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Reportage
16 gennaio 2015 - Prima - Italia - Il Giornale |
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Lady Jihad “nota” alla polizia Ma non si poteva fermare |
«La scuola era già iniziata ed una sera, probabilmente dello scorso settembre, mi hanno presentato la moglie di Aldo Kobuzi, la ragazza italiana che è finita su tutti i giornali» racconta una volontaria. Lei aiuta i bambini della famiglia albanese, che ospitava a Poggioferro, in Maremma, la coppia jihadista partita per la Siria. «Mi ricordo dei capelli castani. In casa non portava il velo - spiega la volontaria che abita nella zona di Scansano - Mi ha chiesto se fossi cristiana per poi dire: “Io ero cattolica, ma ho abbracciato l'islam perché è una religione più pulita”». Maria Giulia Sergio trasformata dalla conversione in Fatima Az Zahra sembrava tranquilla e non ha certo rivelato l'intenzione di partire per la Siria. «Il giorno dopo non ho più visto né lei, né suo marito, ma non ho idea di dove siano finti» spiega la volontaria italiana, che per la prima volta conferma la presenza di Lady Jihad in Maremma. Suo marito, Aldo Kobuzi, è il nipote di Coku Baki, un albanese che vive ancora a Scansano. Dai documenti depositati in Comune, a disposizione delle forze dell'ordine, ha ospitato per due volte il marito di lady Jihad. La prima nel 2012 e la seconda nel 2013 nel piccolo centro di Poggioferro. Secondo la volontaria «Aldo era un ragazzo tranquillo, che mi stringeva la mano anche se sono donna. Non ha mai dato segni di estremismo islamico». In realtà, fra la comunità di albanesi della zona ricordano come il giovane non volesse lavorare nelle vigne «perché avevano a che fare con il vino» considerato haram, peccato dall'islam. Il futuro jihadista si è sposato con Maria Giulia/Fatima per poi portarla in Maremma ed imbarcarsi nel viaggio verso la guerra santa. Lady Jihad da anni si esponeva in pubblico, come convertita, a favore del velo. Nel 2009 in tv a Pomeriggio 5 e nel 2013 con tanto di servizio fotografico pubblicato dall'Espresso sul suo matrimonio musulmano nascosta come un fantasma. Impossibile che non sia finita sotto la lente dell'antiterrorismo. Ed altrettanto strano che non sia stato controllato il suo nuovo marito, il giovane albanese Aldo Kobuzi, domiciliato in Maremma. Al Viminale era stato inviato un rapporto da Grosseto, che dimostra come la coppia fosse «attenzionata». Eppure, lo scorso settembre, sono tranquillamente partiti per Roma, dove hanno acquistato un biglietto per la Turchia. Grazie alla filiera albanese della guerra santa sono entrati in Siria. «Nessuno mi ha informato, ma chi deve monitorare questi personaggi sapeva che erano passati per Scansano - dichiara il sindaco Sabrina Cavezzini - Avranno scelto questa zona per motivi familiari e per il territorio vasto, ma scarsamente popolato. I concittadini sono preoccupati e dicono: le nostre case sono piene di stranieri e non sappiamo neppure chi sono». Sui 4300 abitanti, il 16% non è italiano. «Dopo il sangue versato a Parigi penso che bisogna adottare delle leggi che non permettano queste partenze verso i fronti di guerra» sostiene il sindaco di centro sinistra. Sulla prima jihadista italiana gli addetti ai lavori spiegano che «era impossibile fermarla. L'unico reato contestabile è il reclutamento, ma non la riguardava. Solo adesso si parla del ritiro preventivo del passaporto». Le ombre islamiche sulla Maremma sono tutt'altro che dissolte. A Pomonte, una frazione di Scansano, aveva la residenza, fino all'ottobre dello scorso anno, l'imam di Grosseto, Sadiki Zejnulla. Un albanese macedone di 27 anni, che con il Giornale ha giurato fin dall'inizio di non saper nulla di Lady Jihad e del marito. Nonostante altri albanesi della comunità, di appena 155 anime, fossero al corrente che la coppia era partita per la Siria. Nel dicembre 2013 l'imam aveva invitato a Grosseto Shefqet Krasniqi, il predicatore della grande Moschea di Pristina arrestato una prima volta in Kosovo il 4 settembre per i suoi sermoni ed il sospetto di reclutamento jihadista per la Siria. Lo stesso giorno l'imam di Grosseto postava sulla pagina Facebook del suo centro El Hilal la foto di Krasniqi con una frase in albanese: «Noi siamo con te». Con l'aumento della pressione mediatica l'ha cancellata e non vuole più parlare con i giornalisti, pur avendo sempre seguito canali video in rete ricettacolo di wahabiti e salafiti, l'ala dura dell'islam. |
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04 luglio 2012 | Telefriuli | reportage
Conosciamoci
Giornalismo di guerra e altro.
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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia
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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.
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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento |
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale
Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio
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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento |
Italia
Professione Reporter di Guerra
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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento |
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea.
Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.
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20 giugno 2017 | WDR | intervento |
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.
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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento |
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo
I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti.
“Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale.
I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria.
Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa.
In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo.
“In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani.
Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.
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