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Articolo
29 novembre 2015 - Il Fatto - Italia - Il Giornale
Ecco tutti i “tagliagole” di casa nostra
Due terroristi suicidi di Parigi potrebbero essere passati per il Nord Italia, lo scorso ottobre, per raggiungere la capitale francese spacciandosi per profughi siriani. L'Italia è soprattutto un terreno di passaggio, raccolta fondi, reclutamento e organizzazione logistica per la galassia della guerra santa. Non a caso l'antiterrorismo tiene sotto controllo un migliaio di luoghi di culto, ritrovo, centri ed associazioni islamiche in tutto il paese sospettati di presenze jihadiste. Solo in Lombardia vengono monitorati 160 posti a rischio di infiltrazioni terroristiche compresi scantinati, garage o appartamenti dove gruppi di musulmani si ritrovano a pregare. E altri 120 sono sotto controllo in Veneto.«Gli ultimi passaggi di jihadisti o sospetti di collegamenti con il terrorismo sul nostro territorio dimostrano come l'Italia sia un punto di transito fondamentale per chi vuole compiere attentati in Europa» dichiara a il Giornale, Giovanni Giacalone, analista del radicalismo islamico. Due dei kamikaze di Parigi sono arrivati con lo stesso barcone di migranti dalla Turchia alla Grecia il 3 ottobre. Poi sono proseguiti con passaporti siriani veri, ma generalità false, lungo la rotta balcanica. L'ultima segnalazione individua uno dei due in Croazia. Poi si perdono le tracce. Il sospetto degli investigatori, ma non ci sono ancora riscontri, è che siano passati per il nord Italia, la via più breve, per raggiungere il loro obiettivo a Parigi.Una mappa dei focolai jihadisti in Italia inizia con il quartiere romano di Centocelle, dove sono stati segnalati scontri fra giovani pro Califfato e anziani musulmani contrari. Jacopo Ben Salem, 24 anni, padre tunisino e madre italiana, che in tv aveva giustificato la strage di Charlie Hebdo è stato arrestato nella zona della moschea di Centocelle.L'ultimo dei 62 estremisti islamici espulsi dall'Italia, il 26 novembre, è un marocchino di Milano. Il giorno prima la stessa sorte era toccata ad un tunisino residente a Vimercate, Kamel Ben Hamida, che sosteneva: «Odio l'Italia e aspiro al martirio». Il personaggio aveva frequentato il centro islamico di viale Jenner, che negli anni ricorre in diverse indagini sul terrorismo. La retata dei carabinieri del 13 novembre, che ha portato all'arresto di sette sospetti jihadisti, ha preso spunto da mullah Krekar. Un noto predicatore jihadista rifugiato in Nord Europa, che ha avuto rapporti con viale Jenner.La mappa delle cellule continua con Merano dove sono stati beccati alcuni degli arrestati dell'Arma. Fra questi il kosovaro Eldin Hozda, che lo scorso anno è stato inviato in Siria dalla rete di mullah Krekar. I nostri servizi lo monitoravano e sapevano che era stato radicalizzato dall'imam Sead Bajraktar, che vive in provincia di Siena dove ha fondato un centro islamico a Monteroni d'Arbia. Secondo l'intelligence torna spesso in Kosovo «per rilanciare il proprio impegno ideologico militante e partecipare ad attività addestrative di tipo militare».Altri tasselli della mappa riguardano un sodale di Bajraktar, il bosniaco Bilal Bosnic, condannato il 5 novembre a Sarajevo a 7 anni di carcere per aver reclutato mujiaheddin da spedire in Siria anche in Italia. Bosnic ha «predicato» a Bergamo, Motta Baluffi, in provincia di Cremona e Pordenone, tutti centri islamici sotto osservazione. Dalla zona di Belluno sono partiti per la Siria il bosniaco Ismar Mesinovic, poi ucciso in battaglia e il macedone Munifer Karamaleski. Lo sloveno, Rok Zavbi, veterano del Califfato, li ha addestrati nelle Dolomiti.A Renate, vicino a Monza, Costa Masnaga, in provincia di Lecco, Cinisello Balsamo e nella moschea di Como ha predicato il kosovaro Idriz Idrizovic. Oggi è riparato in Germania, ma secondo il maggiore Fatos Makolli, dell'antiterrorismo di Pristina, è uno «degli imam che propugnano un Islam radicale e fanno il lavaggio del cervello ai giovani».Il 2 ottobre, da Schio, in provincia di Vicenza, è stato espulso, il tunisino Sofiane Mezzereg. Ai bambini islamici insegnava che «la musica è peccato» aizzandoli all'ostilità contro il mondo occidentale e a compiere «gesti eclatanti» da grandi. «I focolai più recenti sono quasi tutti in provincia, piuttosto che nelle grandi città - fa notare Giacalone - Un terreno più fertile per la propaganda jihadista soprattutto fra i musulmani meno integrati».
[continua]

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18 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
L'Islam nelle carceri
Sono circa 10mila i detenuti musulmani nelle carceri italiane. Soprattutto marocchini, tunisini algerini, ma non manca qualche afghano o iracheno. Nella stragrande maggioranza delinquenti comuni che si aggrappano alla fede per sopravvivere dietro le sbarre. Ma il pericolo del radicalismo islamico è sempre in agguato. Circa 80 detenuti musulmani con reati di terrorismo sono stati concentrati in quattro carceri: Macomer, Asti, Benevento e Rossano. Queste immagini esclusive mostrano la preghiera verso la Mecca nella sezione di Alta sicurezza 2 del carcere sardo di Macomer. Dove sono isolati personaggi come il convertito francese Raphael Gendron arrestato a Bari nel 2008 e Adel Ben Mabrouk uno dei tre tunisini catturati in Afghanistan, internati a Guantanamo e mandati in Italia dalla Casa Bianca. “Ci insultano per provocare lo scontro dandoci dei fascisti, razzisti, servi degli americani. Una volta hanno esultato urlando Allah o Akbar, quando dei soldati italiani sono morti in un attentato in Afghanistan” denunciano gli agenti della polizia penitenziaria. Nel carcere penale di Padova sono un centinaio i detenuti comuni musulmani che seguono le regole islamiche guidati dall’Imam fai da te Enhaji Abderrahman Fra i detenuti comuni non mancano storie drammatiche di guerra come quella di un giovane iracheno raccontata dall’educatrice del carcere Cinzia Sattin, che ha l’incubo di saltare in aria come la sua famiglia a causa di un attacco suicida. L’amministrazione penitenziaria mette a disposizione degli spazi per la preghiera e fornisce il vitto halal, secondo le regole musulmane. La fede nell’Islam serve a sopportare la detenzione. Molti condannano il terrorismo, ma c’è anche dell’altro....

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24 novembre 2015 | Rai 1 Storie vere | reportage
Terrorismo in Europa
Dopo gli attacchi di Parigi cosa dobbiamo fare per estirpare la minaccia in Siria, Iraq e a casa nostra

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26 agosto 2023 | Tgcom24 | reportage
Emergenza migranti
Idee chiare sulla crisi dagli sbarchi alla rotta balcanica.

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radio

24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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