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Reportage
30 marzo 2022 - Il Fatto - Ucraina - Il Giornale
Scheletri di blindati e cadaveri al suolo: la strada della morte è l’orrore di Kharkiv
Kharkiv
Il soldato russo ha gli occhi socchiusi con il volto bianco come la cera rivolto verso il cielo. Un fianco è insanguinato e deve essere stato colpito anche in altre parti del corpo. Barba e baffi ben curati sembra un graduato con il giaccone mimetico pesante dell\\\'esercito di Mosca. Il cadavere è rimasto nel fossato a fianco della E 40, che costeggia Kharkiv. L\\\'autostrada della morte è disseminata dei resti della battaglia furiosa per il controllo della seconda città del paese. Nel tratto che abbiamo percorso con l\\\'esercito ucraino, per la prima volta, si incrociano le carcasse dei cingolati russi o automobili e furgoni civili crivellati di colpi. In alcuni casi centrati in pieno da razzi controcarro Rpg che aprono un\\\'automobile come una scatola di sardine. Due corpi di civili giacciono poco distanti. Uno vestito di blu è ancora raggomitolato sull\\\'asfalto. Un altro è riuscito a scappare per qualche metro nella campagna circostante, ma poi è stato ucciso senza pietà. Sulla tempia ha il foro di entrata di un proiettile.
«Negli ultimi giorni la battaglia è stata durissima, ma alla fine abbiamo respinto i russi che avanzavano lungo l\\\'autostrada. E catturato questo mezzo con sistema antiaereo, che adesso cercheremo di riutilizzare» spiega un militare ucraino indicando la Z bianca, il marchio delle forze d\\\'invasione. Il colbacco insanguinato con la stella davanti dimostra che l\\\'equipaggio è finito male.
Lo stato maggiore ucraino sostiene che negli aspri scontri attorno a Kharkiv la 200ima brigata di fanteria meccanizzata è stata decimata. Circa 1500 soldati russi sarebbero morti o feriti. Anche il colonnello Denis Kurilo risulterebbe caduto in battaglia.
La mattinata non era cominciata bene per le forze ucraine sul fronte est vicino ad Horlivka. Al posto di blocco a ridosso della prima linea l\\\'allarme è rosso. Sullo sfondo tre colonne di fumo nero si alzano verso il cielo. «Un elicottero russo ha attaccato le nostre postazioni avanzate» spiega Igor, un sergente. Un suo soldato è in piedi davanti a dei sacchetti di sabbia con un missile terra - aria a spalla. In trincea ci sono anche i nuovi anticarro Javelin inviati dalla Nato. L\\\'artiglieria ucraina martella le postazioni dei russi che starebbero avanzando verso la 93ima brigata. Il sergente ci porta più avanti. La scorta viene avvisata, i russi stanno arrivando. «Arrivano dobbiamo andarcene di corsa» urla Igor partendo a 100 all\\\'ora. Un paio di chilometri dopo troviamo un grosso razzo russo conficcato, intatto, nell\\\'asfalto. E fra le case di un quartiere periferico vicino alla macerie di un palazzo sventrato il pezzo di una bomba a grappolo.
I risultati si vedono in ospedale dove il chirurgo, Kirill Parkhomenko, ci accoglie esponendo sul tavolo le schegge assassine delle bombe. «Le tengo per ricordarmi i pazienti che non siamo riusciti a salvare - spiega con lo sguardo cupo - Viviamo dall\\\'inizio della guerra in corsia piena di civili feriti». Un ucraino di mezza età ha perso la gamba sinistra. «Ho sentito il sibilo e poi non ricordo nulla - racconta - Mi sono risvegliato con la gamba in mano». Un altro ferito più giovane respira a fatica con cerotti e garze su varie parti del corpo: «I soldati russi mi hanno sparato. Stavo correndo verso di loro ma ero disarmato. Sono un civile». Gli altri pazienti raccontano di bombe sulle proprie case o granate che li hanno sorpresi in strada. Al pronto soccorso le barelle sono insanguinate: un ferito alla testa, un altro che sta andando in arresto cardiaco e un terzo con la mano a pezzi.
Nelle ultime ore gli ucraini hanno riconquistato Malaya Rohan, un piccolo sobborgo a sud est di Kharkiv davanti alla zona industriale martellata dalle bombe. Per arrivarci attraversiamo le fiamme dell\\\'inferno. Le cannonate russe hanno scatenato un incendio sui bordi della strada alzando colonne di fumo nero. Subito dopo ci troviamo di fronte ad un carro armato ucraino. «Andate via i russi sono ancora vicini» urla un ufficiale mentre il tank si prepara a sparare. Appena rientrati in città due missili sibilano paurosamente sopra le nostre teste diretti chissà su quale bersaglio.
[continua]

video
20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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14 marzo 2014 | TG5 | reportage
Gli italiani di Crimea
Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre duecento anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Poi sono tornati a Kerch, vicino all'ex confine con la Russia. Gli italiani di origine sono ancora 500.

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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
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Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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