Guerra fredda in Centro America
Nicaragua

Nicaragua – San Andreas del Bocay – magggio 1987 Luce candida di luna spettrale, la piroga a motore, il rio Coco. Sciabordio mesto, tossire di motore, echi di battaglia tra giungla e corrente. A bordo volti distrutti, divise a brandelli, occhi incollati al cieco intreccio di liane. Chi non vigila riposa. Lui farnetica sommesso. Un rivolo di parole alla bocca, un grumo di sangue al petto ferito.
Gli altri come lui. Sangue, bende e schegge. Dolore muto. Fuga silenziosa.
Indietro, sulla collina sopra la riva nord del Rio Coco, un pugno di contras resiste ancora. È una battaglia inutile. Disperata. Le basi più importanti della guerriglia anti-sandinista in territorio nicaraguense, sono già nelle mani dell’esercito di Managua. Tim Lambon mi guarda, scuote la testa. Vive a Londra. Viene dalla Rhodesia. Ha 29 anni. Due più di me. Ha combattuto gli ultimi scampoli di guerra civile di quel paese diventato Zimbabwe.
Ne porta le ferite. Ha mollato armi e divisa cerca fortuna con la telecamera. Stavolta non è soddisfatto, ma in fondo, sussurro io siamo fortunati. Siamo in Nicaragua dai primi di maggio. Dovevamo sperimentare il primo elicottero della guerriglia dono degli anticomunisti americani, raggiungere in volo le basi di El Quartelon e Amaca, venti chilometri oltre il confine del Rio Coco, verificare la capacità di questi guerriglieri armati, finanziati e teleguidati dalla Cia di controllare intere fette di territorio sandinista. L’elicottero non si è mai visto. Siamo entrati a piedi.
A El Quartelon, venti chilometri all’interno nel cuore della provincia di Jinortega ci siamo ritrovati circondati dall’offensiva sandinista. I contras hanno tirato fuori un lanciamissili Red Eye inglese. Hanno abbattuto un elicottero. Poi la ritirata nella giungla, di notte, tra i combattimenti.
Una corsa a ritroso per riagguantare la sponda del Rio Coco, transitare nella base di San Adreas del Bocay in Honduras. I sandinisti ci hanno inseguito fin lì. Abbiamo guadato all’alba, i colpi di mortaio tutt’attorno, i proiettili come zanzare affamate in una sera d’estate. Alla sera anche le difese di San Andreas del Bocay hanno ceduto di schianto. Nella notte abbiamo trovato posto su queste piroghe in fuga stracolme di feriti.
Non è il reportage previsto, ma è un bel reportage. L’unica documentazione della sconfitta dei contras, della loro incapacità di fronteggiare i sandinisti. Tim mi guarda. Non ci crede. Si convincerà una settimana dopo quando a Miami rivedrà la nostra avventura sugli schermi della rete americana Cbs.


gian micalessin

[continua]