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Articolo
31 dicembre 2008 - Prima - Gaza - il Giornale
Gli israeliani sfoderano l'ultima arma: un colpo di telefono prima delle bombe
Fausto Biloslavo
Squilla il telefono e dall’altra parte della cornetta parte una voce registrata. Non si tratta di un messaggio promozionale per la vendita di un set di pentole o di un corso accelerato sui computer. La voce metallica, in arabo perfetto, ti informa “che se nascondi armi o terroristi diventerai un obiettivo dell’aviazione israeliana”. Se sei più fortunato vieni informato in anticipo: “Lascia il tuo appartamento perché ben presto verrà bombardato”. In qualsiasi parte del mondo sarebbe uno scherzo di cattivo gusto, ma nella striscia di Gaza è l’ultima arma della propaganda psicologica degli israeliani.
I portavoce militari dello stato ebraico si trincerano dietro un secco “no comment”, ma i palestinesi della striscia stanno ricevendo una valanga di telefonate di questo tenore. Lo rivela il Times di Londra, che nell’edizione di ieri racconta della chiamata arrivata a Mohammed, un ingegnere informatico di 26 anni. Il giovane palestinese, che sogna di continuare gli studi in Turchia, vive barricato in casa assieme alla famiglia. Ad un certo punto squilla il telefono ed una voce registrata lo informa che se nasconde armi devono “venir rimosse” altrimenti diventerà “un obiettivo dell’aviazione israeliana”. Stesso discorso se venisse concesso rifugio ai miliziani di Hamas.
In altri casi il messaggio è diverso, ma immediato e punterebbe ad evitare vittime fra i civili. “State per venir bombardati abbandonate l’appartamento” ripete la solita voce registrata al telefono. Il Times rivela la storia di una famiglia palestinese che in questi giorni di attacchi aerei ha ricevuto una telefonata del genere. Temendo di venir scambiati per collaboratori degli israeliani sono scappati senza avvisare i vicini. La zona è stata effettivamente bombardata e la storia della telefonata è saltata fuori. Adesso i vicini sono inferociti per non essere stati avvisati del pericolo.
“Questa è guerra psicologica. Non sappiamo mai con certezza se le telefonate sono vere, se ci bombarderanno oppure no. Siamo terrorizzati” ha spiegato al quotidiano britannico Linda al Ghais. Una biologa e madre di tre figli che vive a Gaza. La psicosi delle chiamate dagli israeliani è tale, che la compagnia telefonica palestinese sta passando alla controffensiva. Altrettanti messaggi registrati invitano gli utenti “a non dare ascolto alla propaganda sionista”.
Altri abitanti della striscia assediata hanno raccontato di aver ricevuto telefonate in cui si offriva un premio in denaro per informazioni su Ghilad Shalit, il soldato israeliano ostaggio di Hamas. Secondo il quotidiano palestinese al Quds al Arabi la solita voce metallica promette “un milione di Sheqel (circa 200mila euro nda) a chiunque fornisca notizie utili sul nascondiglio di Shalit”.
L’intelligence israeliana è riuscita anche ad interferire nelle trasmissioni della stazione radio al Quds. Un’emittente pro Hamas molto seguita nella striscia di Gaza.
La propaganda psicologica è un’arma della guerra moderna. Combattuta da vagoni volanti, come il “Commando Solo” (EC130E), un aereo americano imbottito di computer che si inserisce su qualsiasi canale di comunicazione. Compresi i telefoni, le radio e le televisioni dei regimi ostili.
Nel 1994 ad Haiti i generali locali, asserragliati nei bunker, si sono arresi dopo aver ricevuto sui loro computer messaggi di posta elettronica dagli esperti americani di guerra psicologica.
In Bosnia gli specialisti del Commando Solo hanno “colpito” con spot radiofonici e televisivi il pubblico serbo. In Iraq, dalla prima guerra del Golfo all’invasione del 2003, i comandanti della Guardia repubblicana ricevevano finte telefonate di Saddam Hussein. Migliaia di soldati iracheni si sono arresi ascoltando le trasmissioni lanciate nell’etere dagli specialisti della guerra psicologica.
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