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14 luglio 2021 - Esteri - Africa - Panorama
In Africa Pechino manda le sue milizie
Due “mercenari” cinesi sono stati arrestati a Livingstone, in Zambia, per “addestramento illegale” ad una compagnia di sicurezza locale. Nel vicino Zimbabwe altri due contractor di Pechino hanno sparato e ferito il figlio di un parlamentare. In Kenya e Uganda professionisti della sicurezza con gli occhi a mandorla sono finiti nei guai per possesso di materiale bellico e pure di un sistema di intercettazione illegale. Incidenti di percorso dell’espansione delle società di sicurezza del dragone in Africa.
In Cina esistono 5800 aziende del genere, che impiegano circa 5 milioni di persone, ma solo 20-25 sono abilitate e hanno la capacità di operare all’estero. Soprattutto in Africa dispiegano 3200 contractor, “soldati” di professione, un numero che supera i 2500 caschi blu cinesi impegnati nelle missioni Onu. Le società di sicurezza di Pechino sono solo nominalmente private. Gli operatori provengono dall’Esercito popolare di liberazione o dalle forze di polizia. La fedeltà al partito comunista è garantita da manager che svolgono una specie di ruolo di commissario politico. “Ciò consente alla Repubblica Popolare Cinese di espandere la sua impronta militare in Africa senza dover utilizzare le forze armate ufficiali” sottolinea l’esperto di intelligence nel continente, Eren Ersozoglu.
Dal 2012 oltre 200mila lavoratori cinesi sono stati dislocati in Africa per i mega progetti della via della Seta, il sistema economico-infrastrutturale lanciato da Pechino per una penetrazione globale. Diecimila compagnie cinesi operano in Africa generando un giro d’affari di 40 miliardi di dollari l’anno. “L’apertura della base navale a Gibuti nel 2017 è stata la risposta della Cina ad un ambiente che necessitava di maggiore sicurezza per i suoi concittadini e gli interessi nel continente” spiega Francesco Ferrante su Analisi Difesa. Il lavoro sul terreno viene eseguito dai contractor cinesi di grandi compagnie come la \"DeWe Security Services Co., Ltd di Pechino assunta per proteggere la linea ferroviaria Nairobi-Mombasa da 3,8 miliardi di dollari - spiega Pietro Orizio, esperto di sicurezza - e l’impianto di liquefazione del gas naturale della Poly-GCL Petroleum Group Holdings in Etiopia.\"  
I cinesi hanno cominciato ad espandersi nel mercato della sicurezza con la vigilanza armata alle proprie navi che costeggiano  l’Africa. La Hua Xin Zhong An (HXZA) è un colosso di Pechino della scorta ai mercantili al largo della Somalia, dove nel 2019 sono stati sequestrati nove mariani cinesi e nel Golfo di Guinea, che registra il 73% degli attacchi dei pirati nel mondo.
Se Hxza rappresenta il colosso sul mare, a terra la sicurezza è garantita da Haiwei Dui conosciuta anche come Overseas Service Guardian International Co., specializzata nella via della Seta, con 18 filiali all’estero e duemila dipendenti che operano in 51 paesi.  La sede africana più importante è in Tanzania. “Con i cantieri sono arrivati anche i contractor - spiega Gabriele Petrone, consigliere per la sicurezza in Africa - Il lavoro non manca come la ferrovia da Dar es Salaam fino al lago Vittoria al confine con Uganda e Kenya”.
Una rigida normativa cinese proibisce ai contractor di agire armati in patria e in teoria anche all’estero per evitare incidenti diplomatici. “Gli operatori della sicurezza cinesi sono soliti lavorare disarmati - conferma Orizio - al comando di gruppi o personale locale armato e prendendo in prestito le armi sul posto in caso di estrema necessità”. Nel 2016 la De We ha dovuto gestire per ben 50 ore, l’evacuazione di 300 dipendenti della  China National Petroleum Corp, bloccati a Juba dagli scontri tra forze governative e ribelli.
Nel 2015 tre dirigenti della China Railway Corp vennero uccisi con altri stranieri da un attacco jihadista al Blue Radisson Hotel di Bamako, capitale del Mali. Le società di sicurezza ammettono come ha riportato Analisi Difesa, che “la raccolta di informazioni relative alle minacce terroristiche attraverso i nostri canali fa parte della routine e condividiamo tali informazioni con le parti interessate per ulteriori elaborazioni e per intraprendere azioni”.
Il famoso Erik Prince, il principe americano dei “soldati” privati, ha fondato e guidato fino al 13 aprile di quest’anno la  Frontier Services Group. Società di sicurezza con base ad Hong Kong, specializzata in interventi in Africa, è controllata dal CITIC Group, uno dei più potenti conglomerati di stato cinesi. Nonostante l’alleanza con Prince i contractor del dragone sono sottopagati e per questo considerati dai colleghi occidentali poco professionali, ma competitivi dal punto di vista economico in Africa. “Un team di 12 operatori costa tra i € 660 e € 950 al giorno - fa notare Orizio - quanto un singolo operatore britannico o americano”.
Fausto Biloslavo





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