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Commento
21 dicembre 2013 - Esteri - India - Il Giornale |
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Gli auguri beffa di Napolitano ai marò |
Il Natale per i marò sta diventando una via di mezzo fra una presa in giro e un «de profundis». Lo scorso anno sono tornati a casa, ma hanno dovuto rientrare in India. Adesso neppure ci siamo sognati di chiedere il «permessino» per le feste, che non sarebbe stato concesso, e i familiari dei fucilieri di Marina sono volati in India per un Natale amaro. La ciliegina sulla torta è lo stucchevole intervento di ieri, in versione pre natalizia, del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Spero di rivedervi presto tra non molto al Quirinale» ha auspicato il capo dello Stato in teleconferenza con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone trattenuti da 22 mesi in India. Lo aveva detto anche lo scorso anno accogliendoli al Quirinale durante il permesso natalizio. E se va avanti di questo passo i marò torneranno a casa con i capelli bianchi o con una condanna pesante sulla testa. Napolitano si è pure accorto che in India si vota a primavera con i nazionalisti indù, che vogliono la testa dei nostri fucilieri, favoriti nei sondaggi. «A volte sembra che siamo l'unica nazione dove le elezioni creano problemi: li creano anche in India. - sono state le parole di Napolitano- Ci era stato prospettato un processo “fair fast“, corretto e rapido che però ora incontra difficoltà perché siamo vicini al voto indiano». E non potevamo pensarci prima dato che le elezioni erano previste? Soprattutto prima di infilarci nel tunnel del processo in India invece che tenere la linea del Piave del giudizio in Italia o batterci per l'arbitrato internazionale. La parte più tragicomica dell'intervento del Colle sui marò in melassa pre natalizia riguarda l'ennesima promessa non mantenuta da Delhi. «Confidiamo che si apranonuove prospettive - spera Napolitanocome mi era stato detto dall'ambasciatore indiano quando è stato ricevuto al Quirinale per le credenziali». Peccato che il ricevimento al Colle sia avvenuto il 19 giugno, ben sei mesi fa, quando già si profilava la palude giudiziaria in cui ci siamo ficcati. Negli ultimi sei mesi Napolitano non ha mai alzato la voce con il nuovo ambasciatore, Basant Kumar Gupta, che gli aveva evidentemente fatto una promessa da marinaio. Il capo dello Stato, in versione Babbo Natale, ha comunque sottolineato che «il governo italiano tutto» oltre alla vicinanza con i marò si sta impegnando al massimo per risolvere il caso. Lo stesso governo che sperava di chiudere la partita del processo entro l'anno e ha sbagliato clamorosamente i calcoli. Ai marò auguriamo un minimo di serenità con i loro familiari, ma per chi crede in un'Italia con la I maiuscola è un Natale di vergogna. |
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani
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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.
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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento |
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.
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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento |
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no
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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento |
India
I Marò rispediti in India
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