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06 aprile 2019 - Prima - Siria - Il Giornale
Sergio Zanotti è libero dopo tre anni in Siria Ma è giallo sul sequestro
Fausto Biloslavo
Sergio Zanotti, ostaggio italiano in mano a presunti jihadisti, è stato liberato ieri. Nella notte è arrivato in volo a Roma. «Il connazionale appare in buone condizioni generali», ha spiegato il premier, Giuseppe Conte annunciando il rilascio dopo tre anni di prigionia. In realtà la Digos di Brescia, dove viveva Zanotti, ha sempre nutrito forti dubbi che sia stato veramente rapito da un gruppo jihadista. Le piste erano due: un falso sequestro oppure un rapimento di una banda di criminali comuni che cercavano di spillare più soldi spacciandosi per terroristi islamici. Oggi Zanotti sarà sentito dal pm di Roma, Sergio Colajocco. Grazie alla deposizione si spera che venga fatta chiarezza su questo sequestro ammantato da dubbi e stranezze.
Zanotti, presentato come imprenditore, è un tutto fare di 59 anni, originario di Marone (Brescia) che non navigava in buone acque. Nell\\\'aprile 2016 si è recato in Turchia per un viaggio di lavoro. Poi era misteriosamente sparito. Si è parlato di un rapimento vicino al confine siriano o addirittura di un trasferimento oltre frontiera. Ad un certo punto un sedicente Abu Jihad, nome di battaglia che significa letteralmente «padre della guerra santa» si è fatto vivo con la famiglia per ottenere un riscatto. E ha sostenuto di fare parte di un gruppo jihadista collegato ad Al Qaida. In periodi diversi i sequestratori hanno realizzato due video inviati in Italia e fatti circolare su You Tube, che non sembravano girati in Siria. Filmati un po\\\' anomali, che «copiavano» la classica scena jihadista lasciando forti dubbi. Uno dei filmati inquadrava Zanotti in ginocchio con una barba folta, lunga e una maglietta celeste, non la classica tuta arancione stile Guantanamo indossata dagli ostaggi dei veri gruppi del terrore islamico. Due incappucciati lo minacciavano con dei mitra in pugno in un ambiente chiuso. Nel filmato precedente il bresciano era sempre inginocchiato, ma fra alberi di ulivo, e sotto la minaccia di un uomo armato.
Ovviamente i presunti jihadisti minacciavano di ucciderlo, ma anche in questo caso la terminologia e l\\\'insieme assomigliava molto ad una sceneggiata. L\\\'ultima richiesta di riscatto via Facebook del sedicente Abu Jijhad era arrivata nel marzo 2017 con le foto del passaporto di Zanotti e la minaccia al governo italiano di eseguire la condanna a morte «fra tre giorni». Anche in questo caso erano state riscontrate anomalie rispetto ai rapimenti di Al Qaida e dell\\\'Isis. Forse Zanotti è stato sequestrato da criminali comuni e venduto a bande diverse. Oppure, nell\\\'ipotesi peggiore e tutta da provare, avrebbe simulato il rapimento, almeno all\\\'inizio.
Il premier Conte ha sottolineato «il successo delle nostre istituzioni e, in particolare, dell\\\'Aise (i servizi per l\\\'estero nda). A loro il mio più vivo e sentito ringraziamento». L\\\'ex moglie, Jolande Manier, ha dichiarato: «Siamo stati informati e siamo felici. Aspettiamo che la Farnesina ci aggiorni». E la sorella, Beatrice: «Sono contenta, però non so nulla di più. Non mi aspettavo che fosse vivo. Tre anni sono lunghi. Voglio capire cosa è successo. In famiglia sicuramente ce lo dirà, ma l\\\'importante ora è che sia vivo». Purtroppo di altri quattro ostaggi italiani non si hanno più notizie. Il primo è padre Paolo Dall\\\'Oglio, gesuita rapito il 29 luglio del 2013 dai terroristi dello Stato islamico a Raqqa. Poi c\\\'è Padre Luigi Macali sequestrato in Niger il 17 settembre scorso. E Luca Tacchetto, 30enne di Vigonza, scomparso in Burkina Faso dal 15 dicembre 2018 con un\\\'amica canadese. L\\\'ultimo ostaggio è la cooperante Silvia Romano sparita in Kenya da quattro mesi.
[continua]

video
10 settembre 2013 | Tg5 | reportage
L'inferno di Jobar alle porte di Damasco
Alle porte della capitale siriana il nostro inviato racconta il sobborgo ridotto a un cumulo di macerie, nella zona dove sono state usate le armi chimiche.

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23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno. 

Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.

I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.

Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.

Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.

Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione. 
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.

Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico. 
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno

Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana. 

I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.

La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.

Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto. 

Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile. 
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.

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14 febbraio 2019 | Porta a Porta | reportage
Parla il miliziano italiano che ha combattuto nell'Isis


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[altri video]
radio

02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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