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29 dicembre 2009 - Il Fatto - Mauritania - Il Giornale
La Mauritania senza regole è il paradiso per i rapitori
Colpi di Stato a ripetizione, terrorismo islamico sempre più minaccioso e quasi metà della popolazione che sopravvive con due dollari al giorno sono i macigni che pesano sulla Mauritania. Il paese dell’Africa occidentale, indipendente dalla Francia dal 1960, è una delle poche nazioni musulmane ad aver riconosciuto Israele. Terra a cavallo fra il mondo arabo e l’Africa nera conta su poco più di 3 milioni di abitanti. Per vent’anni è stata governata con il pugno di ferro da Maaouya Ould Sid Ahmed Taya, che prese il potere con un golpe nel 1984. Nel 2005 Taya è stato detronizzato da un colpo di stato, mentre assisteva ai funerali di re Fahd in Arabia Saudita. Due anni dopo si sono svolte le prime elezioni libere, ma il presidente è stato deposto dall’ennesimo golpe nell’agosto 2008. A guidare il colpo di mano era stato proprio l’ex capo della guardia presidenziale, il generale Mohamed Ould Abdel Aziz.
La condanna dagli Usa e dall’Unione europea era stata immediata, ma pure Al Qaida ha bollato i golpisti come «amici dei Paesi miscredenti». Il terrorismo islamico è un fenomeno recente per la Mauritania. Il 24 dicembre 2007 si registra il primo gesto delle cellule di Al Qaida nel Maghreb: l’assassinio di quattro francesi nella regione di Aleg. La costola del terrore algerino si sta spostando più a sud, nel Sahel, nelle zone più povere e remote del Sahara al confine con l’Africa nera. L’anno dopo il governo francese cancellerà la Parigi-Dakar, timoroso di attacchi sul tratto mauritano del rally. Fra il 45% della popolazione che vive con 2 dollari al giorno, i terroristi fanno facilmente proseliti. Nel febbraio 2008 viene attaccata l’ambasciata israeliana a Nouackchott, la capitale. Ed inizia la stagione dei sequestri di occidentali, per mano di Al Qaida, con due austriaci. I reparti dello scassato esercito mauritano non riescono a fronteggiare la minaccia.
Aziz, il generale golpista, viene eletto presidente lo scorso luglio e dichiara guerra ai terroristi. Gli americani lo appoggiano attraverso il «Partenariato antiterrorismo trans-sahariano», che coinvolge diversi Paesi dell’area. I sequestri, però, non si fermano: tre cooperanti spagnoli vengono rapiti a fine novembre prima della coppia di italiani. I terroristi utilizzano spesso clan di predoni del vicino Mali, compresi i leggendari tuareg, come manovalanza. I criminali specializzati pure in traffico di droga e clandestini si infiltrano in Mauritania attraverso un confine desertico e poroso. Il Sahara occidentale, nel triangolo maledetto fra Algeria, Mauritania e Mali, è un ottimo nascondiglio per gli ostaggi. Le nuove basi di Al Qaida si concentrano nella parte nord occidentale del Mali, vicino alla Mauritania, nel vasto quadrilatero di sabbia fra le città di Timbuctu, Gao, Kidal e Toudanni. Come i tuareg i circa 600 terroristi islamici del Maghreb nella zona si muovono lungo le piste nel deserto, senza tener conto dei confini, per colpire a sorpresa e rifornirsi di armi. Convinti che l’intero Maghreb diventerà un Califfato dove governerà Al Qaida.
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