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28 marzo 2019 - Prima - Libia - Il Giornale
Sea Watch altro caso Diciotti “E’ un sequestro di persona”
I ncastrare Salvini atto secondo con l\\\'ennesima accusa di avere bloccato i migranti trasportati dalle navi delle Ong in Italia. Tutto inizia con un esposto presentato alla procura di Roma contro il ministro dell\\\'Interno sui 47 migranti bloccati per una decina di giorni a bordo della Sea watch 3 al largo della Sicilia a fine gennaio. Il primo febbraio il pubblico ministero, Sergio Colaiocco, apre un fascicolo, al momento contro ignoti, per omissioni di atti di ufficio. Sulla base della relazione della Guardia costiera, che descrive i fatti, la procura di Roma ipotizza il sequestro di persona. Un deja-vu paragonabile al caso della motonave della Guardia costiera Diciotti carica di migranti. Il braccio di ferro con il Viminale aveva portato ad una richiesta al parlamento di processare Salvini, ma l\\\'autorizzazione a procedere è stata bocciata.
Colaiocco ha trasmesso il fascicolo, per competenza, alla procura di Siracusa. «Gli atti da Roma - ha spiegato ieri il procuratore di Siracusa Fabio Scavone - mi sono arrivati due giorni fa, ma le eventuali responsabilità di un ministro sono di competenza della procura di Catania». Gli atti verranno trasmessi al capoluogo etneo dove i magistrati potranno archiviare le accuse oppure iscrivere nel registro degli indagati Salvini come era accaduto per nave Diciotti. ll ministro dell\\\'Interno in collegamento Facebook dal Viminale, ha dichiarato: «É in arrivo un altro processo per il cattivone Salvini? Non lo so, lo scopriremo solo vivendo. Possono denunciare, denunciare, denunciare ma io non cambio idea: i porti italiani sono sigillati per l\\\'immigrazione clandestina».
Il 19 gennaio la nave dell\\\'Ong tedesca recuperava 47 migranti, compresi 8 minori, al largo della Libia eludendo l\\\'intervento della Guardia costiera di Tripoli. Dopo una settimana passata a cercare altri migranti e a trovare un porto sicuro rifiutato da tutti, Sea watch 3 è arrivata con il maltempo al largo della Sicilia. La sfida con il Viminale, che non vuole aprire i porti, dura fino al 3 gennaio quando i migranti vengono fatti sbarcare a Catania.
L\\\'aspetto paradossale è che la nave della Ong voleva riprendere il mare verso la Libia la scorsa settimana, ma è sempre bloccata a Marsiglia. Sea watch batte bandiere olandese e le autorità di Amsterdam stanno eseguendo dei controlli sull\\\'imbarcazione catalogata come diporto. In pratica aveva ufficialmente solo dotazioni di salvataggio per l\\\'equipaggio e non avrebbe potuto andare a recuperare i barconi davanti alla Libia, ma poi caricava altro materiale per i migranti.
A fine gennaio sono fioccati diversi esposti contro il ministro dell\\\'Interno. A Siracusa la denuncia in procura per sequestro di persona è partita dai deputati del Pd Fausto Raciti e Matteo Orfini. In Sicilia, ma forse anche a Roma, i talebani dell\\\'accoglienza hanno presentato esposti ancora più duri, che ipotizzano violenza privata, tortura, attentato alla Costituzione e abuso in atti di ufficio. Chi sono i promotori? L\\\'associazione «Lasciateci entrare» ed il «Legal team Italia», ultrà pro migranti che si battono per fare sbarcare tutti. Fra i firmatari dell\\\'esposto partito da Torino c\\\'era anche l\\\'europarlamentare Eleonora Forenza di Rifondazione comunista. L\\\'obiettivo del secondo caso Diciotti è chiaro: incastrare Salvini per via giudiziaria, ma la politica migratoria spetta ai governi e non ai magistrati.

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21 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

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07 aprile 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

