Le orbite rossastre di un bimbo soldato che ha già visto troppo, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito.
Sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage in prima linea. Ma gli occhi della guerra siamo anche noi, giornalisti, fotografi, cineoperatori fatalmente attratti da conflitti esotici, dimenticati o alle porte di case. Talvolta non sappiamo starne lontani, perché reportage e guerre non sono più un mestiere, ma la nostra vita e la nostra dannata, maledetta passione. Dal libro Gli occhi della guerra, che racconta 25 anni di servizi dai fronti più caldi del mondo, è stata realizzata questa mostra divisa per aree di conflitto. L'Africa rosso sangue degli anni ottanta ha le tinte forti dell'Uganda, dell'Angola, del genocidio in Ruanda. La storia del Medio Oriente senza pace inizia con il primo reportage durante l'invasione israeliana del Libano nel 1982 e si conclude con l'odierna tragedia dell'Iraq. La mostra è stata realizzata con l'aiuto del Mo.D.A.V.I., una Onlus impegnata nella solidarietà in Italia e all'estero. Per certi paesi, come l'Afghanistan, le fotografie percorrono tutta la storia della loro crisi dall'invasione sovietica ad oggi. Alcune immagini riflettono guerre dimenticate, sopite o concluse, ma sono state inserite per il loro valore e drammaticità, come nel caso della Birmania o del Nicaragua. Le fotografie dei massacri in Uganda e Ruanda non sono adatte ai bambini, ma la guerra è crudele e non guardarla negli occhi non basta ad eliminarla.
fausto biloslavo | gian micalessin