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Articolo
24 maggio 2022 - Il Fatto - Ucraina - Il Giornale
“In 88 giorni 29.200 perdite russe” Pari a quelle in Afghanistan negli anni ‘80
di Fausto Biloslavo
U n Afghanistan nel cuore dell\\\'Europa, con un numero di caduti impressionante, che rischia di durare anni. L\\\'intelligence britannica sostiene che i russi in tre mesi hanno subito le stesse perdite di nove anni di invasione dell\\\'Afghanistan. Nel paese al crocevia dell\\\'Asia i caduti dell\\\'Armata rossa sono stati, ufficialmente, 26mila. In realtà altre stime parlano di 40mila morti ed i numeri reali, che non si sapranno mai, furono ben superiori. Lo stato maggiore di Kiev sostiene che dopo 88 giorni di guerra l\\\'armata russa ha perso 29.200 uomini. L\\\'equivalente dei caduti «ufficiali» in Afghanistan negli anni Ottanta. Forse sono numeri gonfiati, ma anche se fossero la metà è un tributo di sangue enorme in soli tre mesi. I servizi inglesi addebitano le migliaia di morti ad una combinazione di fattori. Non solo la resistenza ucraina, ma «scarse tattiche di basso livello», copertura aerea «limitata», «mancanza di flessibilità» e un approccio di comando che porterebbe a «rafforzare i fallimenti e ripetere gli errori».
La dottrina dell\\\'esercito di Mosca è obsoleto e con poche varianti rispetto alla seconda guerra mondiale: artiglieria, forze corazzate e fanteria con l\\\'obiettivo di creare sacche per costringere il nemico alla resa. L\\\'aspetto più sbalorditivo è il limitato utilizzo dell\\\'arma aerea. In parte potrebbe essere dettata dalla volontà di evitare distruzioni ancora più immani, ma il motivo principale deve essere un altro. Anche nelle migliori squadriglie di Mig 29 impegnati contro l\\\'Isis in Siria i piloti avevano un\\\'età elevata e apparivano fuori forma. Non solo: in Ucraina quasi ogni postazione ha un missile Stinger di nuova generazione, che tiene lontano le forze aeree russe. In Afghanistan, negli anni Ottanta, quando sono arrivati i primi Stinger, i mujaheddin hanno fatto strage di velivoli sovietici abbattendone anche dozzine al giorno. Un peso insopportabile per la 40° armata d\\\'invasione allora come lo sarebbe oggi. I numeri di Kiev su perdite umane e mezzi distrutti vanno presi con le dovute cautele, ma anche se li riduciamo il danno è ingente. I russi avrebbero già visto andare in fumo 1293 carri armati, 3166 veicoli blindati, 2206 cisterne, camion e mezzi leggeri. E sarebbero stati abbattuti 204 aerei e 170 elicotteri oltre che affondate 13 fra navi e motovedette. Non è un caso che la Casa Bianca stia «copiando» la strategia dell\\\'allora presidente Usa, Ronald Reagan, nell\\\'Afghanistan degli anni Ottanta. Armi ai mujaheddin, ribattezzati combattenti per la libertà, sempre più sofisticate, fino gli Stinger, e informazioni di intelligence, come le fotografie satellitari per infliggere più perdite possibile ai sovietici. Oggi i mujaheddin d\\\'Europa, ben più organizzati rispetto all\\\'armata Brancaleone degli afghani, sono gli ucraini che continueranno a logorare l\\\'armata russa pur non riuscendo a ricacciarla oltre confine. Il prezzo, come nella valli afghane, 40 anni fa, è altissimo: il presidente Zelensky ha ammesso che le perdite variano da 50 a 100 al giorno, probabilmente con i civili. Il tributo di vite umane è altissimo da tutte e due le parti della barricata e la mattanza potrebbe durare a lungo, come nel crocevia dell\\\'Asia, per 5 o 10 anni. Gli americani vivono oltreoceano, ma nessuno nel vecchio continente, a cominciare da noi, gli stess

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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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03 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea ultimatum dei russi alle basi ucraine


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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
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Una nuova Crimea


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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
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Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
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