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Articolo
21 dicembre 2010 - Il Fatto - Mondo - Il Giornale
Palazzo Chigi smentisce Wikileaks "Nessun depistaggio sul caso Calipari"
L’ultima rivelazione di Wikileaks chiama in causa l’allora ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, sul caso Calipa­ri, ma il governo italiano smentisce sec­camente. Secondo un cablogramma se­greto del 3 maggio 2005, firmato dall’am­basciatore Usa a Roma, Mel Sembler, gli italiani volevano stoppare qualsiasi in­chiesta parlamentare e la stessa magi­stratura lasciandosi «alle spalle» la tragi­ca fine di Nicola Calipari. Il numero due del Sismi, il servizio segreto all’estero, venne ucciso per sbaglio da un soldato americano mentre riportava a casa la giornalista del Manifesto Giuliana Sgre­na, che era stata presa in ostaggio in Irak.
«Ancora una volta i resoconti di Wiki­leaks attribuiti all’ambasciatore ameri­cano in Italia corrono il rischio di accre­ditare posizioni esattamente contrarie alla verità» si legge in una nota di Palaz­zo Chigi. «Le valutazioni personali di di­plo­matici americani a Roma si sono tra­sformate
in presunte “posizioni ufficia­li” che il governo ita­liano non ha invece mai assunto» conti­nua la nota.
I fatti provano il contrario, secondo l’esecutivo,a comin­ciare dalla «relazio­ne co­n la quale il go­verno si è dissociato
dalle conclusioni dell’inchiesta ame­r­icana sul caso Cali­pari ».
Relazione che è
stata presentata agli americani in antici­po da uno stuolo di personalità, a co­minciare dall’allora ministro degli Este­ri, Gianfranco Fini. Oltre a Fini l’amba­sciatore Sembler si è trovato di fronte il sottosegretario Gianni Letta, il nostro rappresentante negli Usa Gianni Castellaneta, il capo del Sismi Nicolò Pollari e altri funziona­ri.
Secondo il lungo cablogramma segre­to di Sembler «Il governo»italiano«bloc­c­herà i tentativi delle commissioni parla­mentari di aprire indagini» nonostante le richieste dell’opposizione. Non solo: «Gli investigatori italiani non hanno tro­vato prove che l’omicidio è stato inten­zionale: questo punto è specificatamen­te destinato a scoraggiare altre indagini della magistratura. (Nota: i nostri contat­ti hanno messo in guardia che i magistra­ti italiani sono famigerati per forzare le leggi ai loro scopi, quindi resta da verifi­care se la tattica avrà successo)».
Però la relazione italiana, pur parlan­do di fatalità, attribuiva la morte di Cali­pari allo stress e all’impreparazione dei soldati americani al posto di blocco do­ve è stato ucciso il numero due dei servi­zi. In contrasto con quella americana. Nel cablogramma, oltre a un’auspicata telefonata fra il presidente americano George W. Bush e Berlusconi l’amba­sciatore Sembler chiede a Washington di «considerare una chiamata del Segre­tario di Stato (Usa) a Fini per conferma­re che condividiamo il desiderio italia­no di lasciare l’incidente ( la morte di Ca­­lipari,
nda ) alle spalle».
www.faustobiloslavo.eu

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16 giugno 2016 | Tgcom24 | reportage
Gli occhi della guerra, l’arte imperitura del reportage
Presentazione Gli occhi della guerra e del documentario "Profughi dimenticati" dal nord dell'iraq

