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Reportage
07 settembre 2017 - Esteri - Libia - Panorama
I trafficanti ricercati a Trapani sono quelli che garantiscono lo stop agli sbarchi

Il 26 giugno un agente sotto copertura italiano infiltrato sulla nave Vos Hestia dell’organizzazione umanitaria Save the children, al largo della Libia, fotografa in primo piano tre trafficanti di esseri umani giunti sotto bordo con un gommone. 

Gli scafisti avvisano in arabo il personale della Ong di tenersi pronti perché «sta arrivando gente». Dopo un po’ compaiono diversi barconi con centinaia di migranti recuperati dalle navi umanitarie e da un’unità della nostra guardia costiera, 

che li fa sbarcare tutti in Italia. Panorama ha portato in Libia la fotografia dei trafficanti allegata agli atti della procura di Trapani sul sequestro della nave Iuventa dell’Ong tedesca Jugend Rettet, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. 

I tre, scafisti di medio livello, sono stati riconosciuti da una fonte libica, che parla in cambio dell’anonimato perché teme per 

la sua vita. Panorama ha deciso di scrivere solo le iniziali riservandosi di comunicare i nomi dei trafficanti alla procura 

di Trapani. Se la pista fosse confermata potrebbe essere utile alle indagini. Il trafficante in mezzo sarebbe Al F. al D., cugino di Al Ammu, lo «zio», il capo delle milizie più forti di Sabrata 

che garantivano protezione agli scafisti in cambio di un pizzo (fino a 10 mila dollari a barcone).

Quello a sinistra sarebbe I. M. e a destra A. al D., altro parente dello «zio». Il paradosso della Realpolitik è che in luglio il potente capo clan, Ahmed al Dabbashi, ha stretto un accordo con il governo di Tripoli, governo fortemente appoggiato dall’Italia, per fermare i migranti. Diverse fonti libiche sostengono che c’è stato anche un incontro con emissari italiani. Lo stesso Al Ammu ammette l’accordo con l’esecutivo di Fayez al Serraj sullo stop ai barconi e un’integrazione delle sue milizie nel ministero della Difesa in cambio di «equipaggiamento e una ripulitura dei reati del gruppo». In pratica un’amnistia, che cozza con l’inchiesta della procura di Trapani sui trafficanti immortalati nella foto che farebbero parte del clan Dabbashi. Lo «zio» ha detto che «la storia dei soldi ricevuti dall’Italia sono solo voci». Il suo portavoce, Bashir Ibrahim, sottolinea che salari, barche e macchine della polizia sono arrivati dal governo di Tripoli, sostenuto anche 

finanziariamente da Roma.

In agosto si è registrato il crollo degli arrivi in Italia, meno

86 per cento rispetto all’anno precedente. La Farnesina smentisce qualsiasi contatto con lo «zio»: «Il governo italiano non tratta con i trafficanti», ma lo fa l’esecutivo libico nostro alleato. Sembra lo stesso copione utilizzato per negare il pagamento dei riscatti per gli ostaggi sequestrati in giro per il mondo. 

I dati raccolti da Panorama sul terreno confermano l’esistenza di un accordo (leggi articolo principale) appoggiato segretamente dall’Italia. L’agenzia stampa Associated press sostiene che lo stesso Ibrahim, portavoce delle milizie  di al Ammu, ha parlato   

di «un accordo verbale» raggiunto con gli italiani e il governo di Tripoli per fermare le partenze dei barconi. «La tregua reggerà» dice Ibrahim «se continuerà l’appoggio alle nostre brigate. Altrimenti non saremo in grado di fermare il traffico», che riprenderà il mare verso l’Italia. (F.B.)


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21 marzo 2011 | Pomeriggio Cinque | reportage
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06 maggio 2019 | Quarta Repubblica Rete 4 | reportage
Libia, scenario siriano
La battaglia di Tripoli infuria fra i governativi e le truppe del generale Haftar. Nonostante gli aspri combattimenti la situazione è di stallo. Le brigate di Misurata, la Sparta libica, hanno salvato dal tracollo il premier Serraj. La guerra civile libica è sempre più simile allo scenario siriano, ma alle porte dell’Italia. Fra i combattenti, da una parte e dall’altra, molti sono stati formati da noi, come il capitano Rafat. La battaglia di Tripoli ha già provocato 400 morti, duemila feriti, 50mila sfollati e una pesante ingerenza straniera, che può trasformare la Libia in una nuova Siria. Queste sono le immagini del bombardamento mirato di un drone, probabilmente di un paese arabo alleato di Haftar, che colpisce obiettivi governativi. E la Turchia ha promesso di usare qualsiasi mezzo per difendere Tripoli. Il giorno dopo i risultati dei raid notturni sono evidenti Nella capitale si perdono e riconquistano posizioni, ma le linee si muovono di poco. E a pochi chilometri di distanza la vita scorre con il caotico traffico del centro come se non ci fosse la guerra … L’impressione è che la battaglia per la capitale stia diventando cronica e rischi di trascinarsi ancora a lungo senza né vincitori, né vinti I difensori di Tripoli considerano gli italiani, che appoggiano il governo riconosciuto dall’Onu, degli alleati e i francesi, accusati di sostenere Haftar, dei nemici. Nelle manifestazioni filo governative il presidente francese Emmanuel Macron è nel mirino. E pure le donne velate indossano i gilet gialli, simbolo della rivolta in Francia contro Macron Sul fronte del mare, dall’inizio del conflitto, la Guardia costiera libica, grazie alle motovedette donate dall’Italia come questa, ha intercettato solo 3 gommoni per un totale di 270 migranti…..che nonostante la guerra si incontrano agli angoli delle strade della capitale alla ricerca di un lavoretto giornaliero. L’intelligence americana stima che ci siano almeno 100mila migranti in Libia, ma per assurdo le ostilità hanno congelato le partenze. Leonel del Camerun che ha lavorato con una ditta italiana fino all’inizio della battaglia di Tripoli conferma che i gommoni partono sempre meno non solo a causa della guerra.I migranti conoscono molto bene la politica del ministro dell’Interno italiano. Almeno 3mila migranti detenuti nei centri governativi sono vicini alla prima linea e rischiano di venire colpiti come si vede in queste drammatiche immagini Il portavoce della Guardia costiera libica conferma che la linea del fronte blocca l’arrivo di nuovi migranti dal confine meridionale e i traffican ti sono troppo impegnati nel conflitto per far partire i gommoni ……almeno per ora. Ma cosa succederà con l’estate e il mare calmo? La Guardia costiera ha l’ordine di concentrarsi sulla guerra civile. E per questo, come si vede nelle foto, almeno una delle motovedette donate dall’Italia senza sistemi offensivi è stata riarmata.

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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
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09 marzo 2011 | Panorama | intervento
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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
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Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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