortala una fila di migranti che si imbarcano accompagnati da una melodia africana.
La Guardia costiera ha notato più volte il coinvolgimento dei «pescatori» tunisini anche di notte. I pescherecci sono illuminati a giorno e ciondolano in mezzo al mare apparentemente per segnalare la presenza dei barchini.
Spesso sono sempre gli stessi. Il fondato sospetto è che i migranti siano nascosti sotto bordo trainando il barchino fino alle acque internazionali. Poi vengono fatti salire sulla bagnarola in ferro verso l’area Sar, di ricerca e soccorso italiana. Oppure li «scortano» dalla Tunisia indicando al rotta e fornendo appoggio. Una volta lanciato A RISCHIO DELLA VITA NEL MEZZO DEL MEDITERRANEO Due frame di alcuni video che girano sui social per pubblicizzare il viaggio della speranza in direzione Italia. Barchini fatiscenti, di ferro, saldati alla buona, vengono trainati da pescatori tunisini fasulli che poi li abbandonano in acque internazionali. Poi partirà la telefonata di soccorso e, o la Guardia costiera o le Ong, trasporteranno i clandestini in un porto sicuro in Italia Dalla Tunisia sono partite poco meno di 25mila persone dall’inizio dell’anno; dalla Libia 18.561. Il boom s’è registrato ad aprile l’allarme il gioco è fatto: i pescherecci aspettano l’arrivo della motovedette.
Poi recuperano il motore fuoribordo, talvolta lo stesso barchino che riutilizzano per il prossimo giro.
Il 28 aprile un peschereccio ha addirittura speronato un barchino per recuperare il motore prima del salvataggio.
Una bambina di quattro anni è caduta in mare scomparendo fra i flutti. La gendarmeria tunisina ha arrestato il comandante.
Un video girato in marzo e consegnato all’autorità giudiziaria mostra un soccorso multiplo con diversi barchini e naufraghi in mare. Un peschereccio tunisino si affianca ad un natante di ferro. Pur di prendersi il motore fuoribordo lo fa affondare con tutti i migranti ed i soccorritori urlano «bastardo, bastardo».
La Guardia costiera italiana vorrebbe iniziare un controllo mirato dei pescherecci per capire se fanno il loro lavoro oppure sono, di fatto, dei trafficanti o facilitatori. Il 23 febbraio la Guardia di Finanza ha fermato l’equipaggio di un peschereccio considerato «nave madre», che trainava verso le isole Pelagie, un’imbarcazione di ferro senza motore con a bordo 11 migranti.
«Abbiamo rintracciato la nave madre dopo la segnalazione dell’agenzia europea Frontex che ha intercettato il peschereccio mentre entrava in acque italiane» aveva dichiarato il colonnello della Guardia di Finanza Alessandro Bucci, comandante del reparto operativo aeronavale di Palermo. Tre «pescatori» tunisini sono stati arrestati, ma poi rilasciati perché sostenevano di «aver soccorso i migranti».
Il flusso principale di arrivi parte dalla Tunisia e i barchini di ferro soprattutto da Sfax. Gli sbarchi totali dall’inizio dell’anno al 19 maggio sono 45.808, due volte in più rispetto allo stesso periodo del 2022. Dalla Tunisia sono 24.999 fino al 15 maggio e dalla Libia 18.561. Le Ong hanno recuperato il 20,6 % dei migranti partiti dalla Tripolitania.
In aprile si è registrato il boom con 14.507 arrivi rispetto ai 3.939 dello scorso anno. Questo mese i numeri sono, per ora, in calo a causa delle condizioni pessime del mare. Il 6 maggio, però, sono sbarcati 1.359 in sole 24 ore. Quattro giorni fa sono arrivati tre pescherecci nello Jonio: due dalla Turchia e uno da Bengasi con 950 persone a bordo in totale. I siriani, veri profughi di guerra, sono al settimo posto nella classifica delle nazionalità. In testa ci sono i migranti dalla Costa D’Avorio (7.380) seguiti da quelli della Guinea, dell’Egitto, del Bangladesh e dal Pakistan, tutti illegali. E in gran parte partiti con i barchini di ferro dalla Tunisia con l’aiuto dei «pescatori».
[continua]