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Articolo
24 dicembre 2012 - Esteri - India - Il Giornale |
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Dilemma italiano sui marò: è giusto rispettare i patti? |
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre hanno trascorso la prima domenica in famiglia, dopo dieci mesi di disavventura indiana. Quindici giorni passano presto e a Roma ci si comincia a chiedere cosa fare veramente quando scadrà il tempo concesso dall'Alta Corte del Kerala. Il Giornale ha parlato con una fonte che segue il caso da vicino: «Nessuno ha la certezza che la Corte suprema di Delhi si pronuncerà entro il 10 gennaio, quando i marò dovrebbero tornare in India. E tantomeno è certo che la sentenza sia favorevole all'Italia». Il dilemma è semplice: rispettare i patti e rimandare i fucilieri del San Marco a Kochi con il rischio che vada a finir male oppure rispondere all'ingiustizia indiana con la legge del taglione tenendo i marò in Italia. In questocaso non farebbero una figura barbina solo i diplomatici che hanno giurato il contrario, ma la Repubblica italiana che attraverso i loro affidavit si è impegnata a rispettare «tutte le condizioni ». La situazione è ancora più fragile a causa delle dimissioni del governo. «Difficile che qualcuno si assuma decisioni politiche importanti nei confronti dell'India prima delle elezioni » spiega la fonte del Giornale . L'unico spiraglio è che a Delhi, da un paio di mesi, c'è il nuovo ministro degli Esteri, Salman Khurshid, più giovane, attivo e con maggiore forza politica nell'opporsi alle pressioni «leghiste» dello stato del Kerala. Il timore è che la «vacanza» di Natale venga considerata un contentino all'Italia, come è stata la libertà su cauzione a Kochi. L'India continua a dare segnali positivi «troveremo una soluzione, ne verremo fuori»,ma non dice come, in quanto tempo, con condanna o meno. Per questo Palazzo Chigi ha sul tavolo una nuova strategia meno morbida con 9 possibili mosse. La più forte, ma con tempi biblici, è la denuncia di Delhi alla Corte internazionale dell'Aja che dirime i contenziosi fra Stati. Le rappresaglie immediate, se i marò torneranno in India e si andasse verso il processo, sono «contrastare Delhi nelle assisi internazionali quando gli indiani vogliono esserne eletti a capo, far passare la loro linea o anche prendere la parola». Nel frattempo la pausa natalizia ha permesso a Latorre di riabbracciare l'anziana madre a Taranto, che non vedeva da febbraio. Sabato sera, prima di tornare alle loro abitazioni con le rispettive famiglie, i due marò hanno salutato i commilitoni del Reggimento San Marco a Brindisi. Il Codacons, a caccia di pubblicità, ha inviato un esposto alla Corte dei Conti per le spese sopportate dallo Stato italiano in questi ultimi mesi, a cominciare dalla cauzione di 826mila euro della «licenza» natalizia. «In assenza di una sentenza di assoluzione le spese dello Stato per i due militari (cauzione, volo militare, picchetto d'onore, ecc.) appaiono assolutamente ingiustificate, e potrebbero rappresentare uno sperpero di soldi pubblici» sostiene il Codacons. Ieri Girone si è limitato a ringraziare «le istituzioni, il governo e anche l'India che ci ha concesso di trascorrere a casa un periodo di festa. Vi chiediamo solo di lasciarci trascorrere questi giorni sereni e tranquilli. Buon Natale a tutti». www.faustobiloslavo.eu |
[continua] |
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.
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10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.
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17 dicembre 2012 | Zappingduepuntozero | intervento |
India
La saga dei marò
Un'analisi fuori dai denti di dieci mesi di linea morbida che non sono serviti a molto.
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