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12 settembre 2016 | Terra! | reportage
Nella cattiva Sirte
La feroce battaglia per liberare Sirte va avanti da 4 mesi. L’ex roccaforte dello Stato islamico in Libia, città natale del colonnello Gheddafi, è completamente distrutta dai combattimenti Dal corridoio umanitario con le bandiere bianche aperto per evacuare le famiglie dei seguaci del Califfo non è passato nessuno I combattenti di Misurata che stanno conquistando Sirte ci scortano verso il mare per farci vedere le minacce all’Italia All’interno troviamo giubbotti abbandonati dei miliziani dello stato islamico e anche indicazioni della presenza di combattenti stranieri come questa ricevuta del ministero degli Esteri sudanese, una moneta di 100 dinari tunisini dei volontari jihadisti giunti a Sirte ed istruzioni sulle granate da mortaio in inglese e francese Sulle pareti sono rimaste le scritte che inneggiano al Califfato I segni della battaglia sono ovunque Sirte era un trampolino di lancio verso l’Italia, come si legge in questo cartello “Combattiamo in Libia, ma il nostro sguardo è su Roma” Queste immagini scenografiche delle bandiere nere in Libia sono state trovate a Sirte durante i combattimenti Uno dei video contiene minacce contro l’Italia e l’Europa di un terrorista ragazzino, Omar al Maghrebi, il marocchino Nel video compare un veterano della guerra santa che addestra le reclute Il giovane jihadista minaccia gli “infedeli” promettendo che “verremo da voi per farvi saltare in aria. I vostri corpi esploderanno in mille pezzi”. La propaganda del Califfo mostra anche una lezione di pronto soccorso per i volontari del terrore africani Omar il marocchino invita i “fratelli ad indossare le cinture esplosive per Allah e attaccare aeroporti e confini”. E sostiene: “Siamo giunti in Libia, terra del Califfato e siamo pronti a morire” Durante l’avanzata a Sirte, le truppe governative avrebbero scoperto informazioni inquietanti per il nostro paese Susyan Abdulla, ufficiale dei “Martiri di Sirte” parla di una lista di jihadisti tunisini dello Stato islamico In sette sarebbero andati verso l’Italia spacciandosi per migranti Nei comandi di Sirte appena abbandonati dalle bandiere nere scopriamo nuove scritte, come questa: “Lo Stato islamico è qui e si espanderà. Con l’aiuto di Allah, nonostante gli infedeli, conquisteremo Roma” Nelle ultime settimane si è combattuto casa per casa per liberare i quartieri ancora in mano a qualche centinaio di jihadisti I morti fra le forze libiche sono quasi 500 ed oltre 2500 i feriti. I combattenti vanno in prima linea con gli orsacchiotti porta fortuna dei figli e nelle pause della battaglia mangiano maccheroni L’arma più efficace dei miliziani dello Stato islamico sono gli attacchi suicidi La densa colonna di fumo nero è il benvenuto nell’ex roccaforte del Califfo Nonostante l’assedio due attentatori suicidi sono riusciti a farsi esplodere in mezzo alle truppe libiche provocando 13 morti e 59 feriti Questo combattente indica che le autobombe erano due e ci fa vedere il sangue sul selciato I seguaci del Califfo non si arrendono e sono decisi a vendere cara la pelle E al fronte è ancora peggio: l’auto bomba è stata fermata a soli venti metri dalla nostra postazione come si vede in queste immagini Sirte è ridotta ad un cumulo di macerie fumanti e disabitate Ad ogni avanzata si scoprono le nefandezze dello Stato islamico come le segrete sotterranee I prigionieri dormivano su dei pagliericci vivendo in condizioni penose. I combattenti anti bandiere nere che ci scortano fanno notare i disegni e le frasi dei detenuti sulle pareti delle celle e hanno una piccola finestra per l’aria a livello del terreno “Sono un cittadino libico - scriveva uno di prigionieri - sono musulmano e non so perché mi hanno arrestato” Attraversiamo i quartieri di Sirte con i cartelli delle bandiere nere ancora intatti e dalla terra di nessuno un cecchino ci spara due volte: il primo colpo ed il secondo Il giorno dopo siamo stati colpiti Nel quartiere 1 i miliziani del Califfo erano ancora annidati in queste case Si passa attraverso le brecce aperte nei muri per non venir colpiti Nelle abitazioni devastate sono stati abbandonati i cadaveri dei seguaci dello Stato islamico Questo è il deposito di viveri delle bandiere nere con pasta italiana, ceci britannici, conserve di pomodoro tunisine e acqua minerale francese Un combattente ci mostra sul telefonino la città dall’alto e le zone residenziali ancora da liberare L’ultima spallata per conquistare Sirte è furiosa Le forze libiche sono una variegata armata Brancalone Carri armati e blindati avanzano e la fanteria dietro. Per spostarsi da un palazzo all’altro anche i giornalisti si arrampicano assieme ai combattenti. Gli aspri scontri durano intere giornate Ad ogni esplosione i libici esultano gridando “Allah è grande” Ma i kamikaze contrattaccano, come si è visto nel bagliore alle spalle dei combattenti. I resti e gli schizzi di sangue del terrorista suicida sono arrivati sopra le nostre teste Un proiettile jihadista colpisce inutilmente il carro I feriti più lievi vengono curati in prima linea, ma questo combattente sta morendo dissanguato L’obiettivo è liberare del tutto Sirte per la festa islamica del sacrificio del 12 settembre. Sarebbe la prima capitale del Califfo a cadere.

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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
Libia
I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


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08 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
Libia
IL vaso di pandora
IL vaso di pandora

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02 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli

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