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18 ottobre 2019 | Sna | reportage
100 anni degli agenti di assicurazione
Il palco del Centenario Sna ha accolto anche Fausto Biloslavo, oggi certamente il più famoso e tenace reporter di guerra. Attraverso fotografie e filmati tratti dai suoi reportage nelle zone dei conflitti, Biloslavo ha raccontato la sua vicenda professionale, vissuta fra pericoli e situazioni al limite del disumano, testimonianfo anche l’orrore patito dalle popolazioni colpite dalla guerra. Affrontando il tema del coraggio, ha parlato del suo, che nonostante la quotidiana esposizione della sua vita a rischi estremi gli permette di non rinunciare a testimoniare la guerra e le sue tragiche e crudeli conseguenze. Ma il coraggio è anche di chi la guerra la subisce, diventando strumento per l’affermazione violenta delle ragioni di parte, ma non vuole rinunciare alla vita, alla speranza. E lottare per sopravvivere richiede grande coraggio. Sebbene possa sembrare un parallelo azzardato, lo stesso Biloslavo, spiega che il coraggio è sostenuto dalla passione, elemento necessario in ogni attività, in quella del reporter di guerra come in quella dell’agente di assicurazione. Il coraggio serve per cominciare da zero, ma anche per rialzarsi quando si è colpiti dalle difficoltà o per adattarsi ai cambiamenti, è il messaggio di Biloslavo alla platea del Centenario.

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12 ottobre 2017 | Tele Capodistria | reportage
Gli occhi della guerra
"Gli occhi della guerra" sarà questo il tema della prossima puntata di Shaker, in onda venerdì 13 ottobre alle ore 20. Nostro ospite FAUSTO BILOSLAVO, giornalista di guerra che, in oltre 35 anni, ha vissuto e raccontato in prima persona la situazione su tutti i fronti più caldi: Libano, Afghanistan, Iran, Iraq, ex Jugoslavia... e ultimamente Ucraina, Libia, Siria... Cosa vuol dire fare il reporter di guerra? Com'è cambiato questo "mestiere"? Perchè è ancora così importante? Come mai tanti giovani vogliono farlo? Quali consigli dargli? Tante le domande cui cercheremo di dare risposta. If you LIKE it, please SHARE it!!!

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25 agosto 2010 | Radio 24 | intervento
Mondo
Professione: Reporter di guerra
"NESSUN LUOGO E' LONTANO" è il nuovo programma di approfondimento di esteri di Radio 24. Giampaolo Musumeci parla della professione reporter. Come si racconta la guerra? Esiste un modo giusto? Come si fa il giornalista di guerra e come è cambiato il mestiere? Le testimonianze di chi lo ha fatto per anni e chi lo fa tuttora.

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08 dicembre 2010 | Nuova Spazio Radio | intervento
Mondo
La fronda di Wikileaks
Oltre alle manette Julian Assange, fondatore di Wikileaks, deve preoccuparsi delle diserzioni della sua ciurma di pirati informatici e sostenitori. Negli ultimi mesi Assange ha perso per strada il suo braccio destro, il tedesco Daniel Domscheit-Berg ed Herbert Snorrason, il giovane hacker che teneva in piedi il sito nel “rifugio” islandese. Domscheit-Berg, ex hacker, è stato il principale portavoce di Assange per tre anni, con il nome falso di Daniel Schmitt. Ispiratore del Chaos computer club, una comunità di pirati informatici, ha cominciato ad entrare in rotta di collisione con il capo per le rivelazioni dei rapporti militari sulla guerra in Afghanistan. Non solo: Wikilekas sta operando in maniera così segreta da assomigliare sempre più alle intelligence che intende mascherare. In Islanda la perdita più grave è quella della parlamentare Birgitta Jonsdottir, un’entusiasta della prima ora di Wikileaks. La deputata. che andrebbe d’accordo con Beppe Grillo, si batte per far passare una legge che trasformerebbe l’isola nel miglior rifugio per gente come Assange. Anche molte associazioni noprofit hanno preso le distanze, quando ha pubblicato i documenti della guerra in Afghanistan. Il discusso guru informatico non ha voluto emendare i nomi dei collaboratori della Nato, che adesso rischiano la vita. Prima fra tutti, a mollare l’australiano, è stata l’organizzazione di giornalisti, che pende a sinistra, Reporter senza frontiere.

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