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Articolo
12 marzo 2013 - Esteri - India - Il Giornale
La via d’uscita: un arbitrato internazionale
Staffan De Mistura, il sottosegreta­rio agli Esteri, che si è occupato dei ma­rò lo spiega chiaramente: «A questo punto la divergenza di opinioni tra l'Italia e l'India sulle questioni della giurisdizione e dell'immunità richie­de un arbitrato internazionale».
La via d'uscita scelta dal governo Monti, per non lasciare la patata bol­lente al prossimo esecutivo, si chiama Unclos, la convenzione delle Nazioni Unite sulla legge del mare.
Nella nota della Farnesina di ieri si
 legge che «l'Italia in virtù del diritto consuetudinario ed in particolare il principio dell'immunità dalla giurisdi­zione degli organi dello Stato straniero e le regole della Convenzione delle Na­zioni Unite sul Diritto del Mare (Un­clos) del 1982» non rimanda i marò a Delhi.
Secondo le norme dell'Unclos «la ri­soluzione di una disputa fra due Stati» si può risolvere in tre maniere. La pri­ma è un ricorso al tribunale di Ambur­go specializzato nel diritto marittimo.
 La seconda prevede una causa presso la Corte internazionale di Giustizia dell'Aja. La terza possibilità è dar vita ad un «arbitrato internazionale» che può prevedere anche un «tribunale speciale».Questa è la via scelta dall'Ita­lia. I tempi saranno lunghi, ma Latorre e Girone resteranno in patria e non si sottoporranno al giudizio del Tribuna­le speciale che Delhi, da pochi giorni, aveva cominciato a formare.
Dal 1982 si sono verificati sette casi di arbitrato internazionale secondo le
 norme della convenzione sul mare dell'Onu. L'ultimo fra le Mauritius e l'Inghilterra, del 2010, è ancora pen­dente, come quello fra Bangladesh e India dell'anno prima. Risolti invece i casi fra Barbados e Trinidad, Guyana e Suriname, Malesia e Singapore e il pri­mo del 2001, che ha coinvolto Irlanda e Gran Bretagna.
Non è un caso che la soluzione Un­clos per i marò fosse stata indicata dal­la stessa Corte suprema indiana, quan­do il 18 gennaio ha strappato Latorre e Girone dalle grinfie dello Stato del Ke­rala.
 
FBil
 

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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani


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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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