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Articolo
30 novembre 2017 - Interni - Italia - Il Giornale
Le fake news antifasciste sabotano FdI “Razzisti da tutta Europa”. Ma non è vero
Fausto Biloslavo
Trieste A Trieste il muro di Berlino non è mai crollato, con la novità che la «lotta antifascista» adesso si combatte a colpi di fake news. Il bello è che al giochetto si presta il Circolo della Stampa locale concedendo la sala di tutti i giornalisti, che vengono costantemente sollecitati a stare in guardia contro le notizie manipolate, alla propagazione di una bufala.
Il solito carrozzone di associazioni antifasciste, «orfane» del nemico, ha stilato un indignato documento contro «il raduno dell\'Eurodestra» nel capoluogo giuliano. Ci si aspetta la calata degli Unni o l\'invasione dei naziskin, ma in realtà si scopre che il pericolo immanente è il congresso nazionale di Fratelli d\'Italia, che si terrà sabato e domenica a Trieste. Dall\'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione, ai partigiani dell\'Anpi triestino fino al circolo Che Guevara e l\'Associazione guide turistiche del Friuli-Venezia Giulia, che non si capisce cosa c\'entrino, viene lanciato l\'allarme sul tenebroso conclave dell\'Eurodestra. Nel capoluogo giuliano arriveranno nientemeno che gli «autorevoli esponenti della destra europea, da Marine Le Pen a Heinz-Christian Strache», che secondo i firmatari «ammantano di tinte razziste e xenofobe il fosco nucleo di quello che per Trieste non è mai stato un sano patriottismo». E giù con un peana sui disastri del ventennio fascista, che secondo il documento di protesta si staglia ancora oggi all\'orizzonte, evidentemente incarnato da Giorgia Meloni, che al crollo del muro di Berlino aveva 12 anni.
Anche se Le Pen venisse a Trieste, dove sarebbe il terribile scandalo? La leader del Front National ha sfidato al ballottaggio il presidente francese Macron ottenendo milioni di voti. E Strache, l\'«uomo nero» di Vienna, sta negoziando per formare il nuovo governo austriaco con il partito Popolare.
Il piccolo particolare è che Fdi non ha invitato né Le Pen, né Strache, né alcuna «nera» delegazione straniera, ma solo i «patrioti» italiani nel mondo. Ieri, però, al Circolo della Stampa di Trieste è stato presentato il documento di protesta contro l\'inesistente raduno dell\'Eurodestra. E nei giorni scorsi circolava, con il logo del Circolo, inviato dall\'indirizzo mail Assostampa del Friuli-Venezia Giulia essendo un\'emanazione del sindacato dei giornalisti. La sala concessa a gratis, come per tutte le conferenze stampa che, però, dovrebbero basarsi su fatti reali, è dell\'Inpgi, l\'istituto previdenziale dei giornalisti. L\'Ordine dei giornalisti e l\'Assostampa la utilizzano in comodato d\'uso gratuito. Nessuna delle istituzioni della nostra «casta», che pontificano sull\'era minacciosa delle fake news, si è posta il problema se il «raduno dell\'Eurodestra» fosse una notizia vera oppure no. Nel documento di protesta si riportano affermazioni genuine degli organizzatori locali, che definiscono Trieste «la Madonna della destra italiana», come se fosse una frase del Mein Kampf, assieme alle bufale dei leader neri pronti a calarsi dall\'Europa. La classica tattica delle fake news, che serve a dare il via libera all\'elenco delle nefandezze compiute dal nazifascismo. Negli anni sessanta i comunisti andavano più per le spicce scatenando violente sommosse di piazza per far saltare il congresso del Msi a Genova. Adesso i nostalgici dell\'antifascismo utilizzano le bufale con l\'avallo del Circolo della Stampa.
Cosa tutto ciò abbia a che fare con il congresso, assise di confronto e democrazia, di un partito di destra moderna nato cinque anni fa bisognerebbe chiederlo ad uno psicanalista.
[continua]

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03 febbraio 2012 | UnoMattina | reportage
Il naufragio di nave Concordia e l'allarme del tracciato satellitare


