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Articolo
27 maggio 2013 - Esteri - India - Il Giornale |
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“Marò abbandonati, restituisco le medaglie” |
Per il generale Nicolò Manca, primo comandante sardo della gloriosa brigata Sassari, sulla faccenda dei marò «la misura è colma ».Ai primi di maggio l’alto ufficiale in riposo ha preso carta e penna per restituire le sue «medaglie » più simboliche, o meglio le onorificenze ottenute dai vertici dello Stato. «In segno di protesta contro la condotta carente di coraggio e di orgoglio seguita da oltre un anno dal governo italiano nella vicenda che ha coinvolto i marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre» scrive il generale Manca. Il 2 maggio ha inviato una raccomandata a Palazzo Chigi ribadendo: «Restituisco l’onorificenza di Cavaliere, a firma di Cossiga- Andreotti, concessami in data 27 dicembre 1989 e quella di commendatore, a firma CiampiD’Alema, in data 2 giugno 1999». Dalla sua amata Sardegna spiega al Giornale : «Nel mio piccolo non avevo altro di simbolicamente significativo, ma con quello che è accaduto in India non potevopiù accettare questi riconoscimenti. Pensi che è tornata da Roma solo la ricevuta di ritorno della raccomandata, senza una riga di risposta. Siamo al muro di gomma assoluto ». L’ex alto ufficiale si indigna per la nuova inchiesta del governo indiano affidata alla polizia antiterrorismo. «In pratica l’allucinante risultato di mesi e mesi di assurdi su-e-giù tra l’Italia e l’India dei nostri due militari - scrive nella lettera- è il seguente: Girone e Latorre, due soldati in missione contro il terrorismo, saranno giudicati come terroristi». Può apparire come un’esagerazione,ma l’irritazione si spiega con un preciso ricordo del generale: «A Herat, nel Natale del 2011, un ufficiale della Sassari, il maggiore Andrea Alciator, mi fece leggere una lettera con la quale undici dipendenti di una azienda internazionale incaricata del supporto logistico esprimevano tutta la loro gratitudine al reparto che aveva salvato loro la vita in occasione di un poderoso attacco terroristico. Quei dipendenti erano indiani e nel team della Sassari che li aveva salvati erano inseriti alcu- ni marò del San Marco». Nella lettera in possesso del Giornale (vedi foto) gli ostaggi indiani strappati alle grinfie dei talebani ringraziano espressamente i fucilieri di Marina per il «grande aiuto della Task Force S. Marco (...) Quando i terroristi hanno attaccato il nostro compound senza l’intervento militare italiano non saremmo sopravvissuti». Per Manca, «dobbiamo smetterla di miagolare. I vertici politici e militari ritrovino un po’ di spina dorsale. Dopo oltre un anno di tira e molla bisogna puntare i piedi». Nella lettera il generale denuncia «l’indifferenza» degli alleati e degli organismi internazionali come l’Onu, la Nato, l’Unione europea. E propone una rappresaglia per la festa della Repubblica: «Se non si farà fronte comune per costringere l’India al rispetto delle leggi internazionali e alla restituzione, entro il prossimo 2 di giugno, dei marò all’Italia, dove il loro operato sarà sottoposto a giudizio, i 7.500 soldati italiani impegnati fuori area nelle missioni di pace vengano ritirati entro l’anno ». C’è una parte d’Italia che non dimentica i marò: l’altro ieri era il compleanno di Latorre e, al messaggio d’auguri della figlia Giulia su Facebook hanno risposto in tantissimi, per esprimere vicinanza e solidarietà. «È difficile rendersi conto di come un semplice servitore della Patria possa ricevere tanto amore, nonostante sia consapevole dei continui sacrifici di questi lunghi mesi miei, della mia famiglia ed anche vostri», ha scritto il fuciliere tarantino per ringraziare tutti. |
[continua] |
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani
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10 febbraio 2014 | La vita in diretta | reportage
Marò candidati alle europee?
Se destra e sinistra candidassero un fuciliere di Marina a testa per le elezioni di Strasburgo sarebbe un segnale di unità e dignità nazionale.
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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento |
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no
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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento |
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.
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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento |
India
I Marò rispediti in India
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