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23 dicembre 2012 - Interni - India - Il Giornale
Ecco le condizioni capestro imposte dai giudici indiani
Il governatore del Kerala scarica su Delhi la «colpa» di aver concesso ai ma­rò la «licenza» natalizia ed il leader dei comunisti locali ha fatto di tutto per bloccare la partenza dei fucilieri di ma­rina.
Il Giornale è in possesso delle 21 pagine dell'ordinanza che ha permes­so a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre di partire. Gli affidavit dei no­str­i rappresentanti diplomatici accetta­no tutte le condizioni imposte dal giudi­ce P. Bhavadasan impegnando l'Italia, senza via di scampo, a farli tornare in In­dia il 10 gennaio. La lettera del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, al governo di Delhi, più volte citata è stata secretata. Ieri mentre i marò sbarcavano a Ro­ma il governatore del Kerala, Oommen Chandy, ha scaricato la patata bollente sul governo centrale. «Quando la ri­chiesta di una licenza per Natale è stata presentata- ha dichiarato- ci siamo su­bito espressi in modo fortemente con­trario. Ora spetta al governo centrale fa­re in modo che i due ritornino».
Si scopre che uno dei più noti leader dell'opposizione comunista, V. S. Achuthanandan, aveva presentato un
 ricorso in extremis alla Corte suprema di Delhi per bloccare la partenza dei marò. I comunisti sono una forza stori­ca nel Kerala e hanno sempre cavalca­to il caso politicamente. Achuthanan­dan, ex governatore dello stato india­no, è volato nella capitale, ma la Corte suprema ha rigettato la richiesta per­chè mancava un documento.
Nelle 21 pagine dell'ordinanza che concede la licenza si sentenzia che la «Repubblica italiana è responsabile» per i marò «fino al loro ritorno in In­dia ». Latorre e Girone «saranno sotto il costante controllo, custodia, supervi­sione e tutela della Repubblica italia­na ». Non solo: il nostro Paese ha «garan­tito che assumerà tutte le azioni neces­sarie,
 all'interno dei poteri costituzio­nali, per garantire» che i marò «torne­ranno in India». Negli affidavit allegati l'ambasciatore uscente, Giacomo San­felice ed il console italiano Giampaolo Cutillo, oltre ai due marò, giurano di ob­bedire «incondizionatamente a tutte le condizioni della Corte». I diplomati­ci garantiscono che i fucilieri del San Marco saranno «sotto opportuna sor­veglianza durante il viaggio, in Italia e nel ritorno in India entro le 3 di pome­riggio del 10 gennaio 2013».
Il giudice scrive che lo stato del Kera­la si «è opposto con veemenza»alla con­cessione della licenza. Il procuratore statale sapendo che in Italia è aperta un'inchiesta sui due marò teme che una volta giunti in patria «potrebbero venir arrestati». Oppure non torneran­no più come è capitato «con due france­si autorizzati a rientrare» a casa «sulla base di un impegno del governo» di Pa­rigi «che poi sono spariti rendendo im­possibile il processo». Il riferimento è
 ad un caso di spionaggio del 1996 quando nel solito porto di Kochi vennero arrestati quattro stra­nieri, a bordo di uno yacht, con l'accu­sa di raccogliere informazioni sulle in­stallazioni navali. Dopo un anno i due francesi, Francois Clavel ed Elle Philip­pe, hanno presentato una richiesta di permesso simile a quella dei marò e non sono mai più tornati in Kerala. Il ve­ro asso nella manica che ha convinto il giudice è stata la seguente dichiarazio­ne del rappresentante dello stato cen­trale: «In base alle eccellenti relazioni fra la Repubblica dell'India e la Repub­blica italiana» si invita il magistrato «a tenere nella dovuta considerazione» la richiesta di permesso natalizia.
Le condizioni «capestro», per due set­timane di permesso, sono elencate da pagina 15  in poi, compresa la cauzione di «60 milioni di rupie (826mila euro,
 ndr )». Oltre all'obbligo per le nostre «autorità competenti, che devono ga­rantire la sorveglianza dei richiedenti (i marò, ndr ), di fornire i loro indirizzi, numeri di cellulare ed (i dettagli) dei movimenti in Italia» alla polizia di Ko­chi.
www.faustobiloslavo.eu 
[continua]

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