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16 settembre 2017 - Prima - Libia - Il Giornale
In Libia arrivano i carabinieri In 100 per blindare i confini
M issione militare italiana nel sud della Libia, per creare una guardia di frontiera locale che dovrà presidiare la principale porta d\\\'ingresso del traffico di esseri umani diretto da noi. E verrà riesumato anche un grande progetto di Finmeccanica per la sorveglianza elettronica del confine, come ha appreso il Giornale. La notizia della missione è stata annunciata ieri durante una riunione al Viminale, presieduta del ministro dell\\\'Interno, Marco Minniti, sull\\\'attuazione del memorandum italo-libico per la lotta all\\\'immigrazione clandestina ed il terrorismo. Poco meno di 100 uomini, probabilmente carabinieri, dovranno addestrare le guardie di frontiera libiche e garantire sicurezza al personale dell\\\'Onu che opererà nell\\\'area meridionale. La missione sarà dislocata in una base da costruire o ristrutturare della zona desertica al confine con il Niger. Un postaccio dove operano bande di trafficanti di uomini, contrabbandieri di armi e droga oltre ai resti dello Stato islamico in Libia.
Alla Difesa gettano acqua sul fuoco spiegando «che siamo a disposizione, ma bisogna affrontare i dettagli con i libici ed in termini operativi ci vorrà tempo». Il ministro Roberta Pinotti sottolinea che per nuovi uomini in Libia «se ne parla prima di tutto in Parlamento». Questo significa che l\\\'intervento urgente potrebbe slittare al prossimo anno. Lo stesso Minniti ha anticipato che l\\\'idea è di far diventare le tribù del sud un «elemento di forza di una guardia di frontiera coordinata con Niger, Ciad e Mali, cioè avere una guardia di frontiera che controlli insieme le nuove frontiere, anche con le nuove tecnologie, dai sensori laser sino ai droni».
Il progetto tecnico di Finmeccanica è già pronto dall\\\'ultimo anno di potere del colonnello Gheddafi. La rivolta ha bloccato tutto, ma erano stati individuati i punti nel deserto dove piazzare reti, telecamere e sensori. Il costo di 300 milioni di euro è stato in parte pagato. Al resto dovrebbe pensarci l\\\'Unione europea. In pratica si sta preparando la fase tre della lotta all\\\'immigrazione clandestina, che in qualche maniera coincide con la stabilizzazione della Libia. La prima ha interrotto il servizio «taxi» per i migranti delle navi delle Ong. La seconda ha riguardato il rafforzamento della guardia costiera libica e soprattutto gli accordi con le milizie che proteggevano i trafficanti sulla costa attraverso il governo di Tripoli. In questo contesto rientrano i 200 milioni di euro italiani ed europei per 13 municipalità libiche toccate dal traffico di esseri umani. L\\\'Italia, nelle prossime settimane, invierà consistenti aiuti di emergenza a queste città. E non è un caso che i sindaci del sud coinvolti nei progetti triennali finanziati dall\\\'Italia e dalla Ue sono delle tribù Tebu, Soleiman e Tuareg «guardiani del deserto». I loro uomini dovrebbero far parte della guardia di frontiera che verrà addestrata dalla missione italiana. I primi risultati del piano Minniti si sono già visti con la riduzione el 35% degli arrivi dal Niger in Libia.
Anche le Nazioni unite hanno promesso di fare la sua parte aumentando ed accelerando i rimpatri dei migranti bloccati in Libia per arrivare a 15-20mila a fine anno. «L\\\'agenzia dell\\\'Onu dei rifugiati e l\\\'Organizzazione internazionale delle migrazioni adesso ha a disposizione un fondo di 170 milioni di euro - osserva la fonte del Viminale - che deve servire ai rimpatri, ma pure a migliorare le condizioni di vita dei migranti nei centri di detenzione in Libia».
[continua]

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Diario dalla Libia in fiamme
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21 settembre 2017 | Matrix | reportage
Migranti in gabbia
Per i migranti la Libia è un inferno. In 7000 sono detenuti nei centri del ministero dell’Interno in condizioni impossibili. L’Onu e le Ong, che denunciano le condizioni miserevoli, dovrebbero parlare di meno e fare di più prendendo in mano i centri per alzarne il livello di umanità. E non utilizzare le condizioni di questi disgraziati come grimaldello per riaprire il flusso di migranti verso l’Italia. Non solo: Tutti i dannati che vedete vogliono tornare a casa, ma i rimpatri, organizzati da un’agenzia dell’Onu, vanno a rilento perché mancano soldi e uomini. E chi ce la fa esulta come si vede in questo video dei nigeriani che tornano in patria girato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Dietro le sbarre a Tripoli un migrante ci mostra i segni di percosse e maltrattamenti. Nel centro di detenzione di Triq al-Siqqa, il più grande della capitale libica, ci sono anche le donne, intercettate prima di raggiungere l’Italia, con i loro bambini nati nei cameroni, che protestano con le guardie per il cibo pessimo ed insufficiente. Il responsabile del centro di Triq al-Siqqa si scaglia contro l’Europa e parla di “visite dei ministri degli esteri di Germania, Inghilterra, delegazioni italiane…. tanto inchiostro sui documenti, ma poi non cambia nulla, gli aiuti sono minimi”. Ogni giorno arrivano al centro nuovi migranti fermati in mare, che ci provano ancora a raggiungere l’Italia. In Libia sono bloccate fra mezzo milione e 800mila persone, in gran parte vessate dai trafficanti, che attraggono le donne come Gwasa dicendo che in Italia i migranti “hanno privilegi, rifugio e cibo”. In agosto le partenze sono crollate dell’86% grazie ad un accordo con le milizie che prima proteggevano i trafficanti. Nei capannoni-celle di Garyan i migranti mostrano i foglietti di registrazioni delle loro ambasciate per i rimpatri, ma devono attendere mesi o anche un anno mangiando improbabile maccheroni. E non sono solo musulmani. Nel centro di detenzione costruito dagli italiani ai tempi di Gheddafi i dannati dell’inferno libico invocano una sola parola: “Libertà, libertà”.

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21 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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02 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Diario dalla Libia
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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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06 marzo 2011 | Panorama | intervento
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08 marzo 2011 | Panorama | intervento
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