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Articolo
06 ottobre 2018 - Prima - Italia - Il Giornale |
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La banca preferita dai grillini finanzia la nave delle Ong |
B ello salpare per denunciare le nefandezze dei libici nei confronti dei migranti e del governo italiano che è riuscito a ridurre ai minimi termini gli arrivi dei barconi. Bello, ma costoso anche se hai come garanti dei talebani dell\\\'accoglienza del calibro di Nichi Vendola e una mini pattuglia di parlamentari della sinistra di Liberi e uguali. In realtà il vero finanziatore dell\\\'operazione Mediterranea lanciata pochi giorni fa con la nave Mar Ionio è la Banca etica. L\\\'istituto preferito dai grillini, fin dall\\\'inizio della loro avventura politica, che garantendo il prestito all\\\'ultima nave «umanitaria», con una missione tutta politica, si schiera di fatto contro il governo gialloverde. Non a caso il ministro dell\\\'Interno, Matteo Salvini, ha preannunciato che se «la nave dei centri sociali proverà a sbarcare migranti in Italia» i porti saranno chiusi. Sul sito di Banca etica si spiega chiaramente che «la nave ha l\\\'obiettivo di svolgere attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia della drammatica situazione che quotidianamente vede donne, uomini e bambini rischiare la propria vita, attraversando il Mediterraneo centrale, nell\\\'assenza di soccorsi generata dalle recenti politiche italiane ed europee». Per questo motivo l\\\'istituito che non si sporca le mani «ha concesso il prestito per avviare la missione e per l\\\'acquisto della nave». Una cifra che dev\\\'essere notevole, ma non viene specificata. In aggiunta la banca si fa promotrice di una raccolta fondi in rete a favore del progetto: «Stiamo supportando il crowdfunding per raccogliere circa 700mila euro e svolgendo attività di tutoraggio per tutti gli aspetti economici». Peccato che l\\\'iniziativa non sia proprio al di sopra della parti, ma connotata da un chiaro cappello politico garantito da Vendola e compagni. Nella compagine finanziata dalla Banca etica ci sono anche l\\\'Arci, l\\\'associazione Ya Basta di Bologna e l\\\'Ong tedesca Sea watch, che hanno il dente avvelenato con il governo italiano a maggioranza grillina. Ma lo stesso vicepremier Luigi Di Maio sembra benedire la missione: «L\\\'iniziativa mi pare che sia legata la fatto di voler raccontare che cosa accade nel Mediterraneo. Ben venga. È una sentinella civica. Nient\\\'altro». Fin dal 2013 gli eletti pentastellati in Parlamento hanno aperto i loro conti presso la Banca etica osannata anche sul blog del fondatore Beppe Grillo. Una delle prime ad annunciarlo è stata l\\\'attuale sottosegretario all\\\'Economia Laura Castelli, seguita da una quindicina di parlamentari. Il Movimento cinque stelle ha utilizzato l\\\'istituto anche per restituire i soldi allo Stato con tanto di assegni giganti davanti alle telecamere. Copie di bonifici della Banca etica sono stati ostentati sulle pagine Facebook per dimostrare che gli eletti avevano fatto il loro dovere quando si è scoperto che qualche furbetto non versava il dovuto. Due anni fa 53 deputati del Pd, Sinistra italiana ed M5s si sono battuti per inserire agevolazioni alla «finanza etica» nella legge di bilancio. Nell\\\'ultima tornata elettorale è stato folgorato sulla via del Movimento, Stanislao Di Piazza, detto Steni, che per anni ha diretto la filiale della Banca etica di Palermo. Oggi è senatore e vicepresidente della Commissione Finanze. Durante la campagna elettorale aveva annunciato di volersi battere per la riforma delle banche orientata verso una cultura di «Finanza etica». Anche diversi consiglieri regionali grillini utilizzano l\\\'istituto, che si è schierato di fatto contro il governo con l\\\'operazione Mediterranea. Non è certo una sorpresa. L\\\'11 maggio si è tenuto a Lamezia Terme il convegno «Con i migranti: le buone prassi della finanza etica a sostegno delle politiche sociali». Secondo gli organizzatori, che citano la Banca centrale, «senza persone migranti l\\\'Italia sarebbe più povera». Uno dei relatori di spicco era Ugo Biggeri, presidente di Banca etica. |
[continua] |
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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia
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14 maggio 2020 | Tg5 | reportage
Trieste, Lampedusa del Nord Est
Fausto Biloslavo
TRIESTE - Il gruppetto è seduto sul bordo della strada asfaltata. Tutti maschi dai vent’anni in su, laceri, sporchi e inzuppati di pioggia sembrano sfiniti, ma chiedono subito “dov’è Trieste?”. Un chilometro più indietro passa il confine con la Slovenia. I migranti illegali sono appena arrivati, dopo giorni di marcia lungo la rotta balcanica. Non sembra il Carso triestino, ma la Bosnia nord occidentale da dove partono per arrivare a piedi in Italia. Scarpe di ginnastica, tute e qualche piumino non hanno neanche uno zainetto. Il più giovane è il capetto della decina di afghani, che abbiamo intercettato prima della polizia. Uno indossa una divisa mimetica probabilmente bosniaca, un altro ha un barbone e sguardo da talebano e la principale preoccupazione è “di non venire deportati” ovvero rimandati indietro. Non sanno che la Slovenia, causa virus, ha sospeso i respingimenti dall’Italia. Di nuovo in marcia i migranti tirano un sospiro di sollievo quando vedono un cartello stradale che indica Trieste. Il capetto alza la mano in segno di vittoria urlando da dove viene: “Afghanistan, Baghlan”, una provincia a nord di Kabul.
