image
Articolo
10 settembre 2017 - Prima - Libia - Il Giornale
Piano segreto dell’Onu per far ripartire gli sbarchi
E adesso scende in campo l\\\'Onu, contro l\\\'Italia, per lo stop ai migranti dalla Libia. Il giordano Zeid bin Raad Al Hussein, Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite non fa solo da stampella alle dure accuse di Msf. Punta il dito contro il nostro Paese per l\\\'appoggio alla Guardia costiera libica che intercetta i migranti in mare. Peccato che assieme alla ritirata delle Ong e agli accordi con i trafficanti per fermare le partenze gli sbarchi in agosto siano diminuiti dell\\\'86% rispetto allo stesso mese del 2016. Dietro le quinte è in atto un\\\'offensiva dei talebani dell\\\'accoglienza tacitamente ispirata dal segretario generale del palazzo di Vetro, l\\\'ex premier socialista portoghese Antonio Guterres.
Il suo alfiere giordano, rappresentante dei diritti umani, accusa l\\\'Unione europea e l\\\'Italia di «chiudere gli occhi» davanti alle sofferenze dei migranti in Libia. Secondo Al Hussein la Ue punta principalmente «verso il blocco della rotta verso l\\\'Europa», come se fosse un reato e non una legittima decisione. Ovviamente ripropone la solita galleria degli orrori parlando di «migranti che muoiono di sete, fame o malattie. Alcuni sono torturati e picchiati a morte o costretti a lavorare come schiavi ed altri assassinati».
Sotto tiro finisce non solo la Ue, ma «in particolare l\\\'Italia che appoggia la Guardia costiera libica, che ha sparato alla nave di una Ong con il risultato che le Organizzazioni umanitarie operano a maggiore distanza in alto mare». Gli spari erano in aria proprio per allontanare l\\\'imbarcazione dalle coste libiche evitando che faccia da calamita per i trafficanti e la loro merce umana. Le Ong si sono ritirate smettendola di fare i taxi del mare anche grazie al codice di condotta imposto dal ministero dell\\\'Interno del nostro Paese, guidato da Marco Minniti, che fa parte dell\\\'Onu. Al Hussein si schiera a spada tratta con Msf che accusa l\\\'Europa e l\\\'Italia «di cinica complicità» nell\\\'impedire ai migranti di arrivare a ondate.
Non è una mossa a caso, ma l\\\'ennesimo tassello di un\\\'offensiva coordinata Onu-Ong contro la Ue e l\\\'Italia sul contrasto ai migranti. Il nuovo segretario generale Guterres è stato per dieci anni Alto commissario dell\\\'agenzia dell\\\'Onu per i rifugiati conquistandosi la fama di difensore ad oltranza delle Ong. Non solo: L\\\'ex premier socialista portoghese è molto vicino alla linea di Papa Bergoglio sui migranti.
Nel mirino dell\\\'ultima stoccata ci sono i centri di detenzione libici, ma l\\\'Alto commissario dell\\\'Onu non lancia nessuna appello alla mobilitazione dell\\\'Unhcr, l\\\'agenzia delle Nazioni unite per i profughi che dovrebbe prendere in mano questi gironi infernali. Il sospetto è che Onu e Ong non vogliano sporcarsi le mani per alzare lo standard dei centri di detenzione libici. Il nodo verrà al pettine la prossima settimana quando il ministro dell\\\'Interno, Marco Minniti, convocherà le Ong per invitarle a «gestire i campi di detenzione» dei migranti in Libia con l\\\'obiettivo di migliorarne le condizioni umanitarie.
Le denunce delle nefandezze nei proclami dell\\\'Onu e di Msf servono da grimaldello politico per riaprire le frontiere europee agli arrivi dalla Libia, ma per ora sono i migranti a pagarne il prezzo sulla loro pelle. L\\\'Organizzazione internazionale per le migrazioni, agenzia dell\\\'Onu, non ha soldi e uomini sufficienti per il rimpatrio dei dannati dai centri di detenzione libici. Al Hussein neppure ne parla. Al contrario continua scandalosamente a chiedere «serie azioni per proteggere le centinaia di migliaia di migranti imbottigliati in Libia come gente innocente maltrattata ogni giorno». E conclude: «Non possiamo continuare a distogliere lo sguardo da questa brutale realtà». Giusto, ma è proprio l\\\'Onu che dovrebbe occuparsene sbarcando in forze in Libia per alleviare le pene dei migranti.
[continua]

