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Reportage
26 ottobre 2012 - Prima - Afghanistan - Il Giornale
Battaglia con i talebani, ucciso un alpino
Fausto Biloslavo Kormaleq (Afghanistan) Alle due di ieri pomeriggio, gli uccel­lacci neri, i black hawk americani che garantiscono l’evacuazione medica in pri­ma linea, ci so­no passati so­pra la testa. Nessuno lo sa­peva ancora, ma a bordo c’erano i quat­tro alpini del 2˚ reggimento di Cuneo, colpiti in uno scontro a fuoco con i ta­lebani. Uno di loro non ce l’ha fatta. È Tiziano Chierotti, 24 anni, origina­rio di Sanremo (ma la famiglia vive ad Arma di Taggia) effetti­vo dal 2008. È andato avanti, come dicono le penne nere. Il suo nome è il cinquantadue­simo nella tri­ste lista dei ca­duti italiani dal­l’inizio della missione in Af­ghanistan, il se­sto dall’inizio dell’anno. La battaglia è scoppiata a Siav, sul fronte più a sud, quel­lo di Bakwa, da dove dovrem­mo t­ornare pre­sto a casa.
Il vil­laggio dove i talebani stavano aspettando i soldati afghani, ap­poggiati da quelli italiani, si trova a soli 20 chilometri a ovest di Lava­redo, la nostra base più avanzata. La pattuglia è finita sotto una va­langa di fuoco, razzi Rpg e raffiche di kalashnikov. Anche fra i milita­ri dell’Ana, l’esercito afghano, si contano un caduto e diversi feriti. Negli ultimi tempi i talebani col­piscono soprattutto le unità del governo di Kabul, perché sanno che la ritirata, entro il 2014, si basa proprio sul passaggio di conse­gne agli afghani. La pattuglia del battaglione Saluzzo ha risposto al fuoco, respingendo i talebani e riuscendo a mettere in sicurezza il villaggio. Purtroppo Tiziano Chierotti era grave, mentre altri due feriti italiani sono più lievi e un terzo è stato colpito duramen­te alle gambe. In appoggio all’uni­tà italiana, impegnata in combatti­mento, sono stati deviati due eli­cotteri di attacco Apache, che ga­rantivano copertura a un’altra missione a soli 25 chilometri da Siav, un percorso che sarebbe co­stellato di trappole esplosive. Chi scrive sta seguendo questa opera­zione.
In soli trenta minuti è stata orga­nizzata
 l’evacuazione dei feriti con i black hawk americani, che li hanno trasportati all’ospedale da campo di Farah. Le condizioni di Chierotti erano disperate, ma è stato comunque evacuato a Camp Bastion, il principale cen­tro medico specializzato di prima linea nell’area meridionale. Pur­troppo non ce l’ha fatta.
«Era un ragazzo generoso e co­raggioso », ha commentato il mini­st­ro della Difesa Giampaolo Di Pa­ola. «E tale si è dimostrato fino al­l’ultimo momento. Sappiamo- di­ce Di Paola - che questa fase della presenza italiana in Afghanistan è la più delicata e complicata. Il Go­verno si è impegnato a rispettare le date del ritiro in accordo con gli alleati transatlantici, fino a com­pletare la transizione verso le for­ze
 di sicurezza afgane. Tiziano non ti dimenticheremo. Grazie del tuo esempio quotidiano- con­clude il ministro - e del tuo impe­gno fino all'estremo sacrificio».
Sacrificio che sarà ricordato con un minuto di silenzio dispo­sto dal Coni in tutte le manifesta­zioni sportive della settimana e che ieri è costato la vita ad altri due soldati americani, uccisi da un uo­mo con l’uniforme della polizia nella provincia di Khas Uruzgan. Probabilmente si tratta di un tale­bano infiltrato, in un contesto in cui sono in continuo aumento le
 vittime di afghani che ammazza­no alleati. Un contesto in cui l’an­sia cresce. Il ministero della Dife­sa britannico ha annunciato che durante un turno di pattuglia a pie­di, mercoledì, nella provincia di Helmand, a sud, due soldati, tra i quali una donna, e un agente della polizia afghana sono rimasti ucci­si. Secondo il Times , i soldati avreb­bero scambiato l'agente per un ri­belle. Il centinaio di soldati italiani fra bersaglieri, alpini del 9˚ reggi­mento, lagunari e carabinieri para­cadutisti, che si trovano sull’altro versante delle montagne, dove è scoppiato lo scontro a fuoco in cui è rimasto ucciso Chierotti, hanno ricevuto la notizia mentre si prepa­ravano ad accamparsi per la notte.
Domani, con le prime luci del sole, la missione di aprirsi la strada, pro­babilmente minata, verso il passo di Kormaleq, continua.
 