Il 12 maggio sono arrivati in 160 in poche ore, in gran parte afghani e pachistani, il picco giornaliero dall’inizio dell’anno. La riapertura della rotta balcanica sul fronte del Nord Est è iniziata a fine aprile, in vista della fase 2 dell’emergenza virus. A Trieste sono stati rintracciati una media di 40 migranti al giorno. In Bosnia sarebbero in 7500 pronti a partire verso l’Italia.
Il gruppetto di afghani viene preso in carico dai militari del reggimento Piemonte Cavalleria schierato sul confine con un centinaio di uomini per l’emergenza virus. Più avanti sullo stradone di ingresso in città, da dove si vede il capoluogo giuliano, la polizia sta intercettando altri migranti. Le volanti con il lampeggiante acceso “scortano” la colonna che si sta ingrossando con decine di giovani stanchi e affamati. Grazie ad un altoparlante viene spiegato in inglese di stare calmi e dirigersi verso il punto di raccolta sul ciglio della strada in attesa degli autobus per portarli via. Gli agenti con le mascherine controllano per prima cosa con i termometri a distanza la temperatura dei clandestini. Poi li perquisiscono uno ad uno e alla fine distribuiscono le mascherine ai migranti. Alla fine li fanno salire sugli autobus dell’azienda comunale dei trasporti cercando di non riempirli troppo per evitare focolai di contagio. “No virus, no virus” sostiene Rahibullah Sadiqi alzando i pollici verso l’alto in segno di vittoria. L’afghano è partito un anno fa dal suo paese e ha camminato per “dodici giorni dalla Bosnia, attraverso la Croazia e la Slovenia fino all’Italia”. Seduto per terra si è levato le scarpe e mostra i piedi doloranti. “I croati mi hanno rimandato indietro nove volte, ma adesso non c’era polizia e siamo passati tutti” spiega sorridendo dopo aver concluso “il gioco”, come i clandestini chiamano l’ultimo tratto della rotta balcanica.
“Abbiamo registrato un crollo degli arrivi in marzo e per gran parte di aprile. Poi un’impennata alla fine dello scorso mese fino a metà maggio. L’impressione è che per i paesi della rotta balcanica nello stesso periodo sia avvenuta la fine del lockdown migratorio. In pratica hanno aperto i rubinetti per scaricare il peso dei flussi sull’Italia e sul Friuli-Venezia Giulia in particolare creando una situazione ingestibile anche dal punto di vista sanitario. E’ inaccettabile” spiega l'assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti, che punta il dito contro la Slovenia.
Lorenzo Tamaro, responsabile provinciale del Sindacato autonomo di polizia, denuncia “la carenza d’organico davanti all’emergenza dell’arrivo in massa di immigrati clandestini. Rinnoviamo l’appello per l’invio di uomini in rinforzo alla Polizia di frontiera”.
In aprile circa il 30% dei migranti che stazionavano in Serbia è entrato in Bosnia grazie alla crisi pandemica, che ha distolto uomini ed energie dal controllo dei confini. Nella Bosnia occidentale non ci sono più i campi di raccolta, ma i migranti bivaccano nei boschi e passano più facilmente in Croazia dove la polizia ha dovuto gestire l’emergenza virus e pure un terremoto.
Sul Carso anche l’esercito impegnato nell’operazione Strade sicure fa il possibile per tamponare l’arrivo dei migranti intercettai pure con i droni. A Fernetti sul valico con la Slovenia hanno montato un grosso tendone mimetico dove vengono portati i nuovi arrivati per i controlli sanitari. Il personale del 118 entra con le protezioni anti virus proprio per controllare che nessuno mostri i sintomi, come febbre e tosse, di un possibile contagio. Il Sap è preoccupato per l’emergenza sanitaria: “Non abbiamo strutture idonee ad accogliere un numero così elevato di persone. Servono più ambienti per poter isolare “casi sospetti” e non mettere a rischio contagio gli operatori di Polizia. Non siamo nemmeno adeguatamente muniti di mezzi per il trasporto dei migranti con le separazioni previste dall’emergenza virus”.
Gli agenti impegnati sul terreno non sono autorizzati a parlare, ma a denti stretti ammettono: “Se va avanti così, in vista della bella stagione, la rotta balcanica rischia di esplodere. Saremo travolti dai migranti”. E Trieste potrebbe trasformarsi nella Lampedusa del Nord Est.
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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.
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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento |
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale
Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio
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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento |
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra
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