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Intervista esclusiva
08 maggio 2021 - Attualità - Libia - Il Giornale
“Braccati dai libici e sepolti dai proiettili Pensavamo di morire”
I libici avranno sparato almeno cento colpi, all\'impazzata, e l\'elicottero della Marina ha filmato tutto. La cabina è come uno scolapasta. Ci potevano ammazzare tutti. Cose da brividi» racconta Girolamo Giacalone ufficiale di guardia del peschereccio Aliseo. Il Giornale lo ha raggiunto a bordo, via telefono satellitare, mentre fa rotta verso casa a Mazara Del Vallo con sette uomini di equipaggio. Il comandante Giuseppe Giacalone, ferito alla testa, riposa e il suo ufficiale racconta i momenti drammatici vissuti giovedì al largo della Libia.
Cosa è accaduto?
«Eravamo a 35 miglia dalla costa perchè c\'era la nave della Marina (la Libeccio, nda) in zona. Pensavamo di poter stare tranquilli, ma non è stato così. La nave militare ci ha intimato di andarcene, di fare rotta verso nord. Attorno all\'una abbiamo recuperato l\'attrezzatura di pesca e ci stavamo mettendo in navigazione».
Quando sono arrivati i libici?
«Nel frattempo si era avvicinata la motovedetta libica (Obari, ex unità della Guardia di Finanza donata a Tripoli, nda). Abbiamo opposto un po\' di resistenza virando a dritta e sinistra. Non volevano venire sequestrati come era capitato qualche mese fa ad altri pescatori a Bengasi. Allora i libici hanno cominciato a sparare all\'impazzata».
La Guardia costiera di Tripoli sostiene di avere esploso solo colpi di avvertimento in aria. Non è così?
«Quando arriviamo in porto vi facciamo vedere i vetri rotti, i fori di proiettile. Le pallottole volavano ovunque. Il comandante ha rischiato la vita. É stato ferito alla testa. Un proiettile l\'ha preso di striscio. É un miracolato. Ha il capo fasciato dal medico della Marina militare venuto a bordo».
Hanno centrato il peschereccio?
«Ci hanno colpito da tutte le parti. La cabina di pilotaggio è piena di buchi. Sembra uno scolapasta. Pure lo schermo del televisore è stato centrato. All\'inizio sparavano con armi leggere. Noi andavamo a zig zag per fuggire e hanno fatto di tutto. Ci è andata bene perché se avessero avuto qualche cannoncino ci affondavano».
Quanto è durata?
«Abbiamo passato un paio d\'ore terribili. Avranno sparato almeno cento colpi. Via radio dicevamo ai libici che la nostra nave militare si stava avvicinando, ma non ci davano ascolto e continuavano a sparare. Procedevamo sempre un po\' a dritta e un po\' a sinistra per scappare schivando i proiettili».
La Marina non ha lanciato subito un elicottero per venirvi a soccorrere?
«Ancora prima che si avvicinassero i libici c\'era l\'elicottero italiano che girava sopra le nostre teste. I piloti hanno visto tutto e credo filmato quando dalla motovedetta ci sparavano addosso (il video esiste e si vedono sia colpi sparati in aria, che in acqua. Alcuni proiettili hanno colpito il peschereccio, nda)».
I libici vi hanno abbordati?
«Il comandante ci ha fatto scendere sotto coperta per tenerci al riparo. É rimasto da solo in plancia. Quando l\'hanno ferito abbiamo fermato le macchine. I libici si sono affiancati per salire a bordo. Hanno portato il comandante sulla motovedetta e medicato. Sul peschereccio c\'erano tre libici armati che hanno imposto di fare rotta verso Homs (da dove era partita l\'unità della Guardia costiera, nda)».
La fregata Libeccio non è intervenuta?
«La nave militare era sempre vicino a noi ad un miglio, ma non ha fatto nulla. Via radio ci hanno chiesto di riferire ai libici che si dovevano allontanare per permettere l\'assistenza medica degli italiani, ma non hanno eseguito l\'ordine. E continuavano a fare rotta verso terra».
Com\'è finita?
«Ci devono essere state telefonate fra Tripoli e Roma. Penso che si siano messe d\'accordo le autorità politiche. Arrivati a 25 miglia da Homs i libici si sono fermati riportando a bordo dell\'Aliseo il comandante. E ci hanno liberati lasciandoci andare».
[continua]

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18 marzo 2011 | Mattina 5 | reportage
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01 luglio 2019 | TG4 | reportage
#IoNonStoConCarola
“Io non sto con Carola”, la capitana trasformata in eroina per avere violato la legge. E bisognerebbe dirlo forte e chiaro per rompere questa illusione di solidarietà maggioritaria pompata ad arte dalla sinistra, da Ong talebane dell’accoglienza, una bella fetta dela Chiesa e dai pezzi da novanta del facile buonismo radical chic come Saviano, Fazio, Lerner e Murgia. Per non parlare del governo tedesco e francese, che con una faccia di bronzo unica, ci fa la morale sulla capitana. Ovviamente è passato sotto silenzio un sondaggio del 27 giugno su Rai3, non proprio una rete mangia migranti, che svelava come il 61% degli italiani fosse contrario all’attracco della nave Sea watch a Lampedusa, ancora prima dell’epilogo forzato deciso dalla capitana. Se al volante della tua automobile trovi lungo la strada un carabiniere con la paletta che intima l’alt, cosa fai? Accosti e non sfondi il posto di blocco. Se speroni la macchina dell’Arma vieni rincorso armi in pugno e ti arrestano, ancor più se a bordo hai dei clandestini. E nessuno si sognerebbe di alzare un dito in tua difesa con pelose giustificazioni umanitarie. Carola Rackete ha sfondato il blocco ordinato dal Viminale, violato la legge, speronato una motovedetta mettendo in pericolo la vita dei finanzieri a bordo e la stanno trasformando in un’eroina dei due mondi. Non solo: da oggi potrebbe essere libera e bella. Un mondo alla rovescia dove le Ong si sostituiscono agli stati e fanno quello che vogliono calpestando la sovranità nazionale del nostro paese. Per non parlare del paradosso che Sea watch, grazie al polverone sollevato, ha pure incassato oltre un milione di euro con raccolte fondi in Germania e in Italia per la difesa dell’eroina dei due mondi. Carola ha agito in stato di necessità per “salvare vite umane” sostegno i suoi fan. Ma se vogliamo salvare veramente i migranti in Libia, a cominciare da quelli rinchiusi nei centri di detenzione, dobbiamo continuare a riportarli a casa loro come sta facendo a rilento e fra mille difficoltà una delle agenzie dell’Onu, difficile da paragonare a SS moderne. E non andarli a prendere al largo della Libia come ha fatto la capitana, che rimane indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E piuttosto che sbarcarli in Tunisia il posto più vicino a sicuro li ha portati dritta, dritta in Italia per creare un caso politico usando come paravento “le vite salvate in mare” La dimostrazione è la pattuglia di parlamentari di sinistra salita a bordo in favore di telecamere. L’obiettivo finale dei talebani dell’accoglienza è tornare a spalancare le porte dell’Europa agli sbarchi di massa del passato con 170mila arrivi all’anno in Italia Non si tratta di parteggiare per Salvini o il governo, ma di smetterla di farci prendere in giro trasformando la capitana che ha violato scientemente la legge in un’eroina. Per questo gli italiani, primi fra tutti i moderati dotati di buon senso, dovrebbero dire forte e chiaro “io non sto con Carola”.

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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
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Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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10 marzo 2011 | Panorama | intervento
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