[continua]

video
13 giugno 2010 | Memoria audiovisivi | reportage
Professione Difesa
I giornalisti aggregati alle unità combattenti nei teatri più difficili, come l'Afghanistan. Un video sul giornalismo embedded realizzato da Antonello Tiracchia. E il racconto della mia storia: l'avventura dell'Albatross, la morte in prima linea di Almerigo ed i reportage di guerra.

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25 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia1 | reportage
Il futuro governo dell'Afghanistan e la fuga di Osama bin Laden
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07 giugno 2010 | Porta a Porta | reportage
Un servizio sulle guerre di pace degli italiani
Le “guerre” di pace degli italiani sono iniziate nel 1982, con la prima importante missione all’estero nel martoriato Libano, dopo il conflitto fra israeliani e palestinesi. Oggi sono quasi diecimila i soldati italiani impegnati nel mondo in venti paesi. Oltre alla baionette svolgiamo un apprezzato intervento umanitario a favore della popolazione. Dall’Africa, ai Balcani, al Medio Oriente, fino all’Afghanistan non sempre è una passeggiata per portare solo caramelle ai bambini. Nel 1991, durante la guerra del Golfo, un caccia bombardiere italiano è stato abbattuto dalla contraerea irachena. Il pilota Gianmarco Bellini ed il navigatore Maurizio Cocciolone sono rimasti per 45 giorni nelle cupe galere di Saddam Hussein. Quella in Somalia, è stata una missione sporca e dura, macchiata da casi isolati di torture e maltrattamenti. Al check point Pasta, a Mogadiscio, i paracadutisti della Folgore hanno combattuto la prima dura battaglia in terra d’Africa dopo la seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto etnico siamo intervenuti a pacificare la Bosnia. Per il Kosovo, nel 1999, l’aeronautica militare ha bombardato i serbi effettuando 3mila sortite. Una guerra aerea di cui non si poteva parlare per opportunità politiche. Dopo l’11 settembre i focolai di instabilità sono diventati sempre più insidiosi, dall’Iraq all’Afghanistan. Nel 2003, con la missione Antica Babilonia a Nassiryah, i nostri soldati sono rimasti coinvolti nelle battaglie dei ponti contro i miliziani sciiti. In sole 24 ore gli italiani hanno sparato centomila colpi. Siamo sbarcati di nuovo in Libano dopo il conflitto fra Israele ed Hezbollah, ma la nostra vera trincea è l’Afghanistan. Con i rinforzi previsti per l’estate arriveremo a 4mila uomini per garantire sicurezza nella parte occidentale del paese, grande come il Nord Italia, al confine con l’Iran. Herat, Bala Murghab, Farah, Bala Baluk, Bakwa, Shindad sono i nomi esotici e lontani dove fanti, alpini, paracadutisti combattono e muoiono in aspri scontri e imboscate con i talebani o attentati. Dal 1982, nelle nostre “guerre” di pace, sono caduti 103 soldati italiani.

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04 gennaio 2012 | Radio24 | intervento
Afghanistan
Parlano le armi sussurrano le diplomazie


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