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04 gennaio 2013 - Prima - India - Il Giornale
I Marò sono già in India Ma per i pm italiani non c’è pericolo di fuga
Massimiliano Latorre e Sal­vatore Girone sono tornati in In­dia a testa alta. A differenza del governo che dopo quasi 11 me­si ha­ottenuto solo la libertà vigi­lata e la «licenza» natalizia. Dei «contentini» alla linea morbida adottata dall'Italia fino ad oggi. «Ritorniamo in India rispettan­do la parola data, fiduciosi nel­la giustizia» hanno detto i ma­rò, secondo un comunicato del­la Marina, mentre ieri si imbar­cavano a Ciampino sul volo spe­ciale che li riporta in India. Con i giornalisti italiani da mesi non possono parlare su ordine del­la Difesa e degli Esteri.
Prima di lasciare l'Italia i ma­rò, come aveva anticipato il
 Giornale , si sono presentati in procura a Roma, dove è aperto un fascicolo per omicidio vo­lontario dei due pescatori india­ni scambiati per pirati. I magi­strati, come previsto, hanno perso l'occasione di ribadire la giurisdizione italiana tratte­nendo i marò in Italia, nono­stante in Parlamento e fra i fan in rete si sperasse in un colpo di scena dell'ultima ora. La Mari­na informa che i due fucilieri del reggimento San Marco «as­sistiti da Carlo Sica e Giacomo Aiello dell'Avvocatura dello Sta­to hanno incontrato » il procura­tore aggiunto, Giancarlo Capal­do e il sostituto Elisabetta Ce­niccola. La deposizione sponta­nea, durata 5 ore, è avvenuta al­la presenza dei carabinieri del Ros . Latorre e Girone hanno ri­badito la loro innocenza.
I magistrati hanno conferma­to di aver sentito i marò nella ve­ste di indagati di omicidio vo­lontario e che dall'India non è mai giunta risposta alle rogato­rie ri­chieste dalla procura di Ro­ma sulla posizione processuale
 di Latorre e Girone. Nessuno ha voluto forzare la situazione costringendo i marò a restare in Italia per subire il processo in patria come chiediamo da qua­si un anno agli indiani. Lo stes­so Natalino Ronzitti, docente di diritto internazionale alla Lu­iss di Roma che ha studiato il ca­so, ribadiva ieri mattina che «per la magistratura italiana ci sarebbero tutti i motivi per evi­tare la riconsegna dei due marò all'India». Secondo Giorgia Me­loni del Centrodestra «Latorre e Girone devono essere proces­sati in patria e giudicati secon­do il nostro ordinamento. Con­sentire all'India di continuare a violare le norme internazionali rappresenta il totale fallimento del lavoro diplomatico del go­verno italiano». Conclusa la deposizione in procura, i marò si sono recati all' aeroporto militare di Ciampi­no scor­tati da carabinieri moto­ciclisti per imbarcarsi su un vo­lo speciale che è decollato alle 17. Dopo la grande pubblicità dell'arrivo, il 22 dicembre, per il rientro in India l'accesso ai gior­nalisti era off limits, a dimostra­zione della linea comunicativa censoria e schizofrenica dell'in­tera vicenda.
I marò atterreranno a Kochi alle 8.30 locali, il pomeriggio ita­liano. Poi dovranno recarsi al tribunale di Kollam a riconse­gnare i passaporti ritrovandosi nella condizione di libertà vigi­lata con l'obbligo quotidiano di firma presso la polizia. Dalla Corte suprema di Delhi, che de­ve decidere sulla loro sorte, non c'è ancora nessuna noti­zia. Secondo alcune fonti la sen­tenza dovrebbe arrivare a fine mese. Il governo confida molto nel recente cambio del mini­stro degli Esteri indiano. Il nuo­vo responsabile della diploma­zia, Salman Khurshid, ha fatto sapere di voler risolvere alcune questioni giudiziarie aperte con diversi cittadini dell'Unio­ne Europea, compresi i marò. Se così non fosse il governo Monti sarebbe pronto a far scat­tare una linea meno morbida con l'India dopo il 15 gennaio.
 
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[continua]

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.

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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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