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12 gennaio 2018 - Attualità - Italia - Il Giornale
I talebani dell’accoglienza che fanno il tifo contro l’Italia
Fausto Biloslavo
Gli avvocati talebani dell\\\'accoglienza, amici della sinistra e che aiutano i grillini sul tema immigrazione, esultano per il primo passo verso una possibile condanna dell\\\'Italia relativa all\\\'espulsione di 5 sudanesi. La Corte europea dei diritti dell\\\'uomo ha dichiarato ammissibili i ricorsi degli espulsi presentata dagli avvocati dell\\\'Asgi, l\\\'Associazione per gli studi giuridici sull\\\'immigrazione: un gruppo di esperti che fa di tutto per aprire le porte all\\\'immigrazione, grazie ai soldi del discusso miliardario George Soros. Sul loro sito pubblicano il logo di Open society foundation, l\\\'organizzazione del filantropo che li sponsorizza. Non è un caso che il vice presidente dell\\\'Asgi sia Gianfranco Schiavone, ultrà dell\\\'accoglienza, che gestisce una Onlus a Trieste. Il caso dei sudanesi è solo la punta dell\\\'iceberg dell\\\'attivismo legale pro «invasione», che punta a mettere i bastoni fra le ruote al governo italiano quando cerca di tamponare gli arrivi. Un altro cavallo di battaglia sono i ricorsi al Tar contro l\\\'utilizzo del Fondo Africa della Cooperazione per rimettere a posto 4 motovedette consegnate ai libici con l\\\'intento di fermare le partenze dei barconi. Gli avvocati dell\\\'Asgi, Giulia Crescini e Cristina Laura Cecchini, hanno ribadito che è «necessario mettere in discussione le politiche attuate delle autorità italiane ed europee, le quali finanziano direttamente ed indirettamente le autorità libiche () rendendo la fuga dei migranti dalla Libia ancora più pericolosa anche grazie alla strumentazione che inevitabilmente è utilizzata per attaccare le navi delle Ong durante le operazioni di soccorso». Non a caso l\\\'Asgi collabora con l\\\'Arci, l\\\'associazione di sinistra sempre più oltranzista. Assieme hanno seguito una delegazione di parlamentari della Sinistra europea a Khartoum per rintracciare i 5 sudanesi espulsi nel 2016 e poter presentare ricorso alla Corte europea dei diritti dell\\\'uomo. E non poteva mancare una collaborazione dei legali, talebani dell\\\'accoglienza, con Magistratura democratica nella realizzazione della rivista Diritto immigrazione e cittadinanza. La rete legale si scatena anche contro l\\\'Inps, amministrazioni comunali, soprattutto di centro destra, addirittura il Conservatorio di Venezia, varie società pubbliche e pure privati per difendere a spada tratta gli stranieri. L\\\'Asgi ha attivato pure un «servizio anti discriminazioni etnico-razziali e religiose» grazie ai finanziamenti dell\\\'enigmatica Fondazione italiana Charlemagne, che dal 2017 si rifiuta di investire in progetti nel nord Italia, ma solo al centro e al sud. Dalle elezioni europee del 2014 la rete di legali ha aderito alla campagna per «contrastare e arginare il rigurgito razzista, l\\\'ondata xenofoba» che portano ad «una progressiva marginalizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali dall\\\'agenda politica e dalla coscienza democratica collettiva». Ovviamente l\\\'Asgi sostiene con fermezza le Organizzazioni non governative, che operano al largo della Libia sostenendo, nonostante video, foto, testimonianze ed inchieste, che «è priva di ogni riscontro fattuale l\\\'idea stessa secondo la quale l\\\'attività di ricerca e soccorso compiuta dalle Ong possa costituire un incentivo alle migrazioni irregolari o, addirittura, una forma di collusione con fenomeni criminali di traffico di persone». Francesca Totolo sul «Primato nazionale» ha rivelato che una parte del programma sull\\\'immigrazione del Movimento 5 stelle è stato scritto da avvocati come Maurizio Veglio e Guido Savio legati all\\\'Asgi. Nonostante l\\\'obiettivo dei grillini sia «Immigrazione: Obiettivo sbarchi zero . L\\\'Italia non è il campo profughi d\\\'Europa».
[continua]

