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13 novembre 2015 - Attualità - Iraq - Il Giornale
Partito l’attacco al Califfo L’obiettivo finale è Mosul
Giovedì, poco prima dell'alba, è scattata la grande offensiva di diecimila Peshmerga per liberare Sinjar, la città martire irachena occupata dalle bandiere nere. Se l'attacco avrà successo dimostrerà che il Califfo si può battere. Ma proprio mentre comincia l'operazione militare che nel lungo termine dovrà portare alla riconquista di Mosul, la seconda città irachena presa un anno e mezzo fa dall'Isis, l'autoproclamato «califfato» cerca di aprire un altro pericolosissimo fronte, quello libanese. Lo ha fatto ieri pomeriggio con un duplice e sanguinoso attentato suicida compiuto a Burj el-Barajneh, roccaforte di Hezbollah nella capitale Beirut. Due kamikaze, secondo testimonianze uno a piedi e uno a bordo di una motocicletta, hanno azionato i loro giubbetti carichi di esplosivo a poca distanza da un santuario sciita dedicato all'Imam Hussein, figura chiave della fede della confessione islamica che Isis considera un'eresia da distruggere col sangue. È stata una carneficina di civili inermi: le immagini diffuse dalla tv «al-Manar» del movimento sciita, la prima a raggiungere il luogo della strage, hanno mostrato edifici in fiamme, facciate dei fatiscenti palazzi sventrate, gente nel panico, corpi a terra e soccorritori con in braccio vittime sanguinanti. il bilancio ha continuato ad aggravarsi ora dopo ora, e in tarda serata superava i 40 morti e 180 feriti.Isis ha rivendicato l'eccidio poche ore dopo averlo consumato, via twitter. Evidente l'intenzione di provocare una reazione rabbiosa e altrettanto sanguinosa da parte degli sciiti, che in Siria combattono accanto all'esercito regolare del dittatore Assad, con l'obiettivo di destabilizzare il Libano dove finora il «califfato» non è riuscito a penetrare. Ed è purtroppo assai probabile che, nonostante gli appelli del presidente libanese all'unità nazionale in questo momento drammatico, la brutale provocazione di Isis otterrà il risultato sperato.Intanto, però, nel nord dell'Iraq è partita un'operazione militare destinata a spezzare in due il territorio controllato dall'Isis, con l'obiettivo finale di raggiungere Mosul. Diecimila peshmerga curdi, appoggiati da corpi specilai Usa e britannici, hanno lanciato l'attacco a Sinjar. Da qui gli abitanti della minoranza religiosa yazida di trentamila anime sono fuggiti nell'agosto dello scorso anno. Gli uomini neri dello Stato islamico, che li bollano come adoratori del diavolo, ne hanno massacrato o preso in ostaggio ottomila, comprese le donne vendute come schiave del sesso ai mujaheddin. Sinjar ha un valore simbolico per le stragi perpetrate, ma anche strategico. Si trova sull'autostrada 47, la principale via di collegamento e rifornimento da Raqqa, la «capitale» dello Stato islamico in Siria, e Mosul, la roccaforte delle bandiere nere in Iraq. Liberare la città significa tagliare in due il Califfato cambiando le sorti della guerra.«L'ora zero è scattata - dichiara il generale Izzedin Sa'din Saleh -. Il vostro controcarro Folgore, arrivato in prima linea nelle scorse settimane, lo impieghiamo sulle trincee per colpire i bunker dei terroristi». Mimetica da combattimento, fisico asciutto e baffetti alla curda comanda la 12° brigata, sul fronte centrale dell'avanzata. La 4° brigata sta avanzando da est ed i carri armati curdi si sono mossi da ovest in un'operazione a tenaglia, che ha liberato diversi villaggi e tagliato l'autostrada chiamata in codice «Santa Fè». L'obiettivo è stritolare le bandiere nere lasciando una via d'uscita a chi vuole scappare verso sud. I Peshmerga dell'unità d'elite Zeravani, guidata dal leggendario e barbuto generale Aziz Waisi, starebbero avanzando sul fronte centrale direttamente in città.I corpi speciali si sono infilati in mezzo ai ruderi in una piccola conca fra le postazioni del Castelletto, la parte antica di Sinjar e la collina con la torre dell'acqua bucherellata dai colpi. I guastatori avanzano bonificando le trappole esplosive, ma si combatte casa per casa. Almeno 600 jihadisti sono annidati nella città fantasma e si muovono lungo un reticolo di cunicoli sotterranei. Gruppi di afghani votati alla morte sono stati intercettati nelle comunicazione radio, mentre giurano di non arrendersi mai. L'avanzata che potrebbe durare fino a 96 ore è pesantemente appoggiata dagli aerei alleati (70 raid nelle 24 ore prima dell'attacco). I corpi speciali americani che dirigono l'attacco dal cielo con un drone tattico hanno come base un piccolo fortilizio sulla montagna di Sinjar. In prima linea ci sono anche cristiani come Gadir Isa, 28 anni, che alla vigilia dell'attacco mostrava le immagini della Madonna sul telefonino. E spiegava: «Combattiamo fianco a fianco, come fratelli, anche se abbiamo fedi diverse, contro un nemico disumano. Spero solo che il Papa preghi per noi cristiani dell'Iraq».
[continua]

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18 novembre 2015 | Virus Raid due | reportage
Speciale terrorismo
LE IMMAGINI DELLA BATTAGLIA DI SINJAR NEL NORD DELL'IRAQ VICINO AL CONFINE SIRIANO, CHE HA SPACCATO IN DUE IL CALIFFATO. COLLEGAMENTO SULL'INTERVENTO DI TERRA: "SPAZZARE VIA IL CALIFFATO NON E' IMPOSSIBILE, MA NON ABBIAMO GLI ATTRIBUTI E LA VOLONTA' POLITICA DI UNIRE LE FORZE"

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06 marzo 2010 | Rai News 24 | reportage
I morti di Nassiriya
Sei anni dopo la strage non si fermano le polemiche sulla mancata sicurezza della base e sulle responsabilità dei comandanti.

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28 settembre 2015 | Terra! | reportage
Il fronte del parto
In onda su Rete 4 la puntata "Avanti c'è posto" del settimanale tv di Toni Capuozzo sull'immigrazione e le sue cause. Uno dei servizi è il mio reportage di dieci minuti sul fronte nel nord dell'Iraq fra battaglie contro le bandiere nere, tendopoli dove i profughi vogliono partire per l'Europa, paracadutisti della Folgore che addestrano i curdi ed i monuments men italiani, che proteggono il patrimonio archeologico dell'umanità.

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06 ottobre 2015 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Iraq
Raid italiani in Iraq?
Raid italiani le ipotesi:Paolo Magri dir.Ispi,Fausto Biloslavo corrispondente Il Giornale.

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