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Reportage
15 luglio 2022 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
Razzi e infiltrati, controffensiva a Kherson “Aumenteremo gli attacchi e la libereremo”
Mykolaiv
Le due batterie di «organi di Stalin», i temibili razzi Grad, arrivano a tutta velocità spuntate dal nascondiglio nella foresta. Gli artiglieri ucraini sanno bene che hanno pochi minuti per piazzarsi in campo aperto e lanciare, prima che un drone russo li incenerisca o mandi le coordinate per il fuoco di contro batteria. Il barbuto ufficiale che comanda la squadra è arrivato poco prima con una vetusta e anonima Lada Niva. Neanche al volante ha smesso di armeggiare con tablet e telefonino per le ultime indicazioni sulle coordinate. Sullo sfondo le esplosioni e le colonne di fumo bianco e nero della battaglia di artiglieria rendono la scena simile a un film della seconda guerra mondiale. «Là in fondo c\\\'è Kherson. Ti giuro che la libereremo ed entreremo assieme in città. Per questo stiamo aumentando gli attacchi con l\\\'artiglieria», sostiene il comandante della 59ima brigata, nome di battaglia Andry. La prima batteria vomita una raffica di Grad, che parte verso il cielo con un frastuono da far accapponare la pelle. Un minuto dopo il secondo lanciarazzi BM-21 lancia i suoi ordigni verso le postazioni russe che presidiano Kherson.
Lo stato maggiore ucraino annuncia di voler mobilitare un milione di uomini per sfondare il fronte sud e liberare la città. Al momento non si vedono, ma la notte di lunedì un fitto bombardamento ha fatto a pezzi la piazzaforte russa di Novaya Kakhovka. E fra i caduti ci sarebbe anche il generale Artem Nasbulin, capo di stato maggiore del 22° corpo d\\\'armata.
La squadra ucraina dei lanciatori di Grad della 59ima brigata è piazzata in aperta campagna ben mimetizzata sotto gli alberi. Sulle magliette verdi i soldati hanno stampato la loro batteria con un razzo in partenza. Il più giovane, Artyom, ha 19 anni e lo sguardo triste. Dell\\\'unità fa parte anche, Tania, una ragazza di 24 anni per niente intimorita dai commilitoni maschi. La mascotte è un cane lupo e sugli elmetti alcuni militari hanno lo stemma con due parole latine: «Memento mori», ricordati che devi morire. Le trincee della fanteria corrono per centinaia di metri in mezzo alle spighe di grano. Vasily mi accompagna nei camminamenti. Alla prima feritoia infila il kalaschnikov verso l\\\'orizzonte e sentenzia: «Laggiù ci sono gli orchi», come vengono bollati i russi. Poi esce furtivo dalla trincea per indicare appena ad un metro di distanza un razzo Grad inesploso conficcato nel terreno. La linea di difesa è attrezzata con una cucina da campo trasformata in bunker e non mancano «gli appartamenti» come li chiama Vasily con un sorriso ironico. La camerata è ricavata in un container interrato per resistere alle bombe. Le brande sono striminzite, una sopra l\\\'altra. I soldati che cercano un po\\\' di riposo hanno le facce tirate dei turni in prima linea.
Nelle zone occupate di Kherson si infiltrano i corpi speciali per ricognizione, sabotaggi e attentati ai «traditori» filo russi. «Ho più di settant\\\'anni e l\\\'aspetto di un vecchietto, ma in realtà sono un ex ufficiale fin dai tempi dell\\\'Urss - rivela l\\\'ucraino che non può rivelare il suo nome - Per questo mi utilizzano come infiltrato. I russi non fanno caso ad un anziano del posto». Mykolaiv, città fantasma, baluardo della difesa di Odessa è bombardata ogni giorno, soprattutto di notte. Le esplosioni più vicine fanno tremare i vetri delle finestre e scattare gli allarmi delle automobili. Pavel, che ha la famiglia rifugiata in Italia, è un miracolato. La sua casa, ridotta a un cumulo di macerie, non esiste più. Il missile è piombato in giardino scavando un cratere enorme. La casa è accartocciata, ma Pavel, che dormiva, non si sa come sia sopravvissuto senza un graffio. I russi hanno sbagliato mira: dell\\\'altra parte della strada c\\\'è una base militare. I video delle telecamere di sicurezza o girati per caso dagli abitanti sono impressionanti come il missile Iskander che piomba in verticale su un palazzo di quattro piani sventrandolo o l\\\'incendio indomabile delle cisterne di olio di girasole. «I prezzi sono esplosi. Siamo preoccupati per i viveri e speriamo che il governo ci aiuti in vista dell\\\'inverno», spiega Tatiana.
Da mesi Mykolaiv non ha acqua potabile e la cittadinanza ogni giorno fa la fila davanti alle cisterne di distribuzione con grossi bottiglioni di plastica. Talvolta è una trappola. «Ad ora di pranzo sono andato al pozzo. Ho iniziato a riempire le taniche e mi è arrivato un razzo sulla testa», racconta a mezza voce Sergey in un letto d\\\'ospedale a Mykolaiv. Per l\\\'offensiva su Kherson gli ucraini hanno schierato i primi lanciarazzi Himars ricevuti dagli americani, ma in una base segreta riciclano mezzi e armi russe strappati al nemico.
[continua]

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