video
24 marzo 2011 | TGCOM | reportage
Da Triboli il quadro della situazione
Da Triboli il quadro della situazione

play
06 maggio 2019 | Quarta Repubblica Rete 4 | reportage
Libia, scenario siriano
La battaglia di Tripoli infuria fra i governativi e le truppe del generale Haftar. Nonostante gli aspri combattimenti la situazione è di stallo. Le brigate di Misurata, la Sparta libica, hanno salvato dal tracollo il premier Serraj. La guerra civile libica è sempre più simile allo scenario siriano, ma alle porte dell’Italia. Fra i combattenti, da una parte e dall’altra, molti sono stati formati da noi, come il capitano Rafat. La battaglia di Tripoli ha già provocato 400 morti, duemila feriti, 50mila sfollati e una pesante ingerenza straniera, che può trasformare la Libia in una nuova Siria. Queste sono le immagini del bombardamento mirato di un drone, probabilmente di un paese arabo alleato di Haftar, che colpisce obiettivi governativi. E la Turchia ha promesso di usare qualsiasi mezzo per difendere Tripoli. Il giorno dopo i risultati dei raid notturni sono evidenti Nella capitale si perdono e riconquistano posizioni, ma le linee si muovono di poco. E a pochi chilometri di distanza la vita scorre con il caotico traffico del centro come se non ci fosse la guerra … L’impressione è che la battaglia per la capitale stia diventando cronica e rischi di trascinarsi ancora a lungo senza né vincitori, né vinti I difensori di Tripoli considerano gli italiani, che appoggiano il governo riconosciuto dall’Onu, degli alleati e i francesi, accusati di sostenere Haftar, dei nemici. Nelle manifestazioni filo governative il presidente francese Emmanuel Macron è nel mirino. E pure le donne velate indossano i gilet gialli, simbolo della rivolta in Francia contro Macron Sul fronte del mare, dall’inizio del conflitto, la Guardia costiera libica, grazie alle motovedette donate dall’Italia come questa, ha intercettato solo 3 gommoni per un totale di 270 migranti…..che nonostante la guerra si incontrano agli angoli delle strade della capitale alla ricerca di un lavoretto giornaliero. L’intelligence americana stima che ci siano almeno 100mila migranti in Libia, ma per assurdo le ostilità hanno congelato le partenze. Leonel del Camerun che ha lavorato con una ditta italiana fino all’inizio della battaglia di Tripoli conferma che i gommoni partono sempre meno non solo a causa della guerra.I migranti conoscono molto bene la politica del ministro dell’Interno italiano. Almeno 3mila migranti detenuti nei centri governativi sono vicini alla prima linea e rischiano di venire colpiti come si vede in queste drammatiche immagini Il portavoce della Guardia costiera libica conferma che la linea del fronte blocca l’arrivo di nuovi migranti dal confine meridionale e i traffican ti sono troppo impegnati nel conflitto per far partire i gommoni ……almeno per ora. Ma cosa succederà con l’estate e il mare calmo? La Guardia costiera ha l’ordine di concentrarsi sulla guerra civile. E per questo, come si vede nelle foto, almeno una delle motovedette donate dall’Italia senza sistemi offensivi è stata riarmata.

play
29 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

play
[altri video]
radio

09 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

play

12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

play

06 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

play

29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

play

26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
Libia
I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


play

[altri collegamenti radio]




fotografie







[altre foto]