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Reportage
16 novembre 2022 - Interni - Migranti - Panorama
Intanto lungo la rotta balcanica aumentano gli arrivi
TRIESTE - Buon inglese, mascherina verde, zainetto in spalla, il migrante illegale sulla trentina, arrivato di notte a Trieste, capolinea della rotta balcanica, è in fila davanti alla Questura per chiedere asilo. Come lui un’altra ottantina di stranieri attendono di entrare per il pezzo di carta temporaneo che permette a tutti di restare in Italia. Rajasekhar ha lo stesso nome di un famoso attore indiano, ma arriva dal Kashmir dopo essere partito un anno fa. “Ho pagato 9mila euro per arrivare fino in Italia - racconta senza peli sulla lingua - Mi hanno aiutato la famiglia ed i parenti già in Europa. In Kashmir è troppo pericoloso. Non potevo più vivere”. Negli ultimi tre mesi ha percorso la rotta balcanica dalla Turchia fino alla Serbia, nuovo epicentro rispetto alla classica Bosnia, per poi passare la Croazia e la Slovenia. E approdare attraverso i boschi del Carso nel capoluogo giuliano. “Sono arrivato a piedi, ma in alcuni tratti ho pagato dei passeur - spiega - che mi portavano con macchine o furgoni”.
Un ragazzo più giovane, in coda come gli altri, parlicchia italiano ed è già arrivato da qualche mese: “Sono egiziano e mi va bene qualsiasi lavoro, muratore, in pizzeria. Basta non tornare indietro”. Gli egiziani sono in aumento, ma in realtà si spostano da altre città  perchè gira la voce che a Trieste accolgono tutti.
Gli arrivi dalla rotta balcanica sono esplosi, rispetto allo scorso anno. Fino a metà ottobre erano arrivati illegalmente in Friuli-Venezia Giulia 11.636 migranti. “La situazione è insostenibile con una forte carenza di organico e logistica inadeguata - sostiene Lorenzo Tamaro del Sindacato autonomo di polizia - In ottobre solo la polizia di frontiera di Trieste ha dovuto gestire 1932 migranti rintracciati rispetto ai 491 dello scorso anno”.
Alla periferia della città quasi ogni mattina vengono fermati dai militari di Strade sicure o dagli agenti gruppetti di clandestini provenienti dalla Slovenia. Una decina di afghani, che hanno viaggiato assieme, sono in gran parte militari, che sostengono di essere fuggiti dai talebani. Attendono accovacciati su un marciapiede, guardati a vista dai soldati, che arrivi il furgone della polizia per portarli al centro di identificazione sotto un tendone montato dall’esercito. “Due giorni fa su questa strada abbiamo visti arrivare una colonna con un’ottantina di persone - spiega chi è in prima linea - Non ce la facciamo più. E’ un colabrodo e siamo in pochi”. Trieste comincia a venire soprannominata la Lampedusa terrestre. Anche a Gorizia, sul confine più a nord, sono aumentati gli arrivi quotidiani con punte di 150 migranti che non si vedevano da anni. A Trieste il 4 novembre sono arrivati 190 in un solo giorno. E c’è qualche novità: “In regione sono stati rintracciati anche dei cubani e africani del Burundi, mai visti prima” raccontano le forze dell’ordine. Chi scappa dall’isola di Castro sale su un aereo che lo porta a Mosca, dove non ha bisogno di visto. Poi prosegue per Belgrado, sempre con volo di linea, e si immerge nella rotta balcanica. L’aumento, lungo l’ex Jugoslavia, è del 170% rispetto allo scorso anno, con 106.396 migranti rintracciati che poi puntano soprattutto sui paesi del Nord Europa. Nel capoluogo giuliano le Ong sono riuscite a fermare i respingimenti, ma Tamaro non ha dubbi: “Per affrontare la rotta balcanica ci vogliono nuovi accordi, che ristabiliscano le riammissioni in Slovenia”.
Fausto Biloslavo