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14 maggio 2020 | Tg5 | reportage
Trieste, Lampedusa del Nord Est
Fausto Biloslavo TRIESTE - Il gruppetto è seduto sul bordo della strada asfaltata. Tutti maschi dai vent’anni in su, laceri, sporchi e inzuppati di pioggia sembrano sfiniti, ma chiedono subito “dov’è Trieste?”. Un chilometro più indietro passa il confine con la Slovenia. I migranti illegali sono appena arrivati, dopo giorni di marcia lungo la rotta balcanica. Non sembra il Carso triestino, ma la Bosnia nord occidentale da dove partono per arrivare a piedi in Italia. Scarpe di ginnastica, tute e qualche piumino non hanno neanche uno zainetto. Il più giovane è il capetto della decina di afghani, che abbiamo intercettato prima della polizia. Uno indossa una divisa mimetica probabilmente bosniaca, un altro ha un barbone e sguardo da talebano e la principale preoccupazione è “di non venire deportati” ovvero rimandati indietro. Non sanno che la Slovenia, causa virus, ha sospeso i respingimenti dall’Italia. Di nuovo in marcia i migranti tirano un sospiro di sollievo quando vedono un cartello stradale che indica Trieste. Il capetto alza la mano in segno di vittoria urlando da dove viene: “Afghanistan, Baghlan”, una provincia a nord di Kabul. Il 12 maggio sono arrivati in 160 in poche ore, in gran parte afghani e pachistani, il picco giornaliero dall’inizio dell’anno. La riapertura della rotta balcanica sul fronte del Nord Est è iniziata a fine aprile, in vista della fase 2 dell’emergenza virus. A Trieste sono stati rintracciati una media di 40 migranti al giorno. In Bosnia sarebbero in 7500 pronti a partire verso l’Italia. Il gruppetto di afghani viene preso in carico dai militari del reggimento Piemonte Cavalleria schierato sul confine con un centinaio di uomini per l’emergenza virus. Più avanti sullo stradone di ingresso in città, da dove si vede il capoluogo giuliano, la polizia sta intercettando altri migranti. Le volanti con il lampeggiante acceso “scortano” la colonna che si sta ingrossando con decine di giovani stanchi e affamati. Grazie ad un altoparlante viene spiegato in inglese di stare calmi e dirigersi verso il punto di raccolta sul ciglio della strada in attesa degli autobus per portarli via. Gli agenti con le mascherine controllano per prima cosa con i termometri a distanza la temperatura dei clandestini. Poi li perquisiscono uno ad uno e alla fine distribuiscono le mascherine ai migranti. Alla fine li fanno salire sugli autobus dell’azienda comunale dei trasporti cercando di non riempirli troppo per evitare focolai di contagio. “No virus, no virus” sostiene Rahibullah Sadiqi alzando i pollici verso l’alto in segno di vittoria. L’afghano è partito un anno fa dal suo paese e ha camminato per “dodici giorni dalla Bosnia, attraverso la Croazia e la Slovenia fino all’Italia”. Seduto per terra si è levato le scarpe e mostra i piedi doloranti. “I croati mi hanno rimandato indietro nove volte, ma adesso non c’era polizia e siamo passati tutti” spiega sorridendo dopo aver concluso “il gioco”, come i clandestini chiamano l’ultimo tratto della rotta balcanica. “Abbiamo registrato un crollo degli arrivi in marzo e per gran parte di aprile. Poi un’impennata alla fine dello scorso mese fino a metà maggio. L’impressione è che per i paesi della rotta balcanica nello stesso periodo sia avvenuta la fine del lockdown migratorio. In pratica hanno aperto i rubinetti per scaricare il peso dei flussi sull’Italia e sul Friuli-Venezia Giulia in particolare creando una situazione ingestibile anche dal punto di vista sanitario. E’ inaccettabile” spiega l'assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti, che punta il dito contro la Slovenia. Lorenzo Tamaro, responsabile provinciale del Sindacato autonomo di polizia, denuncia “la carenza d’organico davanti all’emergenza dell’arrivo in massa di immigrati clandestini. Rinnoviamo l’appello per l’invio di uomini in rinforzo alla Polizia di frontiera”. In aprile circa il 30% dei migranti che stazionavano in Serbia è entrato in Bosnia grazie alla crisi pandemica, che ha distolto uomini ed energie dal controllo dei confini. Nella Bosnia occidentale non ci sono più i campi di raccolta, ma i migranti bivaccano nei boschi e passano più facilmente in Croazia dove la polizia ha dovuto gestire l’emergenza virus e pure un terremoto. Sul Carso anche l’esercito impegnato nell’operazione Strade sicure fa il possibile per tamponare l’arrivo dei migranti intercettai pure con i droni. A Fernetti sul valico con la Slovenia hanno montato un grosso tendone mimetico dove vengono portati i nuovi arrivati per i controlli sanitari. Il personale del 118 entra con le protezioni anti virus proprio per controllare che nessuno mostri i sintomi, come febbre e tosse, di un possibile contagio. Il Sap è preoccupato per l’emergenza sanitaria: “Non abbiamo strutture idonee ad accogliere un numero così elevato di persone. Servono più ambienti per poter isolare “casi sospetti” e non mettere a rischio contagio gli operatori di Polizia. Non siamo nemmeno adeguatamente muniti di mezzi per il trasporto dei migranti con le separazioni previste dall’emergenza virus”. Gli agenti impegnati sul terreno non sono autorizzati a parlare, ma a denti stretti ammettono: “Se va avanti così, in vista della bella stagione, la rotta balcanica rischia di esplodere. Saremo travolti dai migranti”. E Trieste potrebbe trasformarsi nella Lampedusa del Nord Est.

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21 settembre 2012 | La Vita in Diretta | reportage
Islam in Italia e non solo. Preconcetti, paure e pericoli


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Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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