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Articolo
09 aprile 2019 - Prima - Libia - Il Giornale |
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Tripoli, bombardato lo scalo “I 400 soldati italiani restano” |
Fausto Biloslavo Il generale Haftar bombarda dal cielo l\\\'aeroporto di Mitiga a Tripoli. E nello scalo di Misurata viene dispiegata una batteria di missili terra aria per contrastare possibili raid. Lì nei pressi c\\\'è il nostro ospedale da campo con circa 200 soldati. Lo stato maggiore della Difesa rende noto che i 400 militari italiani presenti in Libia restano sul campo. Ieri un Mig 21 dell\\\'uomo forte della Cirenaica ha bombardato l\\\'aeroporto di Mitiga utilizzato come scalo civile nella capitale. Alcuni video ripresi con i telefonini fanno vedere il caccia in picchiata mentre lancia dei razzi e le colonne di fumo nero delle esplosioni. L\\\'obiettivo era la parte militare dello scalo. Secondo testimoni «il bombardamento è avvenuto mentre stava per decollare un aereo con circa 200 persone a bordo diretto in Arabia saudita per il pellegrinaggio alla Mecca. Si è rischiata una strage». Haftar ha mostrato i muscoli dopo che da Tripoli era decollato in mattinata un caccia bombardiere che ha colpito la base di Al Watiya, 130 chilometri a Sud Est della capitale, dove è schierata parte della forza aerea dell\\\'Esercito nazionale libico. Il generale Mohamed al-Manfour, comandante della sala operativa dell\\\'Aeronautica, ha dichiarato che «siamo stati costretti» a colpire l\\\'aeroporto di Mitiga «perché questo è l\\\'unico linguaggio che comprendono le milizie criminali». A Tripoli i governativi hanno chiuso l\\\'aeroporto accusando «i golpisti di avere minacciato la sicurezza del traffico aereo e mettendo in pericolo la vita dei civili». Abdel Salam al Hasi, responsabile delle operazioni per Haftar nella Libia occidentale, aveva minacciato di colpire «le basi aeree» da dove decollano i caccia che bombardano le sue forze compresa quella di Misurata. Ieri è stata fotografata una batteria di missili terra aria SA-6 di fabbricazione sovietica dislocata all\\\'aeroporto della Sparta libica. Nella zona militare dello scalo è montato l\\\'ospedale militare Role 2 dell\\\'Operazione Ippocrate. In mattinata si era sparsa la voce dell\\\'evacuazione dei circa 200 soldati italiani seccamente smentita da Roma. «Ovviamente è stato innalzato il livello di allerta, ma si continua ad operare regolarmente» ha ribadito a il Giornale una fonte militare. In Libia ci sono 400 uomini con 130 mezzi e la nave Capri attraccata nella base di Abu Sitta a Tripoli. Il nome della missione italiana è Miasit. Non abbiamo solo «compiti di supporto alla Guardia costiera», ma pure «ripristino dei mezzi aerei e degli aeroporti, aggiornamento di team impegnati nello sminamento, formazione, addestramento, consulenza, assistenza e mentoring a favore delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative». A Misurata e Bengasi il personale delle ditte italiane impegnate in Libia è ancora sul posto, ma nella capitale i connazionali, in gran parte delle società energetiche, hanno lasciato il Paese. Il premier Fayez al Sarraj ha lodato la posizione del governo Conte, che lo appoggia a spada tratta, incontrando l\\\'ambasciatore italiano, Giuseppe Buccino Grimaldi, per parlare della «situazione politica e di sicurezza in Libia». Il più potente dei sei vice presidenti del governo libico, Ali al-Qatrani, espressione di Tobruk da sempre vicino al generale Haftar si è dimesso. E ha accusato il premier di essere «sotto il controllo delle milizie» in una situazione che «porterà solo più sofferenze e divisioni». Gli scontri hanno provocato 32 morti e 2.800 sfollati soprattutto a Sud della capitale. I governativi hanno ripreso il controllo dell\\\'aeroporto, ma si combatte duramente a Wadi Rabia a meno di dieci chilometri dai sobborghi di Tripoli. |
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01 luglio 2019 | TG4 | reportage
#IoNonStoConCarola
“Io non sto con Carola”, la capitana trasformata in eroina per avere violato la legge. E bisognerebbe dirlo forte e chiaro per rompere questa illusione di solidarietà maggioritaria pompata ad arte dalla sinistra, da Ong talebane dell’accoglienza, una bella fetta dela Chiesa e dai pezzi da novanta del facile buonismo radical chic come Saviano, Fazio, Lerner e Murgia.
Per non parlare del governo tedesco e francese, che con una faccia di bronzo unica, ci fa la morale sulla capitana.
Ovviamente è passato sotto silenzio un sondaggio del 27 giugno su Rai3, non proprio una rete mangia migranti, che svelava come il 61% degli italiani fosse contrario all’attracco della nave Sea watch a Lampedusa, ancora prima dell’epilogo forzato deciso dalla capitana.
Se al volante della tua automobile trovi lungo la strada un carabiniere con la paletta che intima l’alt, cosa fai? Accosti e non sfondi il posto di blocco. Se speroni la macchina dell’Arma vieni rincorso armi in pugno e ti arrestano, ancor più se a bordo hai dei clandestini. E nessuno si sognerebbe di alzare un dito in tua difesa con pelose giustificazioni umanitarie.
Carola Rackete ha sfondato il blocco ordinato dal Viminale, violato la legge, speronato una motovedetta mettendo in pericolo la vita dei finanzieri a bordo e la stanno trasformando in un’eroina dei due mondi.
Non solo: da oggi potrebbe essere libera e bella.
Un mondo alla rovescia dove le Ong si sostituiscono agli stati e fanno quello che vogliono calpestando la sovranità nazionale del nostro paese.
Per non parlare del paradosso che Sea watch, grazie al polverone sollevato, ha pure incassato oltre un milione di euro con raccolte fondi in Germania e in Italia per la difesa dell’eroina dei due mondi.
Carola ha agito in stato di necessità per “salvare vite umane” sostegno i suoi fan. Ma se vogliamo salvare veramente i migranti in Libia, a cominciare da quelli rinchiusi nei centri di detenzione, dobbiamo continuare a riportarli a casa loro come sta facendo a rilento e fra mille difficoltà una delle agenzie dell’Onu, difficile da paragonare a SS moderne.
E non andarli a prendere al largo della Libia come ha fatto la capitana, che rimane indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E piuttosto che sbarcarli in Tunisia il posto più vicino a sicuro li ha portati dritta, dritta in Italia per creare un caso politico usando come paravento “le vite salvate in mare”
La dimostrazione è la pattuglia di parlamentari di sinistra salita a bordo in favore di telecamere.
L’obiettivo finale dei talebani dell’accoglienza è tornare a spalancare le porte dell’Europa agli sbarchi di massa del passato con 170mila arrivi all’anno in Italia
Non si tratta di parteggiare per Salvini o il governo, ma di smetterla di farci prendere in giro trasformando la capitana che ha violato scientemente la legge in un’eroina. Per questo gli italiani, primi fra tutti i moderati dotati di buon senso, dovrebbero dire forte e chiaro “io non sto con Carola”.
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06 aprile 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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24 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento |
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.
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10 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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22 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento |
Libia
IL vaso di pandora
IL vaso di pandora
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02 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli
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