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06 giugno 2017 | Sky TG 24 | reportage
Terrorismo da Bologna a Londra
Fausto Biloslavo "Vado a fare il terrorista” è l’incredibile affermazione di Youssef Zaghba, il terzo killer jihadista del ponte di Londra, quando era stato fermato il 15 marzo dello scorso anno all’aeroporto Marconi di Bologna. Il ragazzo nato nel 1995 a Fez, in Marocco, ma con il passaporto italiano grazie alla madre Khadija (Valeria) Collina, aveva in tasca un biglietto di sola andata per Istanbul e uno zainetto come bagaglio. Il futuro terrorista voleva raggiungere la Siria per arruolarsi nello Stato islamico. Gli agenti di polizia in servizio allo scalo Marconi lo hanno fermato proprio perché destava sospetti. Nonostante sul cellulare avesse materiale islamico di stampo integralista è stato lasciato andare ed il tribunale del riesame gli ha restituito il telefonino ed il computer sequestrato in casa, prima di un esame approfondito dei contenuti. Le autorità inglesi hanno rivelato ieri il nome del terzo uomo sostenendo che non “era di interesse” né da parte di Scotland Yard, né per l’MI5, il servizio segreto interno. Il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, ha dichiarato a Radio 24, che "venne segnalato a Londra come possibile sospetto”. E sarebbero state informate anche le autorità marocchine, ma una fonte del Giornale, che ha accesso alle banche dati rivela “che non era inserito nella lista dei sospetti foreign fighter, unica per tutta Europa”. Non solo: Il Giornale è a conoscenza che Zaghba, ancora minorenne, era stato fermato nel 2013 da solo, a Bologna per un controllo delle forze dell’ordine senza esiti particolari. Il procuratore capo ha confermato che l’italo marocchino "in un anno e mezzo, è venuto 10 giorni in Italia ed è stato sempre seguito dalla Digos di Bologna. Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare, ma non c'erano gli elementi di prova che lui fosse un terrorista. Era un soggetto sospettato per alcune modalità di comportamento". Presentarsi come aspirante terrorista all’imbarco a Bologna per Istanbul non è poco, soprattutto se, come aveva rivelato la madre alla Digos “mi aveva detto che voleva andare a Roma”. Il 15 marzo dello scorso anno il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, che allora dirigeva il pool anti terrorismo si è occupato del caso disponendo un fermo per identificazione al fine di accertare l’identità del giovane. La Digos ha contattato la madre, che è venuta a prenderlo allo scalo ammettendo: "Non lo riconosco più, mi spaventa. Traffica tutto il giorno davanti al computer per vedere cose strane” ovvero filmati jihadisti. La procura ha ordinato la perquisizione in casa e sequestrato oltre al cellulare, alcune sim ed il pc. La madre si era convertita all’Islam quando ha sposato Mohammed il padre marocchino del terrorista che risiede a Casablanca. Prima del divorzio hanno vissuto a lungo in Marocco. Poi la donna è tornata casa nella frazione di Fagnano di Castello di Serravalle, in provincia di Bologna. Il figlio jihadista aveva trovato lavoro a Londra, ma nella capitale inglese era entrato in contatto con la cellula di radicali islamici, che faceva riferimento all’imam, oggi in carcere, Anjem Choudary. Il timore è che il giovane italo-marocchino possa essere stato convinto a partire per la Siria da Sajeel Shahid, luogotenente di Choudary, nella lista nera dell’ Fbi e sospettato di aver addestrato in Pakistan i terroristi dell’attacco alla metro di Londra del 2005. "Prima di conoscere quelle persone non si era mai comportato in maniera così strana” aveva detto la madre alla Digos. Il paradosso è che nessuna legge permetteva di trattenere a Bologna il sospetto foreign fighter ed il tribunale del riesame ha accolto l’istanza del suo avvocato di restituirgli il materiale elettronico sequestrato. “Nove su dieci, in questi casi, la richiesta non viene respinte” spiega una fonte del Giornale, che conosce bene la vicenda. Non esiste copia del materiale trovato, che secondo alcune fonti erano veri e propri proclami delle bandiere nere. E non è stato possibile fare un esame più approfondito per individuare i contatti del giovane. Il risultato è che l’italo-marocchino ha potuto partecipare alla mattanza del ponte di Londra. Parenti e vicini cadono dalle nuvole. La zia acquisita della madre, Franca Lambertini, non ha dubbi: “Era un bravo ragazzo, l'ultima volta che l'ho visto mi ha detto “ciao zia”. Non avrei mai pensato a una cosa del genere".

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24 novembre 2015 | Rai 1 Storie vere | reportage
Terrorismo in Europa
Dopo gli attacchi di Parigi cosa dobbiamo fare per estirpare la minaccia in Siria, Iraq e a casa nostra

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16 marzo 2012 | Terra! | reportage
Feriti d'Italia
Fausto Biloslavo racconta le storie di alcuni soldati italiani feriti nel corso delle guerre in Afghanistan e Iraq. Realizzato per il programma "Terra" (Canale 5).

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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