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Articolo
28 marzo 2013 - Interni - India - Il Giornale
Ecco come New Delhi ha piegato i Professori
Le ditte italiane avevano già cominciato a subire le rappresa­glie economiche dell'India a tal punto che l'ambasciatore Da­nie­le Mancini ha dovuto scrive­re al governo di Delhi paventan­do «pratiche discriminatorie». Quattrocento nostre aziende erano a rischio di ritorsioni se i marò non fossero tornati in In­dia e per questo abbiamo cala­to le braghe.
L'inserto finanziario dell' Hin­dustan
 Times ha rivelato che l'ambasciatore Mancini ha in­viato una lettera al ministro del Petrolio indiano, Veerappa Mo­ily, denunciando la «percezio­ne di un comportamento scor­retto » a danno della società Dril­limec del gruppo Trevi.
Mancini era stato bloccato in India dalla Corte suprema, in sfregio alla sua immunità diplo­matica, quando da Roma aveva­no annunciato che Massimilia­no Latorre e Salvatore Girone
 non tornavano in India. «Nel mezzo delle tensioni fra i due paesi per i marò» l'ambasciato­re, arrivato appena a gennaio, ha preso carta e penna per de­nunciare, secondo il giornale, che «nonostante l'impresa Dril­li­mec si sia per due volte qualifi­cata con il preventivo più bas­so, Oil India stia assegnando una commessa per due trivelle ad un'altra compagnia». Oil In­dia è la seconda compagnia di stato indiana e l'affare riguarda 36 milioni di euro di trivelle pe­trolifere. La Drillmec dell'italia­na Trevi teme che la decisione indiana «potrebbe derivare da pratiche discriminatorie», co­me scrive il diplomatico. Per questo motivo Mancini invita il ministro del Petrolio a «esami­nare la questione in via priorita­ria al fine di accertare la verità e garantire la reputazione di Oil India e che gli interessi legitti­mi » della società italiana «non vengano danneggiati». Il mini­stero del Petrolio ha conferma­to­di aver ricevuto la lettera di re­cente.
La vicenda dell'appalto sulle trivelle è solo la punta dell'ice­berg. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, nella fatidica riunione del Co­mitatointerministeriale per la sicurezza del 21 marzo, che ha segnato il voltafaccia sui fucilie­ri di Marina, aveva elencato le possibili ritorsioni indiane. I dettagli sono incerti, ma qual­cuno parla di rappresaglie sulla Piaggio che a Baramati ha un polo industriale ed è leader del mercato indiano con 220mila vendite all'anno. Altri di una re­strizione sui visti e blocchi di na­vi italiane nei porti indiani o di­vieti di accesso. Terzi in Parla­mento ha parlato chiaramente «di minacce ritorsive» da parte dell'India, «anche in campo economico», se i marò non fos­sero tornati.
Dal 1991 il nostro interscam­bio commerciale con Delhi è aumentato di 12 volte arrivan­do a 8,5 miliar­di
 di euro. Nel 2011 il nostro paese è diven­tato quarto partner com­merciale dell' India, anche se nel primo semestre del 2012 c'è stata una contrazio­ne dell'import-export.
Lo stesso Terzi ha citato alla Camera, come arma migliore di pressione nei confronti degli indiani, il blocco del trattato commerciale fra Ue e India in via di definizione. Un accordo fortemente voluto da Catheri­ne Ashton, rappresentante este­ra della Ue, che non si è mai spe­sa troppo sui marò. Peccato che lo stop dello stesso accordo da usare come grimaldello con l'India è uno degli obiettivi del governo. Sul sito della Farnesi­na lo scrivono a chiare lettere: «Sarà difficile raggiungere il tar­get di 15­miliardi di euro di inter­scambio entro il 2015. Una spin­ta importante in tal senso po­trebbe venire dal futuro Accor­do di Libero Scambio Ue-In­dia ». I marò a Delhi possono
 mettersi l'anima in pace. 
www.faustobiloslavo.eu
[continua]

video
10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.

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10 febbraio 2014 | La vita in diretta | reportage
Marò candidati alle europee?
Se destra e sinistra candidassero un fuciliere di Marina a testa per le elezioni di Strasburgo sarebbe un segnale di unità e dignità nazionale.

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19 febbraio 2014 | Rai 1 mattina | reportage
Ennesimo rinvio per i marò. L'Italia richiama l'ambasciatore, ma non basta


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[altri video]
